La storia di Artistike Zadrima, laboratorio artigianale del Nord Albania

Nel nord dell’Albania c’è un laboratorio artigianale dove la sarta e modellista Terezë Gega dagli anni Novanta aiuta le donne del posto a preservare la cultura tradizionale, insegna alle giovani l’arte del telaio e crea opportunità di lavoro in una delle zone del Paese dove il lavoro manca e i turisti prima non andavano, aiutandole a uscire da situazioni di chiusura, emarginazione e povertà.

telaio al laboratorio di Terezë in Albania
Il laboratorio di Terezë Gega © erdiola mustafaj
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Nella terra di Scanderbeg

C’è un angolo a Lezhë che è divenuto un punto di riferimento imprescindibile per gli abitanti di questa città del nord dell’Albania -a un centinaio di chilometri dalla capitale Tirana- e dei villaggi limitrofi: è Artistike Zadrima. Un laboratorio artigianale nascosto dietro a una piccola porta in una stradina secondaria di questa città che è sì, importante, dal punto di vista storico, ma non turistico. È, infatti, il luogo dove nel 1444 l’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg riunì i principi albanesi nella Lega di Lezhë per contrastare l’avanzata ottomana e dove nel 1468 trovò la morte.


laboratorio di artigianato tipico
Il laboratorio di Terezë Gega © Francesca Masotti

Una zona di passaggio

Qualche tappa da visitare c’è, però mancano le spiagge da cartolina della riviera ionica o le architetture tradizionali dei borghi gioiello di Berat e Girocastro, entrambi patrimonio mondiale dell’umanità. La città è una tappa di passaggio per raggiungere Scutari e da lì, poi, le maestose Montagne Maledette, paradiso di hikers ed escursionisti, che da Lezhë si intravedono solo in lontananza. Eppure qui c’è Terezë Gega, due occhi dolci e un sorriso largo, che accoglie con gioia chiunque decida di entrare nel suo laboratorio-mondo Artistike Zadrima. 

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Di generazione in generazione

Questo è un luogo quasi sacro dove nel giro di pochi metri si viene avvolti da sciarpe di seta, tessuti dai colori sgargianti, figure geometriche, articoli per la celebrazione di riti sacri, macchine da cucire e antichi telai di legno. Il laboratorio è un hub di recupero dell’artigianato tessile tradizionale albanese e valorizzazione del lavoro manuale, in particolare l’arte del telaio. Una tradizione secolare, tramandata di madre in figlia, oggi purtroppo quasi del tutto scomparsa nella Terra delle aquile, come del resto altrove. 


abiti tradizionali nord Albania
Gli abiti tradizionali confezionati in laboratorio © Francesca Masotti
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La storia del laboratorio

Nel 1993 Terezë, dopo aver perso il lavoro a seguito della caduta del regime comunista, decide di recuperare quest’antica e preziosa usanza aprendo un piccolo centro artigianale nel villaggio di Blinisht, in nord Albania. A credere nel suo impegno -e nel suo talento- è, al tempo, il missionario Don Antonio Sciarra che con la Missione Cattolica in Albania supporta sin da subito il lavoro della sarta. E, insieme, vanno oltre: invitano altre donne del borgo, e di quelli vicini, a unirsi al progetto. 

In pochi anni il laboratorio diventa autosufficiente e nel 2006 è trasferito a Lezhë dove oggi sono impiegate una ventina di donne. "Collaboriamo grazie a una distribuzione del lavoro a catena. La maggior parte di loro lavora da casa occupandosi della stesura dei fili, della coltivazione del baco da seta e della produzione della stoffa. In questo modo cerchiamo, nel nostro piccolo, di recuperare l’arte tessile tradizionale del nord Albania", afferma Terezë, mentre le sue mani sapienti ed esperte si muovono velocemente tra fili tesi, gomitoli e fusi. 

Antiche regole e Girl power

Così Artistike Zadrima non è più solamente un luogo di recupero di quest’arte tradizionale che rischia di scomparire, ma si trasforma anche in un centro essenziale dell’affermazione professionale al femminile. Accadeva che in queste aree della "Terra delle Aquile" per motivi dettati da vecchie questioni di vendetta e rivalità tra gruppi locali, i componenti maschili delle unità familiari non potessero uscire di casa per recarsi al lavoro, lasciando di fatto le famiglie in situazioni economiche precarie. Molti aspetti della vita sociale del nord Albania, in passato, erano infatti regolati dal kanun, un codice consuetudinario di origine medievale che si occupava anche di disciplinare le condizioni economiche e familiari delle comunità, tra cui appunto l’istituto della vendetta che coinvolgeva solamente gli uomini. Il più noto di questi codici è il Kanun di Lekë Dukagjini, dal nome del principe contemporaneo di Scanderbeg governatore di territori in Albania del nord, ma ve ne erano anche altri nel resto del Paese. 

Oggi la vendetta è un’istituzione quasi del tutto scomparsa, ma l’impegno di Terezë nei confronti di queste donne, che grazie al lavoro hanno trovato un sostentamento per se stesse e la propria famiglia, è ancora costante. Dal 2010, a seguito di collaborazioni con istituzioni locali e organizzazioni non governative, nel laboratorio sono state formate professionalmente più di duecento donne e ragazze. Un traguardo fondamentale per permettere loro di integrarsi nel mercato del lavoro. 

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donna al telaio
Il lavoro artigianale al telaio © Francesca Masotti

Il valore dell’unicità

Il lavoro al telaio è molto impegnativo, richiede giorni e, per alcuni articoli, anche settimane di tempo. I risultati che si ottengono, però, sono unici: abiti, scialli, tessuti, di cui la maggior parte fatti in seta, con dettagli rifiniti e ricamati a mano. "Il capo finale ha una finezza e una qualità che le macchine industriali non riescono a conferire al prodotto e, soprattutto, una resistenza che dura negli anni. Questi tessuti, infatti, erano pensati per avere lunga vita, non per essere sostituiti con frequenza come accade oggi nel mondo globalizzato", conclude Terezë.

Uno sguardo alla città di Lezhë

Dal laboratorio Artistike Zadrima si percorre Rruga Luigj Gurakuqi superando una chiesa e una moschea a una manciata di metri l’una dall’altra -d’altronde, siamo sempre in Albania- per raggiungere il Mausoleo di Scanderbeg. Costruito in pieno centro sui resti dell’ex cattedrale di San Nicola, dove nel corso degli scavi sono stati rinvenuti resti di costruzioni risalenti al III secolo, custodisce le copie di spada ed elmo dell’eroe albanese (quelli originali sono al Kunsthistorisches Museum di Vienna). Davanti, il fiume Drin e la chiesa ortodossa della città. Chi ha gambe ben allenate può percorrere la strada alle spalle del mausoleo per salire in cima al Castello di Lezhë, la cui area risulta abitata sin dal V secolo a.C. Dai resti delle sue antiche mura si ammirano le migliori viste sulla città e sull’Adriatico. Meglio recarsi qui al tramonto quando il cielo colora tutto di arancione. 

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