Longevità, mare e buon vivere: alla scoperta di Okinawa, l’Isola della vita serena

Benvenuti a Okinawa, l'isola giapponese dove il tempo sembra rallentare, il mare ha mille sfumature e la vita si allunga con grazia. Conosciuta in tutto il mondo per la longevità dei suoi abitanti e per la filosofia dell’ikigai – il motivo per cui ci si alza ogni mattina – Okinawa è molto più di una meta balneare: è un viaggio nel benessere, nella natura e in una cultura profondamente radicata nella semplicità.

Il fascino esotico di Okinawa ©yoven/Shutterstock
Il fascino esotico di Okinawa ©yoven/Shutterstock
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L’isola principale della Prefettura di Okinawa, Okinawa-hontō, detta semplicemente Okinawa, ha fama di paradiso semitropicale non meno affascinante delle Hawaii. I novelli sposi vengono qui per la luna di miele, e per questo tipo di esperienza ci sono diversi resort di lusso. Le isole esterne (come Miyako o Zamami) hanno spiagge più incontaminate (e meno affollate), ma non dimenticate la ricca cultura di Okinawa, diversa da quella del resto del Giappone. Gli abitanti di Okinawa-hontō – per secoli centro politico e religioso delle Ryūkyū – sono particolarmente orgogliosi della loro cultura, rimasta viva nonostante una storia di sfruttamento da parte di Cina, Giappone e Stati Uniti. Nonostante l’assimilazione forzata del XIX secolo, la lingua e la cultura native sono ancora presenti nella parlata locale, nei tessuti, nell’architettura, nel cibo e nei rituali dell’isola.

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La scena gastronomica di Naha

In tutto il mondo, la dieta tradizionale di Okinawa (ricca di alimenti vegetali integrati da un po’ di pesce) ha fama di garantire longevità, ma i giapponesi vengono a Okinawa-hontō per i tacos e la pizza. Oggi la cucina di Okinawa accoglie influenze da Cina, Sud-est asiatico, Polinesia, Nord America e Giappone continentale, oltre a offrire ingredienti e piatti locali. Per assistere all’asta dei tonni al mercato del pesce di Iyumachi, arrivate presto (intorno alle 6 del mattino).

Tra scali turistici e container, Iyumachi è una versione in miniatura del mercato del pesce di Tsukiji a Tōkyō. Sarete accolti dall’odore di fumo proveniente da una bancarella di yaki-imo (patate dolci arrostite). All’interno, il mercato profuma di acqua di mare fresca. Data la vicinanza alle zone di pesca – di tonno rosso, pinna gialla, obeso e alalunga, a seconda della stagione – qui il tonno è solitamente fresco, non congelato. Per colazione, prendete del sashimi o del pesce grigliato o fritto in uno dei chioschi.

Il Castello di Shuri

Lo Shuri-jō ( Castello di Shuri) è una replica del castello costruito nel XV-XVI secolo, quando il Regno delle Ryūkyū prosperava grazie al commercio con la Cina, il Sud-est asiatico e il Giappone e ai tributi dei territori che arrivavano a includere le isole di Amami, Miyako e Yaeyama. La sua architettura riflette queste influenze e la sua funzione di residenza reale, centro governativo e spirituale è fulcro di artigianato e arti performative. Nel 1879 il Giappone annesse con la forza Okinawa e fece del castello una base militare. Distrutto dagli americani nella seconda guerra mondiale, ricostruito nel 1992 e poi di nuovo nel 2019, dopo un incendio (al momento delle nostre ricerche era aperto ma sono in corso lavori di ristrutturazione), lo Shuri-jō è diventato il simbolo dell’annessione giapponese e della resilienza della cultura unica delle Ryūkyū.

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L’ingresso allo Shuri-jō ( Castello di Shuri)   ©VTT Studio/Shutterstock
L’ingresso allo Shuri-jō ( Castello di Shuri) ©VTT Studio/Shutterstock

La tradizione tessile di Okinawa

La varietà e la complessità dei tessuti Ryūkyū è sorprendente. Al Suikara, il museo della tintura e della tessitura Shuri vicino a Shuri-jo, potete iscrivervi a un laboratorio di bingata per creare colorati disegni floreali. Il Centro Ōgimi Bashofu, a nord di Yanbaru, è un centro di produzione dove gli artigiani locali intrecciano le fibre di banano in tessuti a motivi geometrici nei toni del beige, del marrone e dell’oro e trasmettono la loro arte – i visitatori sono invitati a osservare in silenzio.

Se volete cimentarvi nella tintura con l’indaco, ci sono corsi di un’intera giornata presso il Centro dell’Artigianto di Okinawa, vicino al Castello di Tomigusuku, alla periferia di Naha. Sulle altre isole, cercate lo tsumugi tinto con il fango a Ōshima, il jōfu di Miyako, il luminoso minsah di Yaeyama e i motivi intricati dello hanaori di Yonaguni. Potete anche scoprire il complesso processo di realizzazione del jōfu di Miyako, ricavato da piante autoctone della famiglia delle ortiche, al Centro di Artigianato Tradizionale di Miyako-jima.

