Sei isole minori per scoprire il Giappone meno conosciuto

Redazione Lonely Planet
9 minuti di lettura

Oltre alle quattro isole principali, il Giappone ne conta altre 14.121 – grandi e piccole – che attendono di essere scoperte. Sparpagliate da nord a sud, nell’arco di quasi 3800 km, queste isole hanno conformazioni, vegetazione e culture molto diverse. Circa 430 sono abitate, alcune sono facili da raggiungere mentre altre richiedono più tempo e organizzazione.

La spiaggia di Sakaiura nell’arcipelago di  Ogasawara @Spyan/Shutterstock
La spiaggia di Sakaiura nell’arcipelago di Ogasawara @Spyan/Shutterstock
Pubblicità

Le esperienze da non perdere nelle isole minori del Giappone

Noleggiare una e-bike per esplorare Nakano- shima

Nakano-shima più nota come Ama (nome della città dell’isola), è la seconda delle Isole Dōzen per dimensioni. Con il porto di Hishiura e gli splendidi panorami, è il posto migliore per fare base nell’arcipelago e ideale per una giornata in bicicletta.

Potete affittare bici elettriche al terminal traghetti del porto di Hishiura: al piano superiore c’è una bella caffetteria, Central-tei, che serve piatti locali come il kanshimame-zuke-don (piatto con riso e sashimi di calamaro marinato nella salsa di soia) e curry di turbinidi. In alternativa potete procurarvi un pranzo al sacco da Shan Yama, al piano terra.

Fate la vostra prima tappa nella piazza di Yakumo, dove c’è una statua a grandezza naturale dello scrittore Lafcadio Hearn e di sua moglie Koizumi Setsu, che visitarono Ama nel 1892. Hearn raccontò l’esperienza di quel viaggio in

Glimpses of Unfamiliar Japan.

Proseguite per l’Oki-jinja, santuario che risale al 1939 e onora l’imperatore-poeta Go-Toba, il quale fu esiliato nelle Isole Oki nel 1221 e vi trascorse gli ultimi 18 anni della sua vita. Dal santuario, un breve sentiero porta alla tomba di Go-Toba, presso la quale sono stati piantati dei ciliegi che la rendono un luogo splendido durante il periodo della fioritura.

La costa di Akiya, nel nord dell’isola, è spettacolare. Qui potete osservare da vicino una striscia di scorie vulcaniche rosso ruggine formatesi dall’ossidazione del magma 2,8 milioni di anni fa. Gli elementi naturali hanno eroso la roccia creando forme straordinarie lungo la costa, incluso un buco a forma di cuore in un faraglione. È un bel posto per campeggiare e fare il bagno.

Leggi anche:

Esplorare in SUP i fiumi di Iriomote-jima

Anche gli avventurieri più esperti dovrebbero assumere una guida per esplorare la fitta giungla subtropicale di Iriomote- jima ed evitare di ferirsi o perdersi. Quasi tutta l’isola è un parco nazionale, inserito nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO nel 2021. È nota per le mangrovie, le cascate e i gatti selvatici, e uno dei modi migliori per addentrarsi nell’interno è attraverso i corsi d’acqua, risalendo un fiume con lo stand-up paddleboard (SUP) o il kayak. Suzuki Ikkei, proprietario della compagnia di tour Iriomote St East, è una guida SUP che parla abbastanza inglese per assicurarsi che vi divertiate (e ha altre guide che lo parlano correntemente). I tour di mezza giornata vi porteranno in luoghi meno noti dove potrete godervi la natura; sono aperti a tutti i livelli e di solito includono solo tre o quattro persone (mai più di sei).

Prendete il traghetto per circa 50 minuti da Ishigaki per incontrare la vostra guida a Ōhara, il porto di Iriomote, dove ci sono meno turisti che a Uehara. Portate con voi acqua, snack e protezione dai raggi UV, e indossate abiti e scarpe che si possano bagnare. Vicino al punto in cui uno dei fiumi si getta nel mare, la guida illustrerà brevemente la tecnica del paddleboarding e poi partirete. Il tour scivola lungo la placida acqua salmastra di una delle più grandi paludi di mangrovie del Giappone, con alcune specie di questa pianta che si trovano solo qui e che si sono adattate a crescere nell’acqua salata. Sentirete il fischio del martin pescatore dagli alberi e vedrete i pesci nuotare nell’acqua limpida. Risalendo il fiume, dove l’acqua dolce non si è mescolata con quella marina, la vegetazione cambia. Improvvisamente ci si trova nella giungla, tra baniani e sagaribana (Barringtonia racemosa), che fiorisce solo per una notte e poi lascia cadere i suoi fiori. Se siete abbastanza fortunati da arrivare nel mese di giugno, vedrete i morbidi fiori rosa galleggiare nel fiume.

