In viaggio con Bill Bryson, all'esplorazione di tre continenti senza muoversi dal divano

7 minuti di lettura

Caustico e ironico, Bill Bryson è uno tra gli scrittori di viaggio più amati di sempre. In 30 anni di carriera ha esplorato il mondo con il suo sguardo a metà tra il disincanto e lo stupore, incontrato migliaia di persone, ribaltato stereotipi, rivalutato il suo paese (infrangendo il sogno americano) e osservato con gli occhi di un bambino le meraviglie della sua nazione adottiva (la Gran Bretagna). Complice il lockdown abbiamo riscoperto la sua bibliografia essenziale - quella completa è vastissima - e girato insieme a lui Australia, Uk e Midwest americano. E questo è il racconto dei suoi libri più belli e divertenti.

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L'Australia di Bryson, In un paese bruciato dal sole (TEA) del 2000. Il suo viaggio nell'outback è insieme fascino e ilarità. ©Chris Chen
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"Forse è il mio innato pessimismo, ma ho come l'impressione che viaggiare ai nostri giorni significhi soprattutto vedere le cose quando è ancora possibile"

(In un paese bruciato dal sole, 2000).

Sono anni che Bill Bryson scrive, mangia intere porzioni di mondo (ormai lo ha praticamente "finito") e lancia in giro la sua opinione sulle cose: non si è ancora fermato. Riscoprire in quarantena la foltissima bibliografia di questo scrittore e giornalista made in USA ma innamorato della Gran Bretagna è stato un lusso inaspettato: una concessione all'incertezza, una risata garantita a fine giornata. In una delle sue ultime interviste per lanciare il libro Breve Storia del corpo umano. Una guida per gli occupanti (Guanda, 2019) Bryson ha detto che il più grande lusso che si concede al giro di boa dei 70 anni è andare da qualche parte con la moglie e non doverci ricamare nulla di scritto dopo. Il Bill Bryson backpackers che con bastone alla mano se ne andava in giro a piedi a scoprire angoli di pianeta non tornerà più: meno male che la sua produzione letteraria precedente è più che prolifica. Più che guide di viaggio, le sue sono riflessioni: sul mondo, sulle persone che lo abitano e le cose che lo popolano. Per questo America perduta, che è uscito nel 1989 e ormai ha più di 30 anni, è un libro sugli States che ha senso anche nel 2020 e regala scorci di vita ben lontani da quelli in arrivo da Hollywood. E l'Outback australiano pieno di animali incredibili e velenosissimi di In un paese bruciato dal sole (2000) è suggestivo e spaventoso quasi come il west americano profondo. In mezzo, c'è la sua isoletta: la Gran Bretagna. Tra Des Moines (Iowa) e i Dales dello Yorkshire il buon vecchio Bill tifa palesemente per la sua seconda vita inglese, iniziata a 20 anni: i due libri che raccontano questo amore sono Notizie da un'isoletta (1996, Guanda) e Piccola grande isola (Guanda, 2015).

America perduta, il ritorno alle radici

"Quando ero adolescente, mi chiedevo come mai la gente si fosse insediata in Nebraska. Voglio dire, i primi coloni che attraversarono l'America in carovana devono essere passati attraverso l'Iowa che è verde, fertile e ha una collina ma si fermarono prima di arrivare in Colorado che è verde, fertile e ha una catena montuosa e si accontentarono invece di un posto piatto, marrone, pieno di stoppie e di cani della prateria. Non è molto sensato, vero?"

(Bill Bryson sul Nebraska)

L'America con cui Bryson ha fatto la pace la troverete in Vestivamo da Superman (Guanda, 2006) in cui racconta la sua infanzia in Iowa negli anni '50. Quella in cui tendenzialmente la odia è tutta in America perduta, il suo saggio d'esordio. Se cercate il racconto di un'America bella e produttiva, togliete pure il "bella" e l'avrete. Il viaggio in auto a macinare chilometri sulle interstate e le highways del paese lo ha fatto dopo anni in Inghilterra, da turista a caccia di ricordi e cose che, già nel 1989, ha faticato a ritrovare. Come tutti i libri di Bryson è divertente e amaro e la citazione sul Nebraska è un esempio lampante del suo impagabile senso dell'umorismo; ma anche dell'antipatia che prova nei confronti della modernità, che ha cancellato dal paese che ricordava le cose autentiche, per "riempirlo di supermercati e McDonalds". In questo libro si parte da Des Moines e a Des Moines si torna, con in mezzo città e porti, traghetti e musei. Bryson adora i musei: vi porta in tutti quelli che incontra nel suo cammino e riesce a rendere divertente pure quello. L'obiettivo del viaggio è trovare Amalgama City, che è in pratica la città americana che raccoglie gli elementi fondamentali per essere non solo decente, ma proprio un bel posto in cui vivere. E data l'impossibilità di trovarne una sola con tutto quello che serve, se ne va a spasso da Winemucca a Savannah, da Portsmouth ad Hannibal, posti anonimi che però raccontano l'America vera. Imperdibile.

