Nella regione del Cuzco: viaggio di gruppo in Perù
Abbiamo appuntamento a Cuzco, la Firenze d’America, città e capitale degli Inca adagiata sulle Ande, a 3.400 metri. Ignorando il consiglio di arrivare gradualmente a questa altezza, atterriamo direttamente qui dopo un lungo volo dall’Europa. Il gruppo a cui ci uniamo è composto da una quindicina di persone tra i 30 e i 40 anni e il viaggio che stanno facendo attraversa il Perù per celebrare i 50 anni di Avventure nel Mondo, il tour operator tutto italiano che ha inventato una formula che concilia lo spirito del viaggio indipendente con il viaggio di gruppo. