Il Festival del Viaggio di Biella
Dal 30 maggio al 14 settembre 2025, Biella ospita la VI edizione del festival "Viaggio, Orizzonti, Frontiere, Generazioni", un progetto a cura di Associazione Stilelibero, che porta i visitatori in una riflessione stimolata da mostre, incontri e cammini urbani. Un invito a riscoprire il senso del partire — e del restare.

Nel cuore del Piemonte, tra le Prealpi biellesi e un passato industriale, Biella sta tracciando una nuova mappa del viaggio. E lo fa a modo suo: con lentezza, profondità, e uno sguardo che abbraccia tanto le cime del K2 quanto i silenzi di un borgo da ripopolare.
Il festival si suddivide in due tempi: una tre giorni di incontri e talk dal vivo, dal 30 maggio al 1° giugno, e un’estensione più lenta e profonda che accompagna la città fino a settembre con mostre e installazioni.
“Il viaggio non è solo movimento. È conoscenza, è desiderio, è ascolto del reciproco.” A parlare è Fabrizio Lava, fotografo e direttore artistico del festival, che ha portato la sua esperienza da esploratore (prima in Africa, poi in spedizioni alpinistiche) dentro l’identità stessa della manifestazione. “Biella è la città dove è nata la fotografia di montagna e l’esplorazione alpina. Quintino Sella ha lasciato un’impronta fortissima: con il festival, vogliamo ritessere questo filo.”

Di cosa si parla
Tra gli incontri più significativi del Festival del Viaggio 2025 spicca quello con Davide Coltri, in dialogo con Vittoria Bazzan, per la presentazione del libro Dov’è casa mia (Minimum Fax). Coltri, attivo da anni in progetti scolastici nelle emergenze umanitarie, ha lavorato in contesti complessi come Iraq, Sierra Leone, Nepal, Sudan, Siria e Mozambico. Il suo libro è un racconto vivido di questi luoghi, delle persone incontrate e delle difficoltà affrontate: un invito a riflettere su cosa significhi, davvero, chiamare un posto “casa”. Altro appuntamento da non perdere è quello con la giornalista e scrittrice Francesca Tumiati, intervistata da Paola Guabello, che presenta Un’allegria di troppo (Feltrinelli), la sua opera prima: un romanzo delicato e ironico sull’identità femminile e i paradossi dell’apparenza. A completare la riflessione sul viaggio come esperienza interiore e territoriale, gli interventi di Vito Teti, antropologo e autore de La restanza (Einaudi), che racconta il senso profondo del rimanere nei luoghi dell’origine, e di Paolo Furia, filosofo e autore di Spaesamento (Meltemi), che indaga l’estetica del paesaggio e il legame emotivo tra persona e territorio.

Le mostre da non perdere
Tra le esposizioni principali è in programma De Aethiopes generis humani varietate di Stefano Faravelli, un racconto visivo del viaggio dell’artista in Etiopia alla scoperta delle origini dell’uomo. La mostra K2 racconta un tema centrale per il territorio e per il mondo dell’esplorazione alpina: la spedizione del CAI Biella del 2024. Le immagini di Vittorio Sella del 1909 nel primo tentativo di salita con il Duca degli Abruzzi saranno messe a confronto di quelle della spedizione del 1954 guidata da Ardito Desio, momento che mette in luce non soltanto gli alpinisti, ma anche il drammatico cambiamento visibile nei ghiacciai.
Una delle novità più interessanti di questa edizione è il dialogo aperto con la Cina: “Lo scorso anno abbiamo ospitato due fotografi cinesi, Ye Wenlong e Jin Ting, che creano immagini verticali di grande forza narrativa. Uno si è concentrato sulla natura, l’altro sull’archeologia industriale. Io stesso ho esposto in Cina, ed è nato uno scambio che continua”, racconta Lava, parlando di come il festival sta uscendo dai confini nazionali, pur mantenedno un forte legame con il territorio.
Non mancheranno fotografi italiani e internazionali, scrittori, antropologi e studiosi del paesaggio. Ma sempre con un’attenzione particolare al rapporto tra il viaggio e il territorio — anche quello apparentemente più vicino.
“Ci interessa parlare dei borghi da ripopolare, della montagna abitata, delle scelte quotidiane. In fondo, anche restare è una forma di viaggio”, dice Lava. È una filosofia che si riflette anche nel modo in cui si consiglia di vivere la città durante il festival.

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Il viaggio passa da Biella
“Biella è una città da scoprire con calma. Viene da un passato industriale, per cui è relativamente nuova al turismo, ma ricchissima di luoghi che meritano uno sguardo attento,” spiega Lava. “C’è il Ricetto di Candelo, un borgo medievale intatto. C’è la Fondazione Pistoletto con il suo messaggio di arte e trasformazione sociale. Ci sono moltissimi parchi, le ex fabbriche, i borghi in pietra e i cammini.”
Il consiglio è prendersi almeno due giorni: girare a piedi, attraversare la città come un arcipelago di storie. Fermarsi a Palazzo Ferrero, ma anche perdersi nei dettagli. Assistere a un talk, poi passeggiare tra le installazioni. Fare un viaggio intimo, oltre che geografico.
Più che una celebrazione del partire, il Festival del Viaggio di Biella è un invito a riflettere sul modo in cui viaggiamo: cosa cerchiamo, cosa lasciamo, cosa scegliamo di vedere o non vedere. È, in fondo, un viaggio nel viaggio. E Biella, silenziosa e accogliente, è il luogo perfetto per farlo accadere.