Ritorno al medioevo: in viaggio tra i borghi di Dante
Avete presente il profilo austero di Dante, la corona d’alloro, la posa plastica e lo sguardo ispirato? Ecco, lasciatelo un attimo da parte. Immaginate, invece, uno dei principali uomini del tempo, parte attiva della politica di Firenze e costretto all’esilio. Figuratevelo girare tra gli Appennini in cerca di nuove alleanze, di protezione, fomentando cambi di potere, ora rincuorato e ispirato, ora più malinconico. Però i boschi, i fiumi e soprattutto i borghi che attraversò appuntando immagini e pensieri non sono diventati immortali soltanto nelle sue opere, ma continuano a confortare i viandanti di oggi. Ecco perché se amate entrare a piè pari nella Storia, seguite il poeta tra Firenze e Ravenna nei suggestivi borghi che punteggiano Le vie di Dante.
Tra Emilia Romagna e Toscana è nato un progetto che parte dal lascito del grande poeta e che si allontana dal solito concetto di turismo di rapido consumo. Le proposte turistiche de Le Vie di Dante riguardano i sette Comuni di Firenze, Scarperia e San Piero, Borgo San Lorenzo, Marradi, Faenza, Brisighella e Ravenna con il loro patrimonio di monumenti, tradizione, identità ed enogastronomia. Ripercorrere e visitare i luoghi in cui il più grande poeta italiano visse, esule, diventa così un’esperienza di viaggio unica, tra antichi palazzi, pievi romaniche, piccoli borghi, musei e biblioteche, botteghe artigiane, natura incontaminata, salendo sul “trenino” che collega Faenza a Firenze via Marradi, oppure in sella a una bici lungo l’antica Via Faentina, o ancora a piedi attraverso uno dei tanti percorsi di trekking tra i territori provinciali di Ravenna e Firenze.
Firenze
Quando si parla di Dante, non si può prescindere da una visita a Firenze, ma seguite questo itinerario meno conosciuto andando a riscoprire la città in cui Dante Alighieri visse dalla nascita (1265) all’esilio (1302). Per Dante un luogo inevitabilmente di amore e dolore, che ricorre molto spesso nella Divina Commedia.
Immergetevi negli anni in cui Firenze visse un periodo di intense trasformazioni che segnarono profondamente l’identità della città. Negli ultimi decenni del XIII secolo, ad esempio, furono fondati edifici-simbolo, come la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Palazzo Vecchio, le Basiliche di Santa Croce e di Santa Maria Novella. Uno dei luoghi, insieme al Battistero, che più si avvicina alla spiritualità tipica dell’epoca di Dante è senz’altro la suggestiva Abbazia romanica di San Miniato al Monte, peraltro citata nel Purgatorio (VII canto). Ma oltre a questi luoghi – vissuti più o meno direttamente dal Sommo Poeta – esistono tante altre testimonianze che documentano quanto la città sia profondamente intessuta dello spirito di Dante: aguzzate la vista per rintracciare i numerosi ritratti danteschi, da quelli medievali a quelli ottocenteschi, i cicli pittorici più o meno ispirati alla Commedia e le 33 celebri lapidi dantesche concentrate soprattutto nel quartiere medievale. E se non vi basta passeggiare all’ombra del Poeta, non perdete la tradizionale Lectura Dantis, della Società Dantesca la cui sede è nell’antico Palazzo dell’Arte della Lana.
La cultura, si sa, mette appetito, ma lungo le vie di Dante ogni borgo saprà viziarvi a modo suo. A Firenze potete scegliere se andare all’attacco di una classica “fiorentina”, sempre alta e al sangue, o dedicarvi ai primi della tradizione contadina spesso a base di pane come la pappa al pomodoro e la ribollita. Se andate di fretta, il lampredotto, servito nel panino, è lo street food dal sapore locale.
Marradi
Oltre il Passo della Colla, ancora in Toscana ma affacciato sulla terra di Romagna, si trova Marradi, bagnata dalle acque del fiume Lamone che sfocia a Ravenna. Ed è proprio questa posizione centrale tra Firenze, Faenza e la riviera Adriatica che ha reso prospero questo paese nel passato. Se arrivate qui in treno, non aspettatevi un tipico scenario montano: le abitazioni e i palazzi signorili ricordano piuttosto le vie del centro storico di Firenze. Le nobili famiglie come i Fabroni da Pistoia o i Torriani da Milano, furono qui in esilio, ma senza nessuna intenzione di rinunciare agli agi e all’eleganza degli spazi cittadini.
Il territorio marradese è inoltre ricco di boschi e di acque trasparenti, l’ideale per chi ama le escursioni a piedi, in MTB o a cavallo. Se viaggiate in famiglia provate la camminata dal paese alla Rocca di Castiglionchio, una antica fortificazione del VI secolo che domina il panorama dell’intera Valle del Lamone. Più impegnativa è l’escursione all’Eremo di Gamogna, antico complesso monastico fondato nel 1053 e raggiungibile lungo un sentiero che parte da Ponte della Valle in località Lutirano o dal Passo dell’Eremo sulla provinciale che congiunge Marradi a San Benedetto in Alpe.
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Borgo San Lorenzo
Entrate da una delle due porte, residuo delle antiche mura risalenti al 1351, e scoprite il centro storico. È d’obbligo la visita alla Pieve di San Lorenzo, del 941: il più grande degli edifici romanici del contado fiorentino. All’interno vi aspettano ricchissime opere d’arte, come una Madonna attribuita a Giotto, un Crocifisso su tavola di scuola giottesca, una Madonna in Trono col Bambino attribuita ad Agnolo Gaddi, La Vergine e i Santi Francesco e Domenico di Matteo Rosselli.
Poco distante dal centro storico si trova l’Oratorio del Santissimo Crocifisso dei Miracoli, eretto nel ‘700 per ospitare un Crocifisso ligneo dipinto qui lasciato nel 1400 da alcuni pellegrini tedeschi che fuggivano dalla peste. Collocato in una nicchia sopra l’altare maggiore è celato da una grande tela ottocentesca manovrata da una “macchina” che ne consente l’elevazione o l’abbassamento nelle occasioni in cui il Crocifisso è esposto all’adorazione dei fedeli. Villa Pecori Giraldi ospita il Museo della Manifattura Chini oltre che un bel parco e sale museali con magnifici pezzi ceramici e vetrate liberty.
Ma non perdete l’occasione di scoprire le colline che circondano questo borgo: una passeggiata vi porterà dalla piazzetta di Grezzano al Museo della Civiltà Contadina di Casa d’Erci, una grande casa colonica con ricostruzioni d’epoca (la camera da letto, la cucina, la filatura, il bucato ecc) e una ricca raccolta di attrezzi agricoli dell’8- 900. Poco prima del Museo merita una visita il Mulino ad acqua Faini risalente al ‘400.
Da Casa d’Erci è possibile effettuare escursioni anche ad anello che conducono al crinale su sentieri ben tracciati o fermarsi a fare un pic-nic nell’area appositamente attrezzata. Da non perdere è la visita al Mulino ad acqua Margheri alla Madonna dei Tre Fiumi, in compagnia del proprietario signor Cerbai. Il mulino, probabilmente risalente all’anno 845, è ancora perfettamente funzionante: si potrà assistere al processo di macinatura e acquistare la farina di grano, granturco e marroni dal sapore antico. Al di là della strada c’è un piccolo Oratorio risalente al 1578. Salite fino al Passo della Colla di Casaglia e da lì, sia piedi o in mtb, scegliete uno dei numerosi itinerari all’interno del complesso forestale Giogo Casaglia oppure scendete tra i castagni fino a Ronta.
Scarperia e San Piero
Questi due borghi sono uniti dalla Storia (la presenza della famiglia De’ Medici in queste terre ha lasciato i segni del suo dominio) e dall’istituzione del Comune unico di Scarperia e San Piero. L’antico borgo si sviluppò intorno a un’omonima pieve già nel XI secolo, ma fu tra il XIV e XV secolo che visse il suo momento più alto: i Medici edificarono nei dintorni le loro ville, come il prodigioso Castello del Trebbio, ed eressero abitazioni anche all’interno del paese, come villa Adami (sede della biblioteca) e Villa Schifanoia. Lasciatevi sorprendere dal Castello del Trebbio, Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, che ha conservato quasi intatta la costruzione medievale.
Sul colle più alto vicino al paese si erge la Fortezza di San Martino, fatta costruire da Cosimo I nel 1569, alla cui costruzione contribuì Bernardo Buontalenti. Poco distante è il Convento del Bosco ai Frati, fondato dagli Ubaldini prima dell’anno Mille, considerato uno dei più antichi della Toscana. Non vi servirà molta fantasia per lasciarvi andare a sogni dal sapore medievale: il setting sarà già in bella mostra davanti ai vostri occhi.
Brisighella
Se siete in cerca di ispirazione per scrivere una fiaba, questo piccolo borgo è il posto giusto per voi: la presenza dominante dei tre pinnacoli rocciosi su cui sorge, lo sviluppo urbano medievale con qualche eccentrica peculiarità e la natura varia e feconda dei dintorni sembrano scaturire più dal sogno notturno di un bambino che dalla tipica realtà paesaggistica romagnola.
