Viaggiare in Italia tra boschi e foreste: 6 esperienze da non perdere
In estate ogni scusa è buona per qualche ora o un weekend all’aria aperta. E per fortuna in Italia le occasioni di godere della natura in tutto il suo splendore non mancano. Attraversare un bosco sentendo il magnetismo degli alberi o appostarsi in silenzio per scorgere gli animali, ma anche lanciarsi in una cavalcata su un lembo di steppa italiana, perdersi tra le stelle nel buio di una notte non inquinata da luci artificiali. Partite alla volta dei vostri luoghi preferiti immergendovi negli ambienti che, da ovest a est e da nord a sud, abbiamo scelto come bussola per questo grande viaggio di natura: nel nostro nuovo volume Viaggiare in Italia troverete tante idee per scoprire la campagna, i laghi e i fiumi, la montagna, il mare, i boschi e le foreste. In questo articolo, invece, i nostri autori Lonely Planet ci raccontano sei esperienze da non perdere in mezzo ai boschi.

Volare come angeli nelle Piccole Dolomiti Lucane
Creste di roccia e pinnacoli vertiginosi immersi nel verde lussureggiante delle Piccole Dolomiti Lucane scorrono sotto gli occhi mentre si vola, imbragati di tutto punto e attaccati in posizione prona a un cavo d’acciaio, tra i borghi incantati di Pietrapertosa e Castelmezzano. È questa l’istantanea del Volo dell’Angelo, una zip-line che garantisce un minuto di adrenalina pura e una prospettiva unica sulla natura selvaggia della Basilicata. L’esperienza è priva di rischi ma decisamente emozionante, e richiede molto sangue freddo, anche perché, una volta riappoggiati i piedi a terra dopo il volo di andata, bisogna trovare il coraggio d’imbragarsi di nuovo per il ritorno!
Le coppie ostinate a restare unite nella buona e nella cattiva sorte possono optare per il volo a due. Viaggiate con bambini piccoli o non siete portati per le emozioni forti? Niente paura, non rinunciate a visitare Pietrapertosa, una cittadina-fortezza medievale all’ombra delle guglie delle Piccole Dolomiti Lucane, e neppure Castelmezzano, un anfiteatro urbano dal fascino fiabesco: i due borghi sono collegati da un antico tratturo di 2 km, il Percorso delle Sette Pietre, in grado di regalare scorci di assoluta bellezza. A rendere il cammino ancora più affascinante è la presenza di installazioni artistiche, sparse lungo il tragitto, che creano un percorso letterario ispirato ai tradizionali racconti del territorio. Per seguire la narrazione, partite da Pietrapertosa.
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Tornare sui passi della preistoria nelle grotte del Finalese
Il Finalese è un territorio di eccezionale interesse dal punto di vista geologico e paleontologico. L’elevato carsismo della pietra calcarea di Finale ha favorito infatti, fin da epoche molto remote (350.000 anni fa), la formazione di inghiottitoi naturali, grotte e caverne dove uomini e animali hanno trovato riparo. Se volete compiere un avvincente viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca delle tracce lasciate dai nostri progenitori, tra cui l’Uomo di Neanderthal e i primi Sapiens, prenotate presso il Museo Archeologico del Finale una visita con Archeotrekking alla Caverna delle Arene Candide, nel promontorio della Caprazoppa, non lontano da Borgio Verezzi. Scendendo nelle viscere della terra sarete avvolti dalle fantastiche sculture create dalla natura e scoprirete tracce della frequentazione umana della zona tra il Paleolitico superiore e l’epoca bizantina. Altre destinazioni spettacolari proposte dalle guide di Archeotrekking raggiungibili con una passeggiata a piedi sono la Grotta della Pollera in località Montesordo, a circa 300 m di altitudine, dove sono stati rinvenuti reperti dal Neolitico antico all’Età del Bronzo, e la Grotta della Moretta in località San Bernardino: qui a incuriosire i visitatori sono le enigmatiche incisioni rupestri a forma di croce e le figure geometriche sulle pareti rocciose.