Pubblicità
Una foresta di mangrovie sul fiume Maira nelle isole Iriomote @Khun Ta/Shutterstock
Una foresta di mangrovie sul fiume Maira nelle isole Iriomote @Khun Ta/Shutterstock

Passare 24 ore in traghetto per raggiungere l’arcipelago di Ogasawara, le ‘Galapagos giapponesi’

Questo paradiso subtropicale è considerato parte della Prefettura di Tōkyō. Spiagge incontaminate di sabbia dorata, acque tropicali ricche di fauna marina e frutti della passione coltivati in loco fanno parte della ‘Tōkyō life’ sulle due isole abitate dell’Arcipelago di Ogasawara. Lo snorkelling, gli avvistamenti di balene, il nuoto con i delfini e la cena a base di sashimi marinato nella soia sono molto lontani, 1000 km a sud, da Ginza. Il viaggio in traghetto dura 24 ore, ma questo preserva la bellezza naturale di questo arcipelago dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Le isole hanno anche una bella storia: un tempo note come Isole Bonin, furono mappate dai giapponesi nel XVI secolo e divennero una base per i coloni dell’Europa e delle Isole del Pacifico, che negli anni ’30 dell’Ottocento vi stabilirono stazioni di rifornimento per le baleniere. Oggi, circa 100 discendenti di questi coloni, noti come obeikei, vivono ancora sulle isole, come si può notare dai nomi e dagli occasionali volti occidentali.

La spiaggia di Saneku sull’isola di Kakeroma @photoNN/Shutterstock
La spiaggia di Saneku sull’isola di Kakeroma @photoNN/Shutterstock
Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Raggiungere Kakeroma-jima tra antichi baniani.

Appena si scende dalla barca su Kakeroma, un’isola con circa 1000 abitanti, il tempo rallenta. Il segnale telefonico si interrompe man mano che ci si allontana dalla strada principale. Non c’è niente da fare se non ascoltare gli uccelli e le onde, nuotare nell’oceano turchese, crogiolarsi alla presenza di antichi alberi di baniano e godersi il panorama. Per raggiungere e girare l’isola, tuttavia, è necessaria un’attenta pianificazione. I viaggiatori spesso sottovalutano le sue dimensioni e la scarsità di infrastrutture turistiche. La gente del posto ha accolto con favore l’afflusso di visitatori negli ultimi anni, ma chiede di non raccogliere i fiori e di portare con sé i propri rifiuti.

Per una gita in giornata, procuratevi un pranzo al sacco e andate alla spiaggia di Saneku. Traghetti e water taxi partono da Koniya, all’estremo sud di Amami-Ōshima, per Sesō e Ikenma, porti di Kakeroma (voi siete diretti al primo). Al terminal di Koniya non ci sono cartelli in inglese, ma il personale del banco informazioni parla un po’ di inglese e può aiutarvi con le coincidenze di barche e autobus (per evitare che rimaniate bloccati per ore). Se optate per il water taxi (solo 12 passeggeri per barca), arrivate almeno 15 minuti prima, ma tenete pronti ¥400 yen da depositare in una cassetta di legno accanto al capitano. Ci vogliono solo 20 minuti per attraversare il canale. Al porto di Sesō non c’è nulla, se non una sala d’attesa e un negozio dall’altra parte della strada che vende bentō (se è chiuso, non c’è altro in questa parte dell’isola). La fermata dell’autobus, nel parcheggio, è una pensilina senza segnaletica con una panchina all’interno. Per arrivare a Saneku ci vogliono 50 minuti.

Prendetevi un po’ di tempo per passeggiare anche lungo la strada, dove le case sono protette dai tifoni da muri di corallo costruiti (senza malta) per permettere al vento di passare, mantenendo le case fresche in estate. Gli spazi vuoti sono anche un buon nascondiglio per i serpenti habu, per cui lungo la strada sono posizionati a intervalli regolari dei bastoni per poterli colpire. Un’altra innovazione interessante dell’isola: notate le bottiglie di plastica rovesciate con il fondo tagliato, fissate a dei pali. Sono per i giornali, consegnati ogni mattina dall’autista dell’autobus dopo l’arrivo della prima barca.

La spiaggia di Saneku si trova in una piccola insenatura, nel canale tra Kakeroma e Amami-Ōshima. L’acqua limpida e calma è di un azzurro brillante. È qui che i bimbi della scuola elementare che si trova lungo la strada imparano a nuotare. Conchiglie e vetri sono sparsi lungo la spiaggia di sabbia bianca, che in una giornata nuvolosa potreste avere tutta per voi.

