Due giorni d’estate alla riscoperta di Jesolo, oltre il suo litorale
Nell’immaginario comune Jesolo è ancora principalmente una località balneare, parte della città metropolitana di Venezia, affacciata sul mar Adriatico, dove trascorrere le vacanze estive in famiglia o da frequentare per la giovane movida. Ma se ci si prende la briga di allargare lo sguardo oltre il suo lungomare, si può scoprire un territorio diverso, fatto di laguna, isole minori, eventi culturali e spazi artistici all’avanguardia. Le possibilità dal punto di vista naturalistico e culturale sono davvero tante, e tutte possono essere facilmente integrate con la vocazione balneare di Jesolo. Questo è il racconto di due giorni d’estate, passati nel sospiro di un tempo non scontato, sospeso tra terra, acqua e stupore.

In bicicletta nella laguna di Venezia
La partenza è alle ore 8:30. Un breve briefing con la nostra guida Leonardo e partiamo. Ci aspettano quasi cinquanta chilometri nella laguna veneta con un’e-bike a pedalata assistita, prima lungo la pista ciclabile che dal lido di Jesolo ci porta nel comune di Cavallino-Treporti e poi in esplorazione per le strade strette dell’isola di Sant’Erasmo, l’unica isola della laguna, insieme al Lido, dove anche le macchine possono circolare.
Dopo una decina di chilometri raggiungiamo la pista ciclabile a sbalzo di via Pordelio, chiamata “La Via del Respiro”. Percorrendola è possibile immergersi nell’ecosistema lagunare, osservare diverse specie d’uccelli come il cavaliere d’Italia, l’airone bianco e la garzetta, e il lavoro alacre di alcuni pescatori. Lungo la pista ciclabile, che arriva fino a Punta Sabbioni, sono visibili anche alcuni cippi di conterminazione lagunare. Si tratta di manufatti in pietra d’Istria che la Repubblica di Venezia aveva fatto mettere per segnare il confine giuridico, amministrativo, geografico e paesaggistico della laguna, con l’obiettivo di preservare il delicato equilibrio di questo ecosistema in continua trasformazione. La Serenissima è sempre stata molto attenta al benessere della laguna, considerandola una parte chiave della propria identità, ancora prima di un elemento da sfruttare.

Alla scoperta delle isole minori
Arrivati in Via della Ricevitoria, lungo il Canale della Saccagnana, troviamo ad attenderci la nostra barca. Con maestria carichiamo le bici e ci addentriamo nella laguna di Venezia dal suo lato settentrionale. Come prima tappa avremmo dovuto visitare la piccola isola di San Francesco del Deserto. Oggi, però, è inspiegabilmente chiusa. Sull’isola sorge un convento di frati minori, fondato da Francesco d’Assisi nella primavera del 1220. Si racconta che Francesco, di ritorno dall’Oriente, si sia fermato su questa piccola isola per riflettere e pregare, accolto dal canto di una moltitudine di uccelli. Secoli dopo, a causa della malaria, l’isola venne abbandonata per qualche anno – da cui l’aggiunta del nome “del Deserto”. Nel 1806 l’isola venne occupata dai soldati di Napoleone, poi venne trasformata in polveriera dagli Austriaci. Solo a metà Ottocento i frati poterono tornarci e ora è la casa di cinque di loro.

Proseguiamo verso l’isola di Sant’Erasmo. Conosciuta come l’orto di Venezia, è una delle più grandi isole della laguna. Per esplorarla, riprendiamo in mano le nostre e-bike e percorriamo strade sempre più strette e sterrate, man mano che lasciamo la vista dell’acqua e ci ritroviamo tra serre e orti. Il paesaggio è un mix a tratti surreale tra la classica campagna veneta e i canali della laguna.
Il prodotto tipico dell’isola di Sant’Erasmo è il carciofo violetto. Entriamo quindi in una carciofaia per scoprire qualcosa di più sulla sua coltivazione. Il carciofo violetto si chiama così per il suo acceso colore violaceo e, rispetto ad altre varietà, ha una forma più affusolata, è più tenero e ha un gusto più delicato. Di questi fiori si prende tutto. Le castraure, per esempio, sono una primizia gastronomica tipica di qua. Si tratta dei primissimi germogli della pianta del carciofo che vengono raccolti a mano tra la fine di aprile e l’inizio maggio per favore lo sviluppo dei germogli laterali, chiamati "botoli", da cui poi nasceranno i carciofi veri e propri. Ogni pianta può produrre una sola castraura, e questo le rende un prodotto decisamente pregiato. Le castraure vengono servite intere, crude o appena scottate, proprio per esaltarne la freschezza, la tenerezza e l’indescrivibile sapore.

