La pantera delle nevi: viaggio in Tibet alla ricerca della bellezza più rara

Redazione Lonely Planet
3 minuti di lettura

Nella parte orientale del Tibet, su altopiani che si trovano in media a 4500 metri di altitudine e con cime che raggiungono i 6000 metri, il regno dell’uomo lascia spazio alla fragile bellezza della natura. Qui vivono da tempo immemorabile animali talmente misteriosi da sembrare ai nostri occhi creature mistiche, depositarie di un’arcana e ineffabile saggezza. Questo è l’ambiente in cui ci portano le riprese del nuovo film di Marie Amiguet e Vincent Munier, La pantera delle nevi, nelle sale italiane dal 20 ottobre con la voce narrante di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega con il romanzo Le otto montagne (Einaudi). Qui, sull’altopiano del Qiangtang, vive e si nasconde allo sguardo il più ineffabile degli animali, la pantera (o leopardo) delle nevi. Un felino così carismatico e sfuggente da ispirare e sorreggere l'intero sviluppo di un documentario di grande interesse per gli appassionati di viaggi e fotografia, di montagna e di spazi aperti.

La pantera delle nevi © Vincent Munier
La pantera delle nevi © Vincent Munier
Pubblicità

Se l’enigmatico felino è il vero ispiratore di ogni scena, i protagonisti umani del documentario sono Vincent Munier, fotografo e documentarista pluripremiato (il primo ad avere vinto per tre edizioni consecutive il BBC Wildlife Photographer of the Year "Erik Hosking Award"), e lo scrittore francese Sylvain Tesson (vincitore del prestigioso "premio Goncourt per i racconti" e autore del romanzo La pantera delle nevi, ispirato a questa avventura e pubblicato in Italia da Sellerio), che proprio Munier invita a seguire le riprese, affidandogli il compito di dar voce a ciò che è così sfuggente e raro da risultare quasi inesprimibile a parole. Per diverse settimane, Munier e Tesson esploreranno le valli tibetane alla ricerca di animali unici e cercheranno di avvistare la pantera, una delle creature più rare e schive del pianeta.

Tibet, in cammino sugli altopiani ©PaprikaFilms_KobalannProductions
Tibet, in cammino sugli altopiani ©PaprikaFilms_KobalannProductions

Il film raccoglie anche riprese frutto di precedenti viaggi di Munier e ha spesso un sapore epico e mistico, non solo per ciò che riguarda la ricerca della pantera: anche le scene che ritraggono l’eterna lotta degli yak per sopravvivere, i loro rituali che assomigliano a danze archetipiche, hanno un fascino ipnotico. Senza dimenticare il contributo offerto dalla colonna sonora di Warren Ellis e dalla voce di Nick Cave, che entra in gioco nel momento clou del film (non vi sveliamo quale, la ricerca della pantera delle nevi richiede discrezione…).

Pubblicità
Munier e Tesson i in attesa della pantera ©PaprikaFilms_KobalannProductions
Munier e Tesson in attesa della pantera ©PaprikaFilms_KobalannProductions

La pantera delle nevi ispira rispetto e amore per la natura ad ogni fotogramma, invita ad accantonare la fretta e a coltivare la virtù dell’attesa, dote perfettamente incarnata da Munier ed essenziale non solo per il fotografo di fauna selvatica. La necessità di attendere e di tenere occhi e telecamere pronti all’imprevedibile manifestazione della bellezza lancia un messaggio potente anche a noi abitanti di una civiltà frenetica. Come ha affermato la regista Marie Amiguet, per sperare (senza certezze) di avvistare a nostra volta la pantera occorre imparare a stare in attesa e a essere discreti, arrivando quasi a trasformarsi in pietre immobili.

L'incedere maestoso di uno yak © Vincent Munier
L’incedere maestoso di uno yak © Vincent Munier
Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Per quanto mistico e in qualche modo esoterico (quanti di noi riuscirebbero a pazientare al freddo in una mattina di febbraio a -20°C come Marie Amiguet racconta di aver fatto?), La pantera delle nevi veicola un messaggio universale e parla al cuore, oltre che agli occhi, di chi ama viaggiare. Offre anche una risposta convincente a chi si domanda se il Tibet sia oggi un luogo da visitare, specialmente da parte di un viaggiatore appassionato di natura. Se le condizioni di vita dei tibetani si prestano ad ampie riflessioni geopolitiche, il fragile ecosistema degli altipiani sottolinea un’altra urgenza, quella ambientale.

Tutto il film contribuisce a stimolare il dibattito e a sensibilizzare sull’importanza di tutelare la fauna selvatica, lasciandole lo spazio che merita e non privandola mai del diritto fondamentale di vivere in autonomia nei propri spazi. In altre parole, il documentario ci ricorda che non siamo i protagonisti assoluti della vita sulla Terra, come sembra dirci anche la splendida e sfuggente pantera con il suo regale gioco a nascondersi e con la sua insindacabile scelta del momento migliore per concedersi allo sguardo.

Il trailer italiano si può vedere qui.

La colonna sonora è disponibile in digitale e il singolo “We Are Not Alone” è accompagnato da un video con alcune immagini del film.

Pubblicato nel

Destinazioni in questo articolo:

Tibet
Condividi questo articolo
Pubblicità