La Sanremo di Italo Calvino: sette luoghi che sono finiti nei suoi racconti più belli

Tutt’altro che una città invisibile, Sanremo. Italo Calvino vi ha vissuto i suoi primi vent’anni, essenziali per formare quello che sarà il suo grande immaginario. Infatti nei suoi libri più famosi si ritrovano echi di quella che è l’ambientazione del periodo forse più sereno: la sua infanzia nell’estremo ponente ligure. E qui andiamo a scoprire quei luoghi che stanno tra racconto e realtà.

Il porto di Sanremo
A spasso tra i luoghi della Sanremo di Italo Calvino ©YKD
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Scorci, suoni, odori e sensazioni che, per chi è nato in riviera, riecheggiano nei suoi racconti in modo inequivocabile. Certo, si è abituati a vedere questa piccola città in TV una volta all’anno per il famoso quanto effimero Festival, ma c’è una certa idea di Sanremo che rimarrà cantata e narrata per sempre grazie a uno dei più grandi scrittori del ‘900.

Quali sono dunque i luoghi che Calvino ha “rubato” per raccontare le sue storie? Andiamo a scoprirli insieme facendoci un giro in città.

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Quasi cento anni fa, anno di nascita 1923 a Santiago de la Vegas, a Cuba, Italo Calvino in un’intervista disse “sono tanto nato a Sanremo che sono nato in America” forse perché qui trovò davvero la fonte primaria della sua ispirazione?

A cominciare dal mondo floricolo e naturale, grazie a suo padre Mario, fondatore della Stazione Sperimentale di Floricoltura (ancora in attività, si trova nel bel Corso Inglesi) dove il piccolo Italo faceva esperimenti di fantasia giocando in giardino, mentre il padre lavorava a quelli vegetali, dal mondo della vita in campagna al fascino del mare, dai sentieri impervi dell’entroterra fino al grande mistero che esercitò in lui il concetto di città.

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Iniziamo dunque il nostro viaggio nella Sanremo di Calvino da quella vecchia, che qui è detta Pigna. La mattina ha una luce speciale che illumina le strette finestre delle case che s’innalzano strette e verticali. Il nucleo della città medievale nasce dai vicoli che si arrampicano a spirale verso la chiesa della Madonna della Costa, un santuario che sovrasta la città e dona una vista invidiabile da Capo Nero a Capo Verde. Qui Calvino ha passato la sua infanzia libero di scorrazzare, giocare e arrampicarsi sugli alberi con altri ragazzi della sua età. Vi ricorda qualcosa? Gli alberi immensi di Ficus Macrophylla, patrimonio protetto della città, sembrano davvero elementi di foresta tra le case, e sembra che si possa saltare da un ramo all’altro senza scendere mai! Una prima idea de Il Barone Rampante è nata di certo qui, tra queste foglie.

Sempre negli stessi carrugi, dove a stento batte il sole, si aprono in piazzette improvvise e meravigliose come piazza dei Dolori o piazza Santa Brigida. È tra questi vicoli che vive Pin, il protagonista de Il Sentiero dei nidi di ragno. Il romanzo di esordio di Calvino fu pubblicato nel 1947 e racconta di un ragazzino molto sveglio, Pin, che vive con la sorella ma ben presto la lascerà per unirsi ai partigiani. Ha fame del mondo e scapperà per prendere parte alla guerra di resistenza che si è tenuta anche sulle prime colline sanremesi, in anfratti nascosti e per sentieri impervi.

Per rimanere nella stessa ambientazione, ragazzini e masnade di furfanti, dobbiamo tuffarci giù dai vicoli fino al mare e nel frattempo dentro una delle raccolte di racconti più belle: Ultimo viene il corvo. In “un bastimento carico di granchi” che è ambientato tra gli scogli e l’acqua salmastra del Porto, si racconta di una vecchia nave affondata della quale esisteva ancora il relitto semi-sommerso, un vero parco giochi per la banda composta da Carruba, Mariassa, Cicìn e compagnia, con una terribile quanto entusiasmante scoperta finale. Da leggere se non lo avete ancora fatto. La nave è esistita davvero a Sanremo, se ne hanno delle sgranate foto d’epoca. Affondata dai tedeschi nel 1943 per impedire gli sbarchi, prima di essere stata rimossa tre anni dopo. Dalla punta del molo vecchio vi sembrerà di abbracciare la città dall’acqua, una cartolina che non dimenticherete. Ma non troppo vicini al bordo, per non fare la fine di Bombolo!

Italo visse nella villa dei suoi genitori, al tempo contornata da un rigoglioso parco pieno di palme e fiori esotici provenienti da ogni parte del mondo. Raggiungere il cancello è semplice: si trova in via Meridiana e la villa ha ancora lo stesso nome. Purtroppo oggi è stata lottizzata in appartamenti e sovrastata da palazzi che ne soffocano la vista. Questa fu una tematica molto cara quanto dolorosa per lo scrittore che, amareggiato dalla cementificazione selvaggia degli anni ’50, denuncerà la scelleratezza degli impresari in uno dei suoi racconti realistici più toccanti: La speculazione edilizia. Benché luogo e personaggi non abbiano il nome reale, la storia sembra proprio essere la medesima capitata alla villa.