Anche qui siamo in piena epoca medievale, precisamente nel Duecento, quando Maghinardo Pagani da Susinana, signore del luogo, fece costruire una torre di difesa sullo sperone roccioso per controllare i commerci ed i passaggi dalla Romagna ghibellina verso la Firenze guelfa. Dante ci racconta del comportamento contraddittorio del signore nel Canto XXVII dell’Inferno, senza nominarlo espressamente ma indicandolo come il signore di Imola e Faenza:
«Le città di Lamone e di Santerno conduce il lïoncel dal nido bianco che muta parte da la state al verno»
(Dante Alighieri, Inferno, Canto XXVII, 49-51)
Brisighella è anche uno stop d’obbligo se siete amanti della buona cucina. Il prodotto principe è l’olio extravergine di oliva “Brisighello” che si fregia della DOP europea. E non potete ripartire senza aver assaggiato il formaggio conciato con stagionatura nelle grotte di gesso, la carne di Mora Romagnola (un’antica razza suina autoctona), le carni di razza Bovina Romagnola, i frutti dimenticati (tra cui primeggia la pera volpina), le pesche, le nettarine e le albicocche I.G.P. di Romagna e, infine, il carciofo moretto, tipico della zona dei calanchi. I vitigni autoctoni della Romagna, come il particolare il Sangiovese D.O.C. e l’Albana di Romagna D.O.C.G. (eccellente la versione Passita), sapranno concludere un pasto che meriterebbe una terzina paradisiaca.
Faenza
Quest’antico centro di origine romana, poi possedimento dei Manfredi e dello Stato della Chiesa, ha interessanti musei e piacevoli spazi urbani, ma soprattutto una personalità davvero spiccata: dalla metà del Cinquecento, infatti, quando i maestri locali elaborarono un innovativo rivestimento per la terracotta, Faenza divenne una delle capitali mondiali della lavorazione della ceramica, che caratterizza a tutt’oggi l’identità culturale del borgo.
Il salotto cittadino, separato da Piazza della Libertà dall’asse viario dell’antica Via Emilia, si presenta con il profilo slanciato della Torre dell’Orologio, ricostruita dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale nelle sue forme secentesche. Nella vostra memoria, però, rimarrà impresso per i due porticati a doppio loggiato del Palazzo del Podestà (sul lato della torre) e del Palazzo Comunale, posti vanitosamente uno di fronte all’altro. Sotto quest’ultimo, si apre il Voltone della Molinella, decorato a grottesche, che conduce nella ridente piazzetta del neoclassico Teatro Masini.
Ravenna
Dante passò gli ultimi anni della propria vita a Ravenna, dove si spense la notte tra il 13 e 14 settembre 1321, forse a causa di febbri malariche contratte durante un’ambasceria a Venezia. I suoi solenni funerali si celebrarono nella basilica di S. Francesco, fabbrica culturale e religiosa di grande prestigio nel Trecento. Ravenna è assai presente nella Commedia sia attraverso la citazione esatta del toponimo che attraverso evocazioni poetiche. Celebre è il nostalgico ricordo di Francesca in Inferno V “Siede la terra dove nata fui su la marina dove ‘l Po discende per aver pace co’ seguaci sui”. Francesca forse è la più celebre dei tanti personaggi ravennati incontrati nel viaggio oltremondano ed è la prima interlocutrice del pellegrino dopo Virgilio.
Dante lasciò nella città “dell’ultimo rifugio” l’estremo lascito letterario della sua arte, le Egloghe, ma portò soprattutto a termine la Commedia scrivendo gli ultimi canti del Paradiso di cui il Boccaccio, primo biografo del sommo poeta, narra un avventuroso ritrovamento da parte del figlio Pietro. Dopo la sua morte qui furono attivi maestri e letterati che fecero della città un centro di rilievo del primo umanesimo, furono protagonisti della prima diffusione e diedero origine a un vero e proprio culto.
Ma Ravenna parte da Dante per raccontarvi il mondo intero, anello di congiunzione tra Oriente e Occidente, tra antichità, Medioevo e contemporaneità. La vivacità del centro, il volto contemporaneo della Darsena, l’ininterrotto fluire delle biciclette, le odorose pinete che lambiscono vaste aree lagunari e i lunghi tratti di spiaggia faranno di questo gioiello di Romagna la tappa perfetta in cui concludere il vostro tour sulle tracce dell’eredità dantesca. Ma prima di ritornare alla normalità dedicate un ultimo pasto a rimpinzarvi di tagliatelle, lasagne, strozzapreti al ragù, passatelli a base di parmigiano e uova, cappelletti ripieni di formaggio, al ragù o in brodo, oppure i piatti a base di pesce come il risotto alla marinara, i tagliolini allo scoglio o gli spaghetti con le vongole.