I borghi dell’Albania: i 4 più belli nel cuore dei Balcani
Quella trascorsa è stata l’estate del mare albanese, celebrato, amato e soprattutto fotografato. Ma l’Albania è molto altro, oltre al suo splendido mare. Anzi, quello delle spiagge, dei chiringuito e dell’acqua indiscutibilmente cristallina è solo uno, e non il principale, degli aspetti sorprendenti del paese delle aquile. Che potrebbe essere ribattezzato il paese dei borghi nel cuore dei Balcani.

Al di là del mare: i Balcani
Le Alpi albanesi non hanno nulla da invidiare alle loro sorelle più note, e i fiumi selvaggi e i laghi ancestrali del sud sono paesaggi come in Europa non se ne trovano più facilmente. Ma siamo sempre nel campo delle bellezze naturali. L’Albania però ha anche un patrimonio di borghi e paesi, arte e musei, storia e cultura inestimabile e, in parte, ancora da scoprire.

1. Krujë : la prima capitale
A pochi chilometri da Tirana si trova Krujë, la prima capitale albanese, il quartier generale di Giorgio Castriota Skanderbeg, il mitico eroe che nel Quattrocento tenne testa ai Turchi ottenendo il sostegno di tutto l’Occidente. La cittadella di Krujë, appollaiata alle pendici delle montagne, è una delle perle da non perdere.
All’interno delle sue mura trovano posto:
• Il museo dedicato all’eroe, un incredibile fortino in cui si mischiano culto delle personalità e ricostruzioni storiche;
• Il Museo Etnografico, ospitato in una abitazione tradizionale ricoperta di affreschi;
• Un hammam e soprattutto la più antica tekke bektashi del paese: un luogo di una grazia e di una pace tali, per cui viene automatico ritirarsi in meditazione.
Il bektashismo è un culto dell’islam sufita, che rispetta il Corano ma anche la Bibbia, tiene in gran considerazione le donne e si pratica in moschee (ovvero le tekke) senza minareto, spesso affrescate, con soffitti dipinti o di legno intarsiato e dai colori sgargianti, che non è raro ospitino le tombe dei baba, il corrispettivo dei loro santi.
Se dormirete in una delle due guesthouse che si trovano nella cittadella di Krujë, farete colazione all’ombra della torre del castello, guardando il sole che luccica lontano sull’Adriatico. Ma le sorprese non sono finite. Sebbene accerchiato dalle nuove costruzioni, resiste indomito nel cuore del paese e fuori delle mura del castello il piccolo bazar, non più di una strada, ma di un fascino indiscutibile. Le vecchie botteghe tradizionali del Settecento ancora rigurgitano pezzi di antica Albania, piatti di ottone, tappeti kilim, coltelli col manico di corno di capra, cimeli del passato socialista e, ovviamente, souvenir. Ma al di là di queste concessioni alla modernità nel bazar di Krujë vige ancora la regola della contrattazione, che forse è la cosa più bella. Un suggerimento? Sentite la richiesta del commerciante e poi offrite la metà: si comincia così…

2. Berat: 2400 anni e 1000 finestre
Berat è ai primi posti nella classifica delle meraviglie albanesi. Oltre alla bellezza dei suoi musei e dei suoi luoghi di culto (fra i più importanti dell’Albania), oltre alla gradevolezza della posizione (su un’insenatura del fiume Osumi), oltre a una grande cittadella-fortezza ancora oggi abitata da centinaia di famiglie, è l’assoluta unicità che rende Berat un luogo speciale.
Difficilmente incontrerete altrove un abitato tanto conservato quanto particolare, costituito da cascate di case ottomane bianche, cesellate di mille finestre, che scendono dai due versanti della valle per gettarsi fin quasi nelle acque del fiume. Di notte poi, una sapiente illuminazione rende il tutto di una piacevolezza magica, come se la città fosse un immenso presepe. Non solo la città delle mille finestre, ma anche dei 2400 anni: questa è l’età tradizionalmente dichiarata e, in effetti, diverse testimonianze fanno risalire la fondazione del borgo agli Illiri, attorno al IV secolo a.C.
Ma la storia documentata di Berat inizia nel Medioevo, quando diventò il fulcro dell’attenzione dei turchi ottomani, che nel 1385 la conquistarono, facendone il quartier generale per l’espansione verso le pianure a nord ovest. Berat e il circondario rimasero sotto le insegne ottomane fino alla fine del dominio turco sulla regione, non venendo liberati nemmeno da Skanderbeg e vivendo in questa recondita vallata albanese, fra commerci e piccole manifatture.
Patrimonio mondiale dell’UNESCO, oltre alle moschee, alla tekke dal soffitto sgargiante, al Museo Onufri dedicato al grande pittore di icone e a quello Etnografico, una visita completa alla città deve comprendere ore di passeggiate senza meta fra i vicoli di quella che è la più importante delle sue attrazioni: l’abitato in sé.