Anche del parco purtroppo non rimane molto. Affacciandosi al cancello si possono però ancora vedere i due alberi di avocado piantati dal padre Mario. Dentro villa Meridiana è ambientato uno dei racconti giovanili più divertenti: Un pomeriggio Adamo. Italo infatti, a detta di chi l’ha conosciuto da vicino, da bambino era molto timido e restava spesso nascosto a spiare la vita che si svolgeva intorno a sé. Spiando soprattutto il giardiniere, un ragazzo abbronzatissimo con una folta barba e capelli selvaggi. Quest’uomo era Libereso Guglielmi, in servizio dai Calvino e aiutante instancabile e appassionato di Mario, tanto da aver ricevuto da lui una borsa di studio per specializzarsi in botanica, cosa che fece con successo e orgoglio. Libereso fino ai suoi ultimi anni di vita a Sanremo andò per le scuole a raccontare con umiltà e passione il suo immenso sapere botanico e i suoi aneddoti con i Calvino. Nel racconto Italo lo ritrae come un Adamo nel paradiso terrestre che vuole far colpo sulla giovane aiutante domestica, Maria Nunziata, regalandole una raganella!

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Ingresso alla chiesa della Madonna della Costa Sanremo
La chiesa della Madonna della Costa, un santuario che sovrasta la città e dona una vista invidiabile da Capo Nero a Capo Verde ©S-F

Basta fare pochi passi in giù verso il centro che s’incontra, nella rotonda di via Volta, una pasticceria prelibatissima e anche molto antica. La golosità non era estranea nemmeno al giovane Calvino che si dice la frequentasse spesso, essendo sulla via per scuola. Tanto spesso da immaginarvi si svolgesse quello che è un racconto scritto nel ’47 chiamato Furto in una pasticceria: storia di alcuni strambi e grotteschi malviventi che incantati dal dolce ben di dio finiscono per farsi acciuffare con la bocca piena. Questo racconto ha addirittura ispirato il film cult di Mario Monicelli del 1958 “i soliti ignoti” con Gassman, Totò, Mastroianni.

Visto che si parlava della strada che Italo percorreva per andare a scuola (quando ci andava, perché molto spesso si rintanava nel Cinema Centrale per stordirsi di film western, come racconta nel suo memoir) passando da via Meridiana attraverso via Roglio, Calvino entrava al Liceo Cassini, situato in piazza Eroi Sanremesi, che frequentò con compagni di banco quali Eugenio Scalfari e nel quale si pensa che abbia ambientato il racconto “le notti dell’UNPA” storia che si svolge durante la guerra dove due ragazzi vengono incaricati della sorveglianza notturna di istituto elementare. L’incarico, accolto con incosciente entusiasmo, si trasforma poi in un’avventura alla scoperta della notte e dei misteri del mondo degli adulti.

Ancora oggi, nel retro dell’ingresso dell’edificio, divenuto nel tempo una scuola a indirizzo tecnico, si può notare una targa dedicata allo scrittore. Peccato che sia l’unica in città, un po’ decentrata e di certo di pochissima visibilità.

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Tornando ai suoi compagni di banco, una famosa foto lo ritrae in giacca e cravatta seduto in posa ridereccia in gruppo, su una panchina della passeggiata Imperatrice. La passeggiata, arricchita dalle palme donate nel 1874 dalla zarina Maria Alexandrovna, era luogo di ritrovo, dibattito e svago per i giovani del suo gruppo. Ne vale la pena una passeggiata anche per ammirare i giardini soprastanti del parco Franco Alfano, rimessi a nuovo da poco, dove vi è un bellissimo auditorium musicale. Avvicinatevi anche all’imponente statua di Garibaldi, dove un’altra foto storica ritrae un giovane Calvino in piedi vicino al monumento intento in un discorso pubblico. 

passeggiata Imperatrice a Sanremo
La passeggiata Imperatrice era luogo di ritrovo, dibattito e svago per i giovani del gruppo di Calvino ©Dan Rentea

Mettendo infine da parte i molti racconti di narrativa, i ricordi più belli di Sanremo scritti in prima persona il nostro scrittore li metterà tutti in un’opera intima e commovente chiamata La strada di San Giovanni. In questo libro Italo Calvino traccia i propri confini sia affettivi che territoriali. Racconta il rapporto con il padre e la madre, i suoi anni di gioventù in casa, la scoperta del mondo con gli occhi di un ragazzino durante la guerra e la vita del dopo.

Mario Calvino era proprietario di molte campagne che ogni mattina raggiungeva di buonora ancora prima del sorgere del sole per controllare il lavoro, spesso svegliava Italo e il fratello Floriano, che erano tutt’altro che felici di andare con lui così presto. “Mio padre dice cose sulla mignolatura degli olivi. Io non ascolto. Guardo il mare e penso che tra un’ora sarò alla spiaggia.” Si legge. Ma in realtà, con anche un po’ di nostalgia, in questo testo si ritrova la vita agreste che non conosceva ancora il rumore delle automobili. Le terre di proprietà andavano verso monte fino alla chiesa della frazione San Giovanni. Per compiere oggi questa passeggiata attraverso il vallone di Tasciaire ci vogliono circa due ore andata e ritorno per mulattiere (stradine ciottolate strette e ripide e beodi (stretti canali di irrigazione delle campagne) dove si rischia di perdersi tra le campagne. Esistono però interessanti visite guidate e raccontate, con annesse letture tratte dal libro. Un bellissimo diversivo alle solite attività da città per chi è temerario. Le terre dei Calvino oggi sono state tutte cedute e il paesaggio si è un po’ modificato, ma percorrere a piedi gli stessi passi che fece il nostro autore prima di diventare ciò che tutti noi conosciamo chissà che non possa essere di grande ispirazione anche per noi.

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