Pagaiare col brivido sul Lago di Ridracoli
A volte, due elementi che paiono lontani anni luce danno vita, incontrandosi, a qualcosa di stupefacente. Come la natura, con tutta la sua meravigliosa potenza, e l’ingegneria, nella sua meticolosa razionalità. È il caso della Diga di Ridracoli, lo sbarramento artificiale del fiume Bidente di Ridracoli e del Rio Celluzze, un importantissimo bacino che disseta gran parte della regione e che interessa un’area del paradisiaco Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna. Ma che cosa si fa visitando una diga? La particolarità di Ridracoli è la sua versatile fruibilità: si può camminare tra i boschi fino al Rifugio Ca’ di Sopra e ammirare dall’alto il lago, oppure visitare l’Idro – Ecomuseo delle Acque di Ridracoli; ci si può anche dedicare a escursioni in e-bike e mountain bike, ma le attività più divertenti sono quelle che in primavera e in estate permettono di vivere in pieno l’acqua. Come? Saltando a bordo del battello elettrico per esplorare il lago in ogni anfratto, con guida e sbarco facoltativo al Rifugio per poi incamminarsi verso la Foresta della Lama; oppure, tra maggio e agosto, optando per la canoa (outdoorromagna.it) e anche in questo caso avrete gli istruttori a disposizione per darvi i necessari consigli tecnici e guidarvi all’avventura. Si possono scegliere gite di una giornata intera, escursioni serali e, per i più coraggiosi, anche notturne.
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Imparare il wolf howling nelle Foreste Casentinesi
Tra Emilia-Romagna e Toscana si estende il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, uno straordinario angolo di natura selvaggia e potente fatto di boschi di faggi e abeti, di querceti e di castagneti, di prati verdi sui quali stendersi e di pascoli. Qui tutto segue i ritmi di un contesto che difficilmente si lascia addomesticare, e forse è meglio così. Per visitare il parco, la cui sede è ad Arezzo, basta solo scegliere la modalità: ci sono circa 600 km di sentieri che lo attraversano, tra foreste antichissime, crinali e mulattiere, da percorrere a piedi – alcuni sono anche molto facili – oppure in mountain bike. In tutta l’area troverete tanti rifugi che sono ottimi esempi di ospitalità rurale e di tradizioni locali. Vivere il parco può significare infine partecipare ad attività avventurose come quella del wolf howling, ovvero l’emissione di ululati di lupi preregistrati per stimolarne la risposta e censire così gli esemplari della zona. È un’attività alla quale tutti possono partecipare e che si svolge in alcune aree precise, tra le quali Poggio della Cesta, Serravalle, Prato alle Cogne e Sasso alla Croce, in provincia di Arezzo. Le sessioni si tengono tra novembre e gennaio con guide ambientali escursionistiche e sul sito del parco è possibile trovare il calendario aggiornato delle uscite.
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Esplorare la Foresta Umbra nel Parco Nazionale del Gargano
La Puglia sfoggia una chioma verde e folta nella sua parte più alta. Nel cuore del promontorio del Gargano, la Foresta Umbra è uno dei boschi di latifoglie più spettacolari d’Europa. Questa unicità è stata sancita nel 2017 (e ribadita quattro anni dopo) dall’UNESCO, che ha incluso le faggete vetuste di Monte Sant’Angelo nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Faggi e cerri sono i pilastri sui cui si fonda questa cattedrale vegetale, che si estende per oltre 10.000 ettari e giunge fino agli 800 m di altitudine nel Parco Nazionale del Gargano. È una sorta di isola, più vicina nell’aspetto alle coste balcaniche che al resto della regione, da cui si differenzia non poco. Il territorio è movimentato e scende al mare con profondi canaloni, ma su tutto troneggia l’immenso manto verde, da percorrere in lungo e in largo a piedi e in mountain bike, ma anche con quad e fuoristrada sui per- corsi consentiti. L’outdoor è per definizione l’anima della Foresta Umbra, che si tratti di un rilassante picnic all’ombra di tronchi secolari, di un trekking di più giorni o di emozionanti uscite a cavallo (per queste rivolgetevi all’Azienda Agricola Sitizzo). Non tralasciate l’aspetto mistico: la natura è già un tempio e in pochi chilometri si concentrano anche diversi luoghi sacri della tradizione, primo tra tutti il Santuario di Monte Sant’Angelo.

Sentire il profumo delle Alpi tra gli alberi del Cadore
Quarantadue milioni di alberi spazzati via da un vento che ha raggiunto quasi duecento chilometri orari. Nel 2018 la tempesta Vaia – classificata in realtà come uragano dai meteorologi – si è abbattuta sulle vallate alpine del Nord Est, devastando migliaia di ettari. Oggi, per quanto i danni siano ancora visibili, si prova a ripartire. E chiunque giunga nel Cadore è invogliato a vedere da vicino i suoi giganti silenziosi, fino a pochi anni fa elementi quasi scontati del paesaggio e di cui ora si comprende meglio la vitale importanza. Nella Val Visdende, sui verdi piani della Val Carnia, esiste uno splendido percorso naturalistico degli Alberi Monumentali. Si cammina col naso all’insù, a scrutare abeti rossi che, in alcuni esemplari, superano i duecento anni di età. Altro luogo imperdibile è la Riserva Naturale Somadida, sulla strada che porta verso Misurina. Incastonata tra le montagne delle Marmarole, Sorapiss e le Tre Cime di Lavaredo, la foresta ha un’estensione di 1676 ettari ed è la più grande del Cadore. Attraverso una piacevole passeggiata di circa un’ora si apprezza il silenzio del bosco, con i suoi mille profumi e colori che cambiano a ogni stagione. Grazie all’altitudine – oltre 1100 m sul livello del mare – d’inverno spesso tutto è ricoperto da una fitta coltre bianca che rende il paesaggio ancora più fiabesco. I più piccoli (ma non solo loro) potranno approfondire la conoscenza dell’habitat attraverso una biblioteca e un museo del bosco. Con un po’ di fortuna, riusciranno anche ad avvistare cervi e caprioli.