I migliori giardini all'italiana di Viterbo e dintorni
Il giardino all’italiana è uno stile di progettazione dei parchi, sviluppatosi nel Rinascimento, che si caratterizza per la simmetria, l’ordine geometrico e l’armonia architettonica. L’obiettivo principale era quello di dominare la natura con la ragione, in linea con i principi umanistici del tempo. A Viterbo e dintorni si trovano alcuni degli esempi più belli, che sono perfetti da visitare in primavera, ma anche d'estate, in cerca di un po' di fresco.

I giardini di Palazzo Farnese a Caprarola
Fra i centri della Tuscia, Caprarola, sul versante orientale dei Monti Cimini, è un’incredibile epifania. Qui non troverete necropoli etrusche, ma una lunga successione di case ordinate ai lati di una via rettilinea, che conduce lo sguardo fino alla massiccia mole pentagonale di una magnifica architettura, con decorazioni che a stento si troverebbero persino in certi palazzi di Roma.
Menzionata per la prima volta nel 1275, la città di Caprarola fu dominata da varie famiglie fino a che i Farnese non ne presero possesso, facendo costruire un palazzo diventato mirabile esempio di architettura civile del Rinascimento. In una prima fase (dal 1530), Alessandro Farnese (poi papa Paolo III) aveva in mente di erigere una fortezza, la cui costruzione fu interrotta dalla morte dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane. Nel 1559, il nipote Alessandro riprese l’opera con Jacopo Barozzi da Vignola, ma optando per una dimora lussuosa, pur mantenendo la strabiliante pianta pentagonale e i bastioni, che non si percepiscono nella loro imponenza se ci si limita a guardare la facciata.
Senza indugi, salite quindi la doppia rampa che porta alla biglietteria, attraversate il cortile, che con la sua pianta circolare e gli archi a tutto sesto addolcisce la durezza marziale del pentagono esterno, e salite la straordinaria Scala Regia, che si avviluppa verso l’alto e come danzando vi porterà agli ambienti dei piani superiori.
I giardini all’italiana che si estendono alle spalle del palazzo, articolati in un sistema scenografico di grande eleganza, si distinguono in due nuclei principali: i giardini bassi, noti anche come ‘dell’Estate e dell’Inverno’, disposti su terrazze pensili, e i giardini alti, animati da fontane, statue e nicchie che ne aumentano il fascino. In quest’area sorge anche la Palazzina del Piacere, progettata da Jacopo Del Duca, con un raffinato loggiato affrescato che si apre sul verde circostante.

