Il circuito di una montagna sacra in Tibet: il kora del Kailash
Viaggiate in uno degli angoli più belli del Tibet per camminare intorno alla vetta più sacra dell’Asia, venerata da oltre un miliardo di persone.

Arrivando a Shiva-Tsal, nel secondo giorno di cammino sul Kailash, i pellegrini e gli escursionisti sanno di aver raggiunto un punto di svolta. Qui tutti lasciano una ciocca di capelli, un capo d’abbigliamento o una propria foto per sottoporsi a una morte simbolica, lasciandosi alle spalle questa vita e i suoi legami prima di proseguire in una condizione intermedia (che i tibetani chiamano bardo) per rinascere in cima al Drolma-la. Questo passo sferzato dal vento a quota 5630 m rappresenta il punto culminante fisico e spirituale dei tre giorni di cammino. È un momento di grande intensità in un luogo di redenzione e rinnovamento: i peccati di una vita vengono assolti sullo sfondo delle bandiere di preghiera che sventolano nel cielo ceruleo.
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La montagna sacra
Come si addice a una montagna leggendaria, il Kailash è molto lontano da qualsiasi luogo, nascosto oltre l’Himalaya nell’estremo angolo occidentale del Tibet. Sacra per un miliardo di buddhisti, giainisti e bönpo, è la montagna più venerata dell’Asia. I tibetani la chiamano Kang Rinpoche (‘Prezioso gioiello di neve’), e credono che sia il Monte Meru, ‘l’ombelico del mondo’, il luogo che fu teatro di epiche battaglie spirituali tra il santo buddhista Milarepa e il maestro rivale bön (la religione prebuddihsta del Tibet) Naro Bönchung. I seguaci del bön conoscono il Kailash come la ‘Montagna della svastica a nove piani’, dove il loro fondatore Shenrab ascese al cielo. Per gli hindu è la dimora terrena di Shiva.
Situato a nord della catena principale dell’Himalaya nei Monti Gangdise, il Kailash si staglia solitario a circa 6714 m e la sua vetta non è mai stata scalata. Secondo il mito, dalle quattro pareti cardinali della montagna sgorgano quattro fiumi, e nella realtà le sorgenti di quattro dei fiumi più grandi dell’Asia – Karnali, Sutlej, Indo e Yarlung Tsangpo (Bhramaputra) – si trovano nel raggio di 100 km dalla vetta. Ai piedi della montagna si trova il sacro Maphum Yum-tso, o Lago Manasarovar, ciò che resta dell’Oceano Tetide che un tempo separava Asia e India. Da due millenni i pellegrini sono attratti dalla geografia sacra della regione.

Il kora
Raggiungere il Kailash è impegnativo. Da Lhasa un viaggio in auto di quattro giorni lungo 1200 km porta a Darchen, dove inizia il kora, il circuito di tre giorni intorno alla montagna. Il percorso segue ampie valli glaciali, con la montagna sempre sulla destra, e sale in modo significativo solo il secondo giorno, quando si supera Shiva-Tsal per attraversare il Drolma-la, un passo ad alta quota dove l’aria è rarefatta. Ci sono portatori o yak per fare trasportare i bagagli, e nei punti principali si trovano semplici guesthouse e tende che servono spuntini e tè dolce al latte.
Si può capire molto dei pellegrini da ciò che si portano: gli stranieri hanno costosa attrezzatura in Gore-Tex trasportata da yak o portatori; i tibetani camminano con poco più di un sacchetto di tsampa (orzo tostato macinato); i pellegrini hindu provenienti dall’India avanzano piegati in avanti sui pony, rabbrividendo sotto piumini e passamontagna e patendo l’altitudine e il freddo. Quasi tutti camminano nella stessa direzione: in senso orario. Solo ogni tanto si incontra un tibetano che cammina nel verso contrario, segno evidente che è un bönpo (seguace della religione bön).
La montagna ha una propria geografia sacra ed è costellata di monasteri, pitture rupestri, due siti di sepoltura celeste e quattro chaktsal gang, o luoghi di prostrazione. Alcuni pellegrini non si accontentano di fare il giro della montagna, ma si prostrano lungo l’intero percorso in una prova di resistenza di tre settimane, lasciandosi cadere in avanti sul terreno roccioso e innevato e poi rialzandosi, in una straordinaria dimostrazione di devozione. È chiaro che questo non è un trekking come un altro.

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Un’esperienza unica nella vita
Per i pellegrini tibetani e indiani, visitare il Monte Kailash è il sogno di una vita. Secondo i credenti, un solo circuito cancella tutti i peccati commessi nella vita, mentre 108 circuiti assicurano il nirvana. Un circuito effettuato durante la luna piena dell’anno del cavallo (ogni 12 anni) è considerato talmente propizio da consentire l’accesso al kora interno e segreto. Per gli escursionisti stranieri il percorso può essere una perfetta fusione tra il fisico e il metafisico, una sorta di meditazione ambulante di tre giorni. Per altri è semplicemente una rigenerante avventura in quello che sembra contemporaneamente il centro dell’universo e i confini della terra. Sicuramente è un trekking eccezionale intorno a una delle montagne più belle e straordinarie del mondo
Guide e prodotti consigliati:
Come organizzare il pellegrinaggio
Come arrivare
Gli stranieri devono organizzare un trasporto privato per i quattro giorni di viaggio (1200 km) da Lhasa a Darchen. Lhasa si raggiunge in aereo da Kathmandu o da una dozzina di aeroporti in Cina, oppure in treno da Xining.
Quando andare
Il trekking è fattibile solo da maggio a settembre. Il Saga Dawa in maggio richiama migliaia di pellegrini, ma in questa occasione di rado agli stranieri vengono concessi i permessi di visita.
Che cosa portare
Tè e caffè (l’acqua bollente è disponibile ovunque); piumino e sacco a pelo; Diamox in caso di lievi sintomi di mal di montagna.
Dove dormire
I monasteri a Drira-puk (prima notte) e Zutul-puk (seconda notte) offrono sistemazioni semplici in camere, camerate o tende.
Dove mangiare e bere
Il vitto è essenziale e spesso si limita a tè al latte e noodles istantanei, quindi portatevi delle provviste.