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3. Korça: feste e bazar
Circondata da paesaggi che mutano drasticamente con il cambio delle stagioni, Korça è la più orientale fra le città dell’Albania, geograficamente e di fatto. Il bazar è un tripudio di profumi, rumori e vita. L’aroma del caffè turco appena macinato si confonde con la paprika e l’origano. La colonna sonora sono i piatti di alluminio per i byrek che sbattono, il deciso questionare dei contrattattori, i clacson di autobus e minibus in partenza.
Ma a Korça non c’è solo atmosfera. Oltre alle belle spine di case restaurate dell’antico quartiere commerciale, vi si trovano una moschea e una cattedrale ortodossa, che stabiliscono rispettivamente in quale zona della città (musulmana o cristiana) ci si trovi. Tra i musei segnaliamo quello di Arte Medievale, con una collezione di icone di massimo rispetto.
Il bazar di Korça negli ultimi anni è stato investito da una drastica opera di rinnovamento che, recuperandone egregiamente gli aspetti edilizi, ne ha però stravolto l’anima. Ora il bazar di Korça è una sequenza di dehors di locali e ristoranti, alcuni molto piacevoli a dire il vero, ma non è più il bazar. Poco importa, poiché quest’ultimo si trova poco distante ed è vivo come un tempo (anche se i commercianti non sono tutti i contenti).
Korça è anche una città di buon cibo e di manifestazioni per celebrarlo.
• A luglio c’è la festa del lakror, una focaccia di pasta fillo confezionata come una quiche, e ripiena di carne. Durante la festa, il lakror viene preparato senza alcuna concessione alla modernità: fatto a mano e cotto sulle braci.• Essendo Korça la città della più antica fabbrica di birra albanese, non c’è da stupirsi se c’è la festa della birra: cinque giorni a cavallo di Ferragosto concerti, cibo e fiumi di birra, fanno cambiare volto alla città. Ogni anno circa 100mila persone accorrono a questo che è uno dei festival più importanti del paese.
• E infine c’è la festa delle croccanti e dolci mele della zona, nel villaggio di Dvoran, il primo weekend di ottobre.
4. Gjirokastër: un castello e tante fortezze
L’unicità di Berat vale anche per Gjirokastër, che è decisamente una delle mete più interessanti dell’intero paese. Sovrastata da un castello molto grande e ben conservato, con un bazar che è ancora il centro della vita cittadina nonostante i turisti, la particolarità di questo borgo del sud sono le case-torre, che vi appariranno nella loro inconfondibile imponenza quando vi avvicinerete alla città.
Centinaia di queste case monumentali di epoca ottomana costituiscono il tessuto di un centro storico che già durante il periodo comunista era stato dichiarato ‘città-museo’ e nel 2005 è stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. L’occhio di riguardo che fu riservato a Gjirokastër durante il regime, dovuto al fatto che la città era stata il luogo di nascita di Enver Hoxha nel 1908, la preservò dai maldestri interventi che hanno coinvolto altri luoghi nel paese. Una fortuna per il visitatore di oggi, che ha la possibilità di entrare in contatto con un pezzo di Albania che giunge quasi intatto dall’Ottocento.
Di case-torre ce ne sono davvero tante: visitandole scoprirete salotti con caminetti affrescati, verande estive, divani e divisori che parlano di un passato con rapporti sociali completamente diversi da quelli di oggi, ma ce ne sono moltissime non visitabili e comunque molto belle dall’esterno. Fra queste, tante sono state trasformate in alberghi e guesthouse, in questo modo potendo coprire le spese (enormi) per la manutenzione. Dormire qui fa parte dell’esperienza e della visita e inoltre consente, scesa l’oscurità, quando i gruppi di gitanti se ne sono andati, di ritrovare la pace romantica della Gjirokastër di un tempo.