Fantasmi e spiriti sul Kudaka-jima

Lo spettro della seconda guerra mondiale, il suo trauma generazionale e la povertà frutto delle atrocità commesse sull’isola dal Giappone continentale e dagli Stati Uniti, perseguitano ancora Okinawa: il Parco della Pace di Okinawa offre uno spazio di riflessione.

Nonostante l’opposizione di molti okinawesi, gli Stati Uniti rivendicano ancora parte di questa terra. Ma lo spirito della cultura delle Ryūkyū rimane vibrante: per sentirlo, la famiglia reale e la sacerdotessa di rango più alto erano solite riunirsi in preghiera a Kudaka-jima.

Circa 40 minuti di auto o più di un’ora di autobus a est di Naha si trova il porto di Azama a Nanjō. Da qui, quattro traghetti al giorno compiono una traversata di 20 minuti fino a Kudaka-jima. Acquistate una cartina insieme ai biglietti del traghetto e non dimenticate un cappello e la crema solare. L’isola, che misura 8 km di circonferenza, è perfetta per una gita in giornata. La popolazione, per lo più anziana e composta da circa 200 abitanti, porta avanti lo stile di vita tradizionale, rendendo quotidianamente grazie al cielo, alla terra e al mare.

Una volta scesi dal traghetto, girate a sinistra e camminate lungo l’acqua fino alla fine del parcheggio, fermandovi prima che la strada salga; sulla destra, un piccolo cartello di pietra indica il luogo sacro dove i visitatori devono inginocchiarsi e riconoscere in silenzio la loro intrusione prima di entrare nell’isola. Kudaka-jima ha molti utaki, spazi naturali dove si venerano gli dei e le divinità ancestrali: l’artista e teorico Okamoto Tarō ha descritto il loro vuoto vertiginoso, e ognuno di essi sembra vibrare di qualcosa che va oltre le parole (un essere soprannaturale o il potere della natura, fate voi). Non bisogna entrare negli utaki – spesso il confine è segnato solo da una corda sottile – ma contemplarli dall’esterno. Alcune parti dell’isola chiudono per rituali secondo il calendario lunare e può essere un po’ complicato sapere esattamente dove si può andare e dove no, quindi fate attenzione ai cartelli con scritto 立入禁止 (vietato l’ingresso), e tornate indietro se qualcuno vi sgrida!

I fondali di Kerama
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Snorkelling a Kerama

A breve distanza da Naha, capoluogo di Okinawa, il Parco Nazionale di Kerama  è uno dei migliori posti al mondo per lo snorkelling: l’acqua è così limpida e brillante che il suo colore ha un nome specifico, ‘blu Kerama’. Le acque protette qui intorno ospitano tartarughe marine, balene, pesci tropicali e oltre 400 tipi di corallo.

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Come arrivare a Okinawa

Per raggiungere l’isola, avete diverse opzioni a seconda della vostra posizione in Giappone. Se vi trovate a Tokyo, il modo più rapido su come andare da Tokyo a Okinawa è prendere un volo diretto da Haneda o Narita: in circa 2 ore e 30 minuti sarete a Naha, il capoluogo dell’isola.

Se partite invece da Kyoto, potete prendere lo Shinkansen fino a Osaka (circa 15 minuti), e poi un volo da Kansai International Airport: anche in questo caso, il volo dura poco più di due ore. Ecco dunque come raggiungere Okinawa da Kyoto in modo comodo e veloce.

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Come muoversi a Okinawa

Okinawa-hontō è la base per esplorare le isole esterne e i punti più a sud. Con l’avvento delle compagnie aeree low cost, non è più possibile raggiungere le isole di Miyako e Yaeyama in traghetto. Tuttavia, alcune isole più vicine, tra cui Keramas, Kume-jima e Yoron-tō, sono ancora raggiungibili in barca, e c’è persino un traghetto fino ad Amami-Ōshima (che richiede un giorno intero). L’aeroporto di Naha è a 15 minuti di taxi dal centro città, un po’ di più in autobus (ignorate le app che vi dicono di andare alla fermata dell’autobus fuori dall’aeroporto, e cercate invece i cartelli proprio davanti al terminal). È meglio non avere un’auto a Naha: il parcheggio è un problema e ci si sposta facilmente con la monorotaia, l’autobus o la bicicletta. Per esplorare i dintorni della città, un’auto a noleggio è invece il mezzo migliore.

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Dove dormire

Ad Okinawa troverete opzioni per tutti i gusti: resort di lusso sulla costa, guesthouse tradizionali o piccoli hotel familiari nelle zone rurali. A Naha, gli alloggi sono comodi per spostarsi, mentre nel nord dell’isola vivrete un’esperienza più rilassante e autentica.

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Quando andare

Il periodo migliore per visitare Okinawa? Da aprile a giugno e da settembre a inizio novembre. Questi mesi offrono un clima mite e giornate soleggiate. Se volete visitare l’isola anche per andare al mare, evitate la stagione dei tifoni (da fine luglio a inizio settembre) e godetevi il clima caldo e l’acqua cristallina in primavera o autunno.

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