Il Rishiri- zan, conosciuto anche come Rishiri-Fuji  @Robert Harding Video/Shutterstock
Il Rishiri- zan, conosciuto anche come Rishiri-Fuji @Robert Harding Video/Shutterstock

A Rishiri-tō scalare il Rishiri-zan

L’autore e alpinista Fukada Kyūya fece un grande favore a Rishiri-tō, 40 km a ovest di Wakkanai, quando nel 1962 incluse il Rishiri-zan tra le sue Nihon Hyakumeizan, le Cento famose montagne. Oggi, ogni escursionista giapponese ha Rishiri-tō nella sua lista, e durante l’estate c’è un afflusso di turismo costante. Conosciuto anche come Rishiri-Fuji, per la sua somiglianza con il monte Fuji, il Rishiri- zan è una salita impegnativa. Il sentiero principale si trova nell’entroterra a 4 km dal porto dei traghetti di Oshidomari, a 220 m sul livello del mare. La vetta si trova a 1721 m, il che significa un dislivello di 1500 m. È un’escursione assolutamente gratificante, con panorami stupefacenti, ma non sottovalutate la forma fisica necessaria per affrontarla, o la variabilità delle condizioni su questo vulcano esposto e isolato che si erge dal mare. Per l’escursione sono necessarie 8-10 ore andata e ritorno. Dal punto di partenza, presso il campeggio Hokuroku, la salita è costante: inizialmente si attraversa il bosco, poi si sale lungo una cresta. C’è un rifugio d’emergenza a 1230 m, appena dopo l’ottava stazione, poi il gioco si fa duro su per una cresta, verso la vetta. Un piccolo santuario a Kita-mine (Cima Nord), a 1719 m, segna la vetta per gli escursionisti. In realtà Minami-mine (Cima Sud) è 2 m più in alto (1721 m), ma a causa dell’erosione l’accesso è vietato. Il panorama a 360 gradi è stupendo, nelle belle giornate, con Hokkaidō a est e Rebun-tō a nord-ovest. La maggior parte degli escursionisti scende per la stessa via della salita, ma si può anche scendere a Kutsugata, sulla costa ovest.

Pubblicità
L’isola di Rebun-tō @rujin/Shutterstock
L’isola di Rebun-tō @rujin/Shutterstock

Camminare tra i fiori sui sentieri di Rebun-tō

Mentre la vicina Rishiri-tō è un vulcano che sorge imponente dal mare, Rebun-tō è totalmente diversa, più simile a un lungo calamaro secco posato sulla superficie dell’oceano. I visitatori vengono qui per fare escursioni lungo tutta l’isola, e per ammirare i campi di fiori selvatici che esplodono di colori durante l’estate. In cima alla lista delle cose da vedere c’è l’usuyuki-sō, la ‘stella alpina di Rebun’, che si trova solo a Rebun-tō ed è motivo di grande orgoglio per gli isolani.

Il terminal dei traghetti è a Kafuka, nel sud; le navi da Wakkanai impiegano circa 2 ore per raggiungere l’isola, mentre quelle che collegano Rebun-tō con Rishiri-tō impie- gano 40 minuti. Gli autobus pubblici percorrono tutta l’isola fino alla punta settentrionale di Sukuton-misaki. Sono poco frequenti, quindi controllate gli orari al terminal dei traghetti prima di partire per le vostre avventure su Rebun-tō. Fuori dal terminal dei traghetti è possibile noleggiare scooter e biciclette. Se avete tempo, Usuyuki-no-yu Onsen si trova proprio sul lungomare di Kafuka.

Rebun Tourism ha una cartina online in inglese con sette diversi percorsi escursionistici consigliati. Il più a sud è il Momoiwa, un sentiero relativamente facile di 5,3 km con un paesaggio incantevole, che richiede 2-3 ore. Prendete l’autobus pubblico fino all’inizio del Momoiwa, sopra Kafuka, salite fino al punto panoramico, quindi dirigetevi verso sud attraverso campi di fiori con vista sulla costa ovest. Dal Faro di Motochi, guardando verso sud in direzione di Rishiri-tō, si conclude scendendo nel piccolo villaggio di Shiretoko, da dove si può prendere l’autobus per tornare a Kafuka.

Leggi anche:

Pubblicità

Guide e prodotti consigliati:

Guida di viaggio

Giappone

Pubblicato nel

Destinazioni in questo articolo:

Giappone
Condividi questo articolo
Pubblicità