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In un paese bruciato dal sole, l'Australia temibile

"Per gli australiani tutto quello che ha un'aria vagamente rurale è BUSH. A un certo punto non ben definito il "bush" diventa "entroterra". Proseguite per altri tremila chilometri o giù di lì e alla fine sbucherete di nuovo nel bush, e poi troverete una città e il mare. E questa è l'Australia"

Il vero spasso di questo libro è che Bryson da un lato adora l'Australia, dall'altro ne è terrorizzato. Il suo racconto delle insidie del bush coi suoi animali crudeli è la cosa più divertente che leggerete mai sul paese bruciato dal sole e lontano da tutto. Lui lo ha esplorato in auto e pure con un epico viaggio in treno sulla Indian Pacific che va da Sydney a Perth. Va nell'outback e si convince che rimarrà per sempre nell'entroterra, abbandonato a sfrigolare sotto le sue temperature infami. Sulla Barriera Corallina non fa altro che pensare alla storia di una coppia abbandonata su uno scoglio da una guida, nel mezzo dell'oceano. Va a vedere Uluru e ancora una volta è la sconfinata grandezza del paese a lasciarlo esterrefatto. Per sapere cosa vedere in Australia ci sono le guide, ma per capirla davvero questo libro è perfetto.

Notizie da un'isoletta (e ritorno)

"A mio modo di vedere, ci sono tre motivi per non essere mai tristi. Primo, siete nati, il che è già un risultato notevole [...]. Secondo, siete vivi. Per un fugacissimo istante, nell'eternità dell'essere, avete il miracoloso privilegio di stare al mondo [...]. Terzo, avete cibo a volontà [...]. Se tenete in mente queste cose non potrete mai veramente essere tristi, anche se in tutta onestà devo dire che Weston-Super-Mer, in un piovoso martedì sera, offre buone chance di riuscirci"

Bill Bryson adora anche la Gran Bretagna, ve lo dirà un sacco di volte sia nel primo libro che le ha dedicato (Notizia da un'isoletta) che nel secondo più recente (Piccola grande isola). E nonostante la ami, non le fa nessuno sconto. I tragitti del primo e del secondo viaggio sono diversi, quindi non c'è pericolo di noia: nel primo libro approda a Dover e risale fino a John O'Groats, agli estremi antipodi della Scozia. Nel secondo parte da Bognor Regis e si impunta fino Cape Wrath. Nel mezzo di sono villaggi e persone, battute sullo spirito inglese e aneddoti sulle persone che hanno trasformato il paese negli anni. Come lui odierete i turisti che affollano Stonehenge, camminerete (tantissimo: preparate i piedi) tra sentieri e brughiere, mangerete haggis scozzese e spererete di fuggire da Blackpool il più presto possibile.

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Perché i viaggi di Bill Bryson sono onesti e autentici

Più che viaggiare con Bill Bryson, la lettura (o rilettura) dei suoi libri aiuta a ragionare sul mondo: sarà pure cambiato dagli anni '90 ma sotto sotto le dinamiche sono rimaste le stesse. Bryson è un narratore di viaggi onesto: non mente e non cerca la bellezza a tutti i costi. Se incontra brutture in un villaggio inglese o in una città del Nevada ci fa su una battuta e poi ne cerca la ragione. Se ha a che fare con strutture inadeguate o con luoghi dalla grande potenzialità mal sfruttata, lo dice. Ma di una cosa si può stare sicuri: se ha davanti un pub, la sua prima opzione sarà sempre quella di entrare e farsi una (o due, o tre) pinte di birra.

Quello che non ci si aspetta da uno scrittore di viaggi è che le cose che dice facciano ridere di gusto: non un sorriso a mezza bocca, ma decine di risate a voce alta che di solito svegliano chi vi dorme accanto. E questo è un bonus, alla fine di questa maratona di lettura in quarantena, apprezzabile anche da chi non ama la letteratura di genere ma viaggiare invece sì ( un po' meno da quello che avete ridestato dal sonno).

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