In cammino tra i pellegrini tibetani a Lhasa
Scoprite i siti spirituali di Lhasa, in Tibet, a fianco dei pellegrini, ripercorrendo la geografia sacra della città in un itinerario di condivisione e solidarietà.

Percorrere uno dei circuiti di pellegrinaggio di Lhasa è come immergersi nelle pagine dei Racconti di Canterbury di Chaucer. Si vedono pellegrini che indossano mantelli di yak e cappelli da cowboy, eleganti donne dell’Amdo che sfoggiano elaborate collane di corallo e turchese, e uomini del Kham (Tibet orientale) con le tipiche vistose trecce rosse nei capelli. Quasi tutti i pellegrini fanno girare incessantemente ruote della preghiera personali grandi come una mano; alcuni ne indossano versioni più grandi sostenute da un’imbracatura. Alcuni percorrono il circuito prostrandosi completamente, protetti da grembiuli di pelle e con blocchi di legno sotto le mani. Tutti camminano in un’unica direzione, verso un invisibile obiettivo comune.
Nei templi situati lungo il circuito l’aria è pervasa dagli odori inebrianti del burro di yak e del ginepro, poiché i fedeli spargono erbe profumate nei fornelli per l’incenso o riempiono le lampade con il burro fuso delle loro fiaschette. I monaci benedicono i visitatori aspergendoli con acqua santa o toccandoli con un’antica reliquia, mentre il suono dei tamburi tantrici rimbomba dalle profondità dell’edificio come un battito cardiaco primordiale. È una scena immutata da secoli, sia nel rituale sia nell’intensità della devozione religiosa. Questo è il cuore spirituale del Tibet.

Il circuito del Barkhor
Lhasa vanta i kora (circuiti di pellegrinaggio) urbani più importanti della regione, e i tibetani affluiscono nella capitale da tutto l’altopiano per acquisire meriti percorrendoli. Il santuario più sacro della città è il Jokhang, fondato nel VII secolo intorno a una sacra statua del Buddha dodicenne, a cui i pellegrini si inchinano mentre sfilano in silenzio. Intorno al perimetro del Jokhang corre il circuito del Barkhor, un itinerario di 20 minuti che tocca templi di vie secondarie, edifici storici e gigantesche ruote della preghiera.
A qualsiasi ora del giorno centinaia di tibetani percorrono il circuito come una marea, mormorando mantra e scambiando pettegolezzi con amici e vicini. Lungo il percorso si trovano suggestivi edifici monastici come il Tempio Meru Nyingba, bancarelle religiose e negozi che vendono gadget buddhisti, pietre preziose e accessori monastici, in un mix perfetto di religiosità e spirito commerciale. Questo affascinante e gioioso connubio di sacro e profano è pervaso in egual misura, secondo il classico stile tibetano, da devozione e umorismo sboccato.

Il circuito del Lingkhor
Il secondo grande percorso di pellegrinaggio di Lhasa è il Lingkhor, un circuito di mezza giornata che cinge la tradizionale Città Vecchia prima di avventurarsi nelle zone più moderne della città. La mattina è il momento migliore per percorrerlo, quando famiglie, amici e donne anziane eseguono il loro allenamento religioso quotidiano. Nel tratto sud-occidentale il percorso passa per Chagpo Ri, una spettacolare parete rocciosa dove i pellegrini si prostrano davanti a migliaia di pitture rupestri variopinte. A poca distanza si trova uno degli antichi ling (templi reali) di Lhasa, dove i pellegrini si strofinano la schiena contro una roccia sacra per scongiurare l’artrite e i dolori lombari. Il sentiero si snoda poi sul retro dell’imponente Potala, già dimora del Dalai Lama, passando accanto a case da tè, santuari rupestri e piccoli templi gremiti di monache, nonché le migliori bancarelle di yogurt di latte di yak della città.

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In cammino
I circuiti di pellegrinaggio del Tibet sono molto inclusivi. Seguite alcune semplici regole - tenete gli stupa e i santuari alla vostra destra, fate girare le ruote della preghiera in senso orario, siate rispettosi nei templi - e sarete accolti a braccia aperte e con un caloroso sorriso. Quando vi perdete nella forza centrifuga della folla finirete per fondervi con la gente, mentre il confine tra turista e pellegrino si dissolve. Durante un kora noterete la gioia negli occhi dei pellegrini e la meraviglia sul volto di chi visita i santuari interni a lume di candela di templi come il Ramoche o il Jokhang. Sono la fede e la devozione che animano questi pellegrinaggi a essere così stimolanti per i visitatori. Sessant’anni di regime comunista cinese non sono riusciti a scalfire la gioia, la fede e il buon umore di gran parte dei tibetani. Il segreto del popolo tibetano sta alla base della sua capacità di adattamento, compassione e serenità.
Dopo aver completato il kora, festeggiate con gli altri pellegrini in una tradizionale casa da tè tibetana con cha ngamo (tè al latte dolce e bollente). L’esperienza del pellegrino tibetano non è un’austera negazione, ma piuttosto una gioiosa forma di espressione culturale. Prendervi parte è il modo migliore per arrivare dritti all’anima del Tibet.