Possiamo fare qualcosa contro l'overtourism?
L’acqua alta era così alta che il concierge dell’hotel, dopo la colazione, ha dato un paio di stivali a ciascun ospite. Protetti dall’acqua che arrivava alle caviglie ci siamo fatti strada sul pavimento allagato dall’hotel fino al primo ponte e da qui siamo riusciti a raggiungere una porzione di terra asciutta.

Al di là dell’acqua, che straripa dai canali di Venezia quando l’alta marea coincide con un forte scirocco in arrivo dal Mediterraneo, i problemi nel visitare La Serenissima a novembre sono numerosi: le giornate sono brevi, fredde e nebbiose e questo spiega siano così poche le persone che la visitano fuori stagione.
Ma la ricompensa va ben oltre qualche disagio: abbiamo potuto ammirare con calma la basilica di San Marco e il Palazzo Ducale senza essere schiacciati come sardine; il traffico pedonale sul Ponte di Rialto era minimo; era semplice trovare un posto per sedersi sui vaporetti e le chiese, i musei e le gallerie mantenevano la promessa fatta dal soprannome della città, essendo effettivamente sereni rifugi dal freddo.

Amare da morire
Anche se è difficile da immaginare durante una lunga giornata novembrina, Venezia è nel cuore del dibattito sull’ovetourism. Più di 25 milioni di persone la visitano ogni anno, la maggior parte dei quali arriva tra maggio e settembre, quando l’alta marea umana travolge le infrastrutture della città: ed è questa la vera inondazione che mette a rischio il futuro di Venezia.
Ovviamente Venezia non è l’unica vittima del proprio successo. Da siti come Machu Picchu a città come Barcellona e nazioni come l’Islanda, sono numerose le destinazioni nel mondo che combattono con la necessità di crescere in modo sostenibile, raccogliendo i frutti della crescita economica senza vendere l’anima.

Alla fine dello scorso anno il World Travel and Tourism Council (WTTC) ha rilasciato un report che definiva cinque modi chiave di affrontare la questione: uniformare il numero di turisti nell’arco dell’anno, distribuirli su un’area più vasta, bilanciare domanda e offerta modificando i prezzi, risistemare le strutture alberghiere e, nei casi più estremi, limitare o addirittura bandire attività legate al turismo.
I siti turistici stanno sperimentando diversi approcci innovativi per superare questa sfida. Londra, per esempio, sta cercando di disperdere i viaggiatori sul territorio proponendo un’app gratuita che rende la visita un gioco, spingendo i turisti a visitare attrazioni anche al di fuori del centro e premiando queste scelte.

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Problema o soluzione?
Dal momento che nessuna destinazione è uguale ad un’altra anche il report del WTTC pone l’accento sulla necessità di variare l’approccio da luogo a luogo. E mentre le istituzioni lavorano sulla strategia migliore per loro, i turisti volenterosi che volessero essere parte della soluzione invece di essere un problema, possono fare la differenza a livello individuale a partire da subito.
Scegliere di viaggiare fuori stagione è il modo più diretto, così come scegliere destinazioni meno scontate. Certo, alcuni aspetti dell’esperienza verranno a meno (la sicurezza del bel tempo, una crocetta sulla lista dei monumenti più famosi da vedere). Ma oltre a sollevarvi la coscienza, la vostra scelta sarà sicuramente premiata in modo diverso, sia tangibile che intangibile.
Innanzitutto viaggiare in periodi e in luoghi meno popolari è più economico. Inoltre allontanarsi dalle mete più affollate vi regalerà un’esperienza più personale difficile da dimenticare. Sono tornato a Venezia in altri momenti dell’anno, ma non ho più ritrovato la magia di quel freddo e nebbioso weekend. E dubito che la ritroverò.