In Valle Aurina, Alto Adige, per riconnettere con il lato ancestrale della montagna
L’Alto Adige, uno penserebbe, non ha bisogno di molte presentazioni, con la storia di turismo alpino, le vette spettacolari, le tradizioni montane e l’organizzazione impeccabile. Ma, diciamolo, ormai i viaggiatori sono stufi delle etichette preconfezionate e delle immagini già viste. E questa potrebbe essere una bella notizia, perché significa che c’è finalmente tempo e voglia per andare oltre i luoghi comuni e approfondire un po’ meglio un territorio, le sue tradizioni, i suoi angoli ancora meno conosciuti. Ecco perché sono andata in Valle Aurina, dove ho scoperto storie antiche di un legame con la terra che affonda le radici in secoli di precario equilibrio tra uomo e natura.

Questa valle detiene numerosi record legati alla sua posizione: ci troverete il paese più a nord d’Italia, Predoi, e il rifugio più a nord d’Italia, il Brigata Tridentina, ma non è per questo che la valle vi conquisterà.
Se volete iniziare subito con un icona del posto, fate una visita al Castello di Taures: se ne sta incastonato ai lati della strada che risale la valle, un po’ cupo, massiccio, fermo nel luogo e nella storia, come le montagne che gli fanno da sfondo. Eppure all’interno delle sue mura troverete la delicatezza dell’antica arte del merletto a tombolo (di cui c’è una mostra fino a novembre 2023), oltre che il mastio e le belle stanze che danno uno scorcio su una vita di corte montana, la cappella con affreschi di Friedrich Pacher, la Biblioteca, la Sala dei Cavalieri, ma anche qualche brivido nella Camera della Tortura e nella Stanza degli Spiriti (la camera di Margarethe von Taufers, di cui potreste con un po’ d’immaginazione incrociare il fantasma).

Se volete averne una vista da cartolina prendetevi la libertà di deviare dalla strada principale (su cui salgono e scendono i bus di Südtirol Mobil che partono da Brunico e risalgono la Valle Aurina come comode navette per scoprire l’intera valle) e lasciatevi circondare dal verde dei prati, magari andando verso il caseificio Goasroscht. Qui il proprietario Günther Volgger: vi racconterà come le sue 40 capre riposino per quattro mesi ogni anno (due prima e due dopo la nascita del capretto), affinché il latte sia sempre al massimo della sua qualità e le capre siano più forti e sane. Ma, soprattutto, potrete assaggiare direttamente i sui prodotti e decidere, probabilmente, di essere arrivati nel punto in cui concedersi una prima lunga pausa: lunga almeno quanto una degustazione che vi faccia conoscere il Graukäse (tranquilli, potrete poi approfondire questa conoscenza durante le Giornate del Graukäse, evento ideato da Martin Pircher che si tiene ogni anno a settembre). Il Graukäse, che potreste conoscere come formaggio grigio, è della famiglia dei Sauerkäse (prodotti caseari senza caglio tipici delle alpi tirolesi). Questo presidio Slow Food è considerato uno dei formaggi più magri, con meno del 2% di materia grassa sul residuo secco: perfetto per non sentirsi troppo in colpa e abbassare la guardia prima di assaggiare tutti gli altri prodotti.