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Dopo una breve visita agli orti dove, oltre ai carciofi, si coltivano melanzane, zucchine e altri ortaggi, ritorniamo alla barca per dirigerci verso l’isola di Torcello. Si dice che Venezia nasca proprio da questa piccola isola che, all’epoca delle invasioni barbariche, aveva offerto protezione agli abitanti della terraferma. Il simbolo principale dell’isola, e uno dei motivi per andare a visitarla, è la Basilica di Santa Maria Assunta, una delle chiese più antiche della laguna di Venezia. Fondata nel 639 d.C su volere dell’esarca ravennate Isacio, custodisce al suo interno splendidi mosaici della scuola ravennate e veneto-bizantina. Oltre a questo, Torcello è famosa anche per il Ponte del Diavolo, uno degli ultimi ponti ad arco senza parapetti, costruito probabilmente nel XV secolo, e per il cosiddetto Trono di Attila. Si narra infatti che questo sia proprio il trono del re degli Unni – anche se in realtà è più probabile che sia un seggio vescovile medioevale.

L’ultima tappa di questa giornata è la più famosa tra le isole viste oggi: l’isola di Murano, nota per le sue vetrerie. Per chi è cresciuto nei dintorni di Venezia, Murano è sinonimo di gita scolastica delle elementari, l’occasione per abili maestri vetrari di incantare sognanti bambini realizzando in pochi minuti uno splendido cavallino in vetro colorato. Un ricordo che dura una vita. Finita la visita rientriamo a Jesolo, percorrendo sempre in barca la distanza che ci separa da Cavallino-Tre Porti. Fluttuare sulle acque della laguna veneta, scorgere tra le bricole (ndr pali in legno che delimitano i canali lagunari) le case colorate di Burano, gli edifici in mattoni rossi, i panni stesi al sole, i vigneti, le barene e gli uccelli che le abitano, riempie gli occhi di bellezza e ti rimette in pace con il mondo.

L’anima culturale di Jesolo
Il JMuseo si trova alle porte di Jesolo. Si tratta di un museo civico e contenitore culturale riconoscibile per la facciata esterna in lamiera micro forata. Il concept si basa sulla leggerezza trasmessa dall’aver usato come riferimento architettonico un triangolo scaleno, la stessa forma che ha il lotto su cui sorge il museo, e quella delle decorazioni sulla sua facciata esterna. All’interno, invece, si assiste a una danza tra il colore bianco e quello nero, al ritmo della luce naturale che entra zenitalmente dall’enorme lucernario sul soffitto.

All’interno di questo spazio vengono ospitate mostre dai toni inediti, come quella tutt’oggi in corso. Loving Picasso esplora il delicato rapporto tra l’artista spagnolo e le sue muse, tra cui Fernande Olivier, Dora Maar, Marie-Thérèse Walter e Jacqueline Roque. E lo fa attraverso diverse opere dell’artista, litografie e ceramiche, corredate da alcuni scatti realizzati da Robert Capa. Loving Picasso è aperta fino al 12 ottobre 2025.

Oltre al JMuseo, l’anima culturale e artistica di Jesolo si manifesta anche in una serie di eventi durante tutto l’anno. Dallo storico Festival Internazionale delle Sculture di Sabbia, che quest’anno vede protagonista lo sport per celebrare il riconoscimento di Jesolo come “Città Europea dello Sport” (le sculture sono visibili in Piazza Brescia fino al 5 ottobre 2025), allo Jesolo Sand Nativity, il presepe realizzato in sabbia che, nel 2025, sarà ispirato al Cantico delle creature. E poi ci sono i tanti eventi culturali dedicati ai libri, al teatro, alla musica e a tanto altro ancora.

All’alba di una domenica mattina, un pianoforte a coda viene illuminato dai teneri raggi di un sole che nasce. Una leggera brezza accarezza la pelle. La musica inizia, riempie l’aria e accompagna nel risveglio le centinaia di persone che si sono accoccolate in spiaggia per assistere a questo evento organizzato dal Festival Aqua sull’arenile di Piazza Brescia. Tra di loro, c’è anche l’assessore al turismo di Jesolo, Alberto Maschio. In una chiacchierata racconta l’obiettivo della città: trasformare Jesolo da città balneare a città di mare, dove la stagionalità possa sfumare a favore di un’integrazione più profonda tra mare, territorio e cultura. E in questi due giorni è stato proprio così. Voltando per un momento le spalle alla fila di lettini e di ombrelloni che riempiono il lungomare, si può scoprire un territorio inedito, capace di stupire e di restare nel cuore.

Guide e prodotti consigliati:
Lisa Zillo ha viaggiato a Jesolo con il supporto di Consorzio di Imprese Turistiche JesoloVenice. I collaboratori Lonely Planet non accettano gratuità in cambio di recensioni positive.