Il Santuario di San Francesco di Paola in Calabria, tra misticismo e cultura popolare
In provincia di Cosenza, il Santuario di San Francesco di Paola è uno dei luoghi di culto più amati dai calabresi che da secoli percorrono la strada del patrono della regione tra la vecchia basilica, la chiesa nuova e uno sguardo al monastero di clausura sulla collina. Nel mezzo, una zona dedicata ai miracoli che fa rivivere a devoti e visitatori la vita di San Francesco in un tuffo tra storia e misticismo, sacro e leggenda, dall'atmosfera indimenticabile.
A due passi da Cosenza e da Paola, dal suo mare e dal suo centro storico, c'è uno dei luoghi più amati dai calabresi: un santuario, quello costruito dallo stesso San Francesco che è anche patrono della Calabria e della gente di mare. Dal 1452 circa accoglie fedeli e turisti, visitatori fissi e curiosi occasionali: il Santuario di San Francesco di Paola è uno dei luoghi simbolo della regione, ma al netto del suo valore storico, religioso e culturale è anche un posto affascinante che mescola sacro e leggende, misteri e misticismo. Oltre alla Basilica costruita per volere del santo, al Monastero di clausura delle Minime che guarda dalla collina oltre il torrente Isca e alla Chiesa Nuova inaugurata nel 2000 c'è tutto un percorso mistico che conserva, a distanza di secoli, il suo fascino suggestivo. Un viaggio tra i miracoli, le leggende e i misteri che ruotano intorno alla vita di San Francesco di Paola a cui non si può resistere mentre ci si incammina sui suoi passi. Il Santuario è uno dei luoghi più belli della Calabria e tra i più interessanti da riscoprire in Italia in cui trovare il fascino di un luogo sacro che può sussurrare emozioni anche a chi non crede.
Il Santuario di San Francesco di Paola in Calabria e la via dei miracoli
La via dei Miracoli è forse il cuore dell'intero complesso: è un percorso che si snoda tra episodi della vita del santo e leggende che non perdono il loro fascino. Nell'antica fornace, dove nel 1452 si creava la calce per costruire i muri della basilica, c'è ancora l'atmosfera di una volta e nell'aria aleggiano i racconti di miracoli e leggende legate alla vita del santo. Sono storie che si raccontano ai bambini fin da piccoli come favola della buonanotte: tipo quella dell'agnellino "Martinello", divorato dagli operai e resuscitato dal potere sacro delle mani di San Francesco e da quello salvifico del fuoco della fornace. Leggende che mescolano credenze popolari, paure ancestrali e devozione si ritrovano anche davanti alla bomba, caduta durante la II Guerra Mondiale nel torrente e mai esplosa: per volere del santo, dicono, rimane lì a farsi ammirare con stupore.
Alla fonte della "Cucchiarella" si raccoglie acqua buona, un passaggio obbligato quando si arriva da queste parti. Il santo, sempre nel racconto dei suoi miracoli, la fece sgorgare con il solo tocco delle mani e oggi è ancora lì, a testimoniare il suo passaggio. L'acqua rimane sempre allo stesso livello anche se si tenta di prosciugarla e il mestolo con il quale si preleva per portarsene un po' a casa è sempre uguale, da decenni. La potenza della suggestione esplode sul ponte del Diavolo, lì dove si dice che il santo abbia combattuto una folle battaglia a colpi d'astuzia contro il demonio. Sul ponte del Diavolo la gente ancora oggi usa sputare giù, nel torrente, in segno di rispetto nei confronti di San Francesco e di sfida al maligno che non perde vigore neanche col passare del tempo. Intorno c'è solo silenzio e alberi che si muovono al vento: la sensazione è quella di essere sospesi nel tempo, anche se il tempo continua a scorrere come il torrente.
Tra grotte e celle di penitenza, il viaggio in uno dei santuari più affascinanti del Sud Italia continua. Nella Grotta della Penitenza dove il santo rimase chiuso 5 anni in contemplazione e silenzio ancora oggi si respira un'aria ferma, un senso di sacro e antico che non si dimentica. E che si ritrova nel percorso - claustrofobico, per chi non ama gli spazi chiusi - che porta all'Antico Romitorio, il nucleo strutturale originario in cui i seguaci di San Francesco si ritiravano in preghiera. C'è una pietra su cui per tradizione si appoggia la testa per curare ogni malanno, toccata - si dice- dal santo e dotata di poteri taumaturgici. E mentre si procede lungo le vie strette e basse e si arriva a cappelle e altari votivi, panche e luoghi di silenzio fino a uscire di nuovo all'aria aperta, il confine tra sacro e leggenda si mescola e rimane solo l'esperienza di solitudine che devono aver vissuto i primi devoti ad aver riempito questi cunicoli di preghiere e sussurri.
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Non c'è luogo che i calabresi amino di più di questo Santuario, per la sua carica spirituale e per le leggende che ancora racconta. Le storie sul santo e la forza della sua preghiera si confondono in un equilibrio che cita morte e vita, salvezza e redenzione, bene e male. E che in questo luogo sacro in Calabria vive non solo in processioni e celebrazioni liturgiche ma anche nella cultura popolare, nella credenza che non perde valore nonostante la modernità che avanza. Colpisce a ogni visita, anche se non è il bisogno di spiritualità a muovere il visitatore: la potenza del culto, il valore storico dei racconti popolari sono le vera fondamenta di questo complesso storico.