I giardini di Villa Lante a Bagnaia, set per la serie TV The Young Pope
Villa Lante conserva una delle massime espressioni del giardino manierista italiano. Progettata nel Cinquecento dall’architetto Jacopo Barozzi da Vignola, fu commissionata dal cardinale Gianfrancesco Gambara, che trasformò l’area da riserva di caccia in un raffinato complesso architettonico e paesaggistico.
Fulcro del progetto e obiettivo principale degli sguardi dei visitatori sono i giardini: una tappa quasi obbligata, perché a differenza di altre ville rinascimentali Villa Lante non presenta un grande palazzo centrale, ma due palazzine gemelle – Palazzina Gambara e Palazzina Montalto – affrescate e immerse, appunto, in uno straordinario giardino terrazzato. L’elemento centrale è il sistema delle fontane, che simboleggia il dominio dell’uomo sulla natura e accompagna il visitatore lungo uno spettacolare percorso d’acqua, ma soprattutto regala la sensazione che l’intero parco sia in movimento, percorso da un flusso vitale.
Il nostro consiglio è una sorta di itinerario a ritroso alla ricerca della sorgente delle acque, partendo dalla Fontana dei Mori, con quattro statue di mori che sorreggono lo stemma della famiglia Montalto (proprietaria della villa dopo Gambara). Salendo alla prima terrazza si trovano la Fontana dei Delfini e la Tavola del Cardinale, dove l’acqua scorre tra vasche e sedili in pietra, creando un’atmosfera incantevole. Si cammina quindi a fianco della Catena d’Acqua, un canale a gradoni che scende elegantemente lungo la scalinata centrale, per raggiungere in cima la Fontana del Diluvio, che rappresenta il caos primordiale. I giardini sono stati il set di alcuni episodi della serie The Young Pope, che narra le vicende immaginarie di Pio XIII, un fantomatico papa italo-americano.
Guide e prodotti consigliati:
L’ordine e la geometria del Parco dei Mostri di Bomarzo
È una delle mete più instagrammate d’Italia, tanto che in certi periodi servono i guardiani per regolare l’accesso ad alcuni monumenti. Ma se si evitano i momenti di maggiore affollamento, durante i quali il sito è comunque godibile, il Parco dei Mostri o Sacro Bosco di Bomarzo restituisce tutto il fascino e lo stupore che lo contraddistinguono, da quando è stato pensato e realizzato dal principe Orsini, nel Cinquecento, come uno dei più incredibili parchi rinascimentali.
Fin dal primo passo che muoverete al suo interno, vi sarà chiaro che il Parco dei Mostri o Sacro Bosco di Bomarzo è un luogo unico nel suo genere. Fu infatti realizzato alla metà del Cinquecento per volontà del principe Pier Francesco Orsini (detto Vicino) come un giardino visionario e surreale, che si discostasse dai tradizionali canoni rinascimentali e manieristi dove invece regnano la razionalità e la pulizia delle linee.
A Bomarzo, dovrete lasciarvi guidare dai sensi, dalle presenze mostruose, dal profumo della terra, dai fruscii del bosco. Il parco fu progettato dall’architetto Pirro Ligorio (ideatore di Villa d’Este a Tivoli e nominato architetto della Fabbrica di San Pietro alla morte di Michelangelo, ma quasi subito licenziato per disaccordi interni), che creò un labirinto simbolico di sculture scolpite direttamente nella roccia vulcanica del luogo, ‘sol per sfogare il core’, si legge inciso su una pietra del giardino, di Pier Francesco, in lutto per la perdita dell’amata moglie Giulia Farnese.
Dopo la morte di Vicino Orsini, il Sacro Bosco cadde in abbandono per secoli, fino a quando, nel Novecento, l’interesse per questo luogo rinacque grazie a studiosi e artisti, tra cui Salvador Dalí, che ne rimase profondamente affascinato. Negli anni ’50, la famiglia Bettini acquistò e restaurò il parco, rendendolo nuovamente visitabile.

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Il Palazzo dei Priori a Viterbo e i suoi giardini
Le forme rinascimentali del Palazzo dei Priori, con la sua sequenza armoniosa di archi a tutto sesto sono simbolo del potere civico di Viterbo. Fu inizialmente residenza del governatore del Patrimonio di San Pietro in Tuscia, responsabile della gestione dei territori dello Stato Pontificio, e divenne sede dei priori nel 1510.
Entrati al suo interno, si resta a bocca aperta per le sale affrescate dai colori sgargianti; fra queste, la Sala Regia riveste un interesse particolare per gli affreschi del tardo Cinquecento che illustrano le vicende storiche e leggendarie della città, e il soffitto con rappresentati i borghi e i castelli del territorio: la ricchezza di decorazioni la fa sembrare come coperta di arazzi e festoni.
Meritano una visita anche il Museo dei Portici, con una tenebrosa Pietà cinquecentesca di Sebastiano del Piombo, che secondo la tradizione storica fu dipinta da un cartone di Michelangelo, e interessanti mostre temporanee. C’è anche un bel giardino, impreziosito da una fontana secentesca.
I giardini del Castello Ruspoli a Vignanello
Il maniero fu costruito intorno al 1574 dai Farnese, cui era stato concesso in feudo Vignanello, mentre i magnifici giardini furono progettati nel XVII secolo da Ottavia Orsini, moglie di Marcantonio Marescotti, i cui discendenti possiedono tuttora la residenza e la aprono al pubblico per cerimonie e visite guidate. Un fossato separa il castello dalla piazza, che, soprattutto la domenica, è il teatro dove va in scena la vita del paese. Per godervi questo spettacolo dal di dentro, non mancate di fare una sosta al Caffè Moderno, nei pressi del castello.