Spiagge e arte nel Lamu Archipelago, in Kenya
Il Lamu Archipelago, all’estremo nord della costa del Kenya, ha catturato la fantasia di esploratori, hippy e artisti con le spiagge idilliache e il fascino swahili. Gli attuali abitanti, in prevalenza bajuni, sono abituati agli stranieri: da fiorenti città-stato commerciali swahili del XIV secolo le isole sono state centro di studi islamici e swahili, e poi luogo di vacanze alla moda. Le isole, prive di auto, vi porteranno in un’era passata, ma il caldo, la siccità e i prezzi sono elevati.

La Città Vecchia, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è piena di energia, se si vuole vivere un’esperienza coinvolgente. Le isole conservano un’atmosfera del tipo: ‘ti devi adattare’ anche se sono stati raggiunti dei compromessi. Non c’è comunque da stupirsi se personaggi del calibro di Mick Jagger e Madonna abbiano scelto questi vicoli e i giardini nascosti, i cortili e le terrazze sul tetto come rifugio (la privacy è garantita). Aggiungete la bellezza delle spiagge e della barriera corallina, i festival vivaci e la qualità degli alberghi: amerete Lamu alla follia.

A piedi della Città Vecchia: un labirinto vivente di sette secoli
Il labirinto vivente che è la Città Vecchia di Lamu vi inghiottirà e vi porterà in molti angoli inaspettati, se lo consentirete. Potete partire ogni giorno in una direzione diversa e andare alla scoperta, ma l’orientamento, la conoscenza e la rete di guide locali sono indispensabili per individuare e comprendere il contesto e la storia di ciò che vedete. Quello che vi aspetta è un arazzo di antichi edifici in corallo e mangrovie, maestose porte intagliate in stili differenti, a seconda dei materiali e delle influenze arabe,indiane o altre ancora. Ci sono siti storici classici come quelli sul mare del Lamu Museum, Lamu Fort, Swahili House Museum, Pwani Mosque, dove iniziava l’antico litorale prima che fosse recuperato due secoli fa, e la più grandiosa Riyadha Mosque. Quest’ultima è la moschea utilizzata ininterrottamente più a lungo nel mondo swahili, ma con 35 moschee nella sola città di Lamu ne incontrerete parecchie di varie dimensioni e stili nel vostro girovagare. Ci sono anche luoghi meno conosciuti, come la vecchia fabbrica di olio di cocco, una serie di gallerie d’arte e il Silversmith, due negozi confinanti di proprietà di fratelli che realizzano gioielli in argento e frammenti di porcellana riutilizzati, spesso trovati nei relitti di navi al largo della costa.
Chiedete al Lamu Museum, alla Swahili House o al vostro alloggio una guida che conosca bene la città di Lamu e la sua storia. Non esitate a chiedere alla guida di portarvi in luoghi specifici: la maggior parte delle guide renderà la passeggiata lunga o corta a seconda delle vostre richieste, ma dedicate almeno un’ora alla visita.
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Le rovine di Takwa
Queste suggestive rovine, sul lato sud-orientale di Manda Island, narrano la storia di un’antica città e centro commerciale un tempo fiorente con 2500 abitanti tra il XV e il XVII secolo, poi abbandonata. Si ritiene che, a causa della salinizzazione delle riserve di acqua dolce dell’isola e dei conflitti continui con i residenti di Pate Island, gli abitanti si trasferissero a Shela. Sono rimaste in vari stati di conservazione le pareti in corallo solo di 100 case della città, insieme alla moschea centrale, ai pozzi, alle mura di cinta con quattro porte e ai maestosi alberi antichi, tra cui alcuni preziosi baobab. A causa della posizione remota in una parte già remota del paese, voi e la vostra guida dei National Museums of Kenya che gestiscono il monumento, avrete probabilmente il sito tutto per voi e per la vostra immaginazione. Le rovine si trovano a 30 minuti di barca dalla città di Lamu e vi si accede tramite i canali di mangrovie poco profondi tra le isole, quindi solo con l’alta marea. Controllate gli orari delle maree e scegliete una mattina o il tardo pomeriggio per evitare di trascorrere due o tre ore sotto il sole cocente di mezzogiorno.

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Visita a Pate Island e Kiwayu Island
Pate è l’isola più grande del Lamu Archipelago ed è sicuramente quella con i siti storici meno visitati, data la distanza. Lo storico Siyu Fort fu costruito per difendersi dalle forze arabe omanite ed è l’unico in Africa orientale costruito dagli abitanti indigeni – i più noti e più visitati Fort Jesus a Mombasa e Lamu Fort furono eretti dagli stranieri dopo la conquista. A sud di Siyu si trova il villaggio di Shanga con quelle che potrebbero essere le rovine più antiche della costa keniana, risalenti all’VIII secolo; si può ammirare quella che un tempo era una fiorente città swahili con moschee,centinaia di tombe e oltre 100 case. Questo non è un sito museale ufficiale, quindi cercate una guida locale o andate da soli.
Chiunque può salire sulle imbarcazioni matatu per passeggeri da Lamu alla città di Pate, all’estremità est dell’isola, e tornare in giornata se si programma con attenzione; a Pate Island non ci sono sistemazioni. Una volta arrivati sull’isola, potete prendere una barca per raggiungere altri punti, o affrontare alcuni giri spettacolari sulla sabbia versol’interno in boda-boda. Si può anche organizzare una barca privata a motore o un dhow tradizionale per navigare e visitare in giornata Pate, Shanga a sud e Siyu, che è più accessibile al centro con l’alta marea tramite un canale di mangrovie.
Se sentite l’esigenza di isolarvi (e avete tempo e denaro), Kiwayu Island (a volte scritto Kiwayuu) è ancora più remota, più a nord nella Kiunga Marine National Reserve, un territorio ottimo per le immersioni, lo snorkelling e l’avvistamento degli squali (nella stagione giusta). L’iconico Mike’s Camp da 20 anni offre uno scenario da Robinson Crusoe per la vostra fuga, e ci sono un paio di sistemazioni nel villaggio all’estremità meridionale dell’isola, di fronte alla baia.

Le ‘mamas delle mangrovie’ di Pate Island
Nel Lamu Archipelago si trova più del 60% delle mangrovie del Kenya, da cui dipendono materiali edili, medicine e miele. Sono vivai per granchi e specie ittiche, necessari per il cibo e il commercio. Le mangrovie sono barriere contro le tempeste e pozzi di assorbimento del carbonio, utili a combattere il cambiamento climatico.
Dal 2010 circa, gruppi come Kizingitini Women’s Fishery Group e Mtangawanda Women’s Association sono in prima linea
per difendere le foreste dall’eccessivo sfruttamento. Piantano germogli, studiano potenziali siti di messa a dimora, istruiscono donne sui tipi di mangrovie da piantare e offrono microfinanziamenti per attività e altre esigenze.