Ma dopo questa prima fase di ambientamento, è ora di salire di quota, e più il verde si farà intenso, più sentirete la presenza ancestrale e reale della natura. Che arriviate in primavera, in estate, in autunno e perfino inverno, quando la neve tenta di coprire il colore brillante dei prati, potrete ogni volta scoprire un aspetto diverso della Valle Aurina. Chi vive qui spesso sente questo legame con le montagne scorrergli dentro, e non saprà spiegarvelo meglio se non facendovi provare a viverlo in prima persona.
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Esperienze della natura in Valle Aurina
Il sentiero Annaweg
Un esempio è il sentiero Annaweg, letteralmente il Sentiero Anna, che va dal Tobl ad Acereto. Anneres Ebenkofler, proprietaria dell’Hotel Moosmair (le cui origini risalgono al 1850), ha passato molti anni studiando la mitologia celtica precristiana e ha saputo poi raccontarla lungo una passeggiata sulle tracce della natura e di tre divinità della vegetazione. Borbeth, Wilbeth e Ambeth accompagnano lo scorrere dei giorni, degli anni e della vita, sono custodi di un sapere ancestrale che pervaderà anche voi mentre raggiungerete l’hotel, dove al ristorante potrete assaggiare il frutto della dedizione di Anna anche in piatti preparati con le erbe (pane fatto in casa, formaggio alle erbe, pesto alle erbe, risotto al pino mugo, carne cotta nel fieno e altre prelibatezze).
Del resto qui la sapienza legata alle erbe fa parte della quotidianità. “Ricordo un giorno, da piccola, in cui una mucca non stava bene: mio padre la curò con la grappa alle erbe. Gli anziani sapevano sempre quando prendere l’erba giusta. Non volevo perdere questa conoscenza”, racconta Anna, senza mai perdere d’occhio il sentiero e fermandosi di tanto in tanto per raccogliere ora l’iperico, ora il cumino. Potrete anche tuffarvi nella storia locale nel museo allestito all’interno del Moosmair.

Bagno di bosco
Il forest bathing è nato in Giappone per dare l’opportunità alle persone di città di riprendere il contatto con la natura. Il bello è che è un’attività gratuita, che si può praticare in totale libertà. Siete però certi di riuscire a stare in silenzio, a dimenticarvi del cellulare e del mondo per un’oretta? Se avete bisogno di qualcuno che vi ricordi il valore del silenzio e che sappia trarre dal bosco tutto quello che è in grado di regalare, allora rivolgetevi a Stefan Fauster, proprietario dell’Hotel Drumlerhof. “Bisogna usare il sesto senso, va allenato come un muscolo”, vi spiegherà con poche parole mentre vi spingerà a lasciarvi andare in cerca delle piante che più vi “parlano”, anche a costo di farvi togliere le scarpe e immergere i piedi nell’acqua gelida o guardare una cascata a occhi chiusi per sentirne la potenza tramite gli schizzi sul volto: certe volte ci serve una terapia shock per ricordarci di respirare. Scoprirete così che l’udito può riabituarsi al silenzio e riconoscere nuovi rumori, che ogni pianta ha un suo odore e che tutto questo vi è mancato, anche se non lo sapevate.
La Chiesetta di Santo Spirito e antichi rituali
Costruita nel XV secolo a ridosso di un grande masso chiamato Saukopf, ‘testa di maiale’, la Chiesetta di Santo Spirito si trova a Casere, al fondo della valle davanti al passo dei Tauri, la via d’accesso a piedi più rapida per raggiungere l’Austria. Qui, oltre a affreschi, un tabernacolo barocco e un famoso crocifisso in cui il Cristo è trafitto da tre colpi di fucile. Potrete attraversare la cavità della roccia su cui poggia la chiesa, nel solco di un rito di rinascita che la leggenda dice si porterà via i vostri peccati e che, se non altro, vi farà ammirare il paesaggio da una nuova prospettiva.

Nel ventre della terra alla Miniera di Predoi
Si parte a bordo di un trenino dal sapore turistico, ma percorrendo il chilometro della Galleria Sant’Ignazio verso il ventre della montagna, affondando nel buio e nel freddo, non si può fare a meno di pensare al passato di questo posto, legato all’estrazione del rame. Potrete seguire percorsi impegnativi, da fare a piedi in compagnia delle guide, o visitare il centro climatico, dove si fanno trattamenti ipogei alla temperatura costante di nove gradi con alta saturazione di umidità pensati per alleviare pollinosi allergica, asma e altre problematiche delle vie respiratorie. Con un po’ di fortuna potrete beneficiare di tutto questo durante un’insolita performance musicale (copritevi bene, anche se vi saranno consegnate coperte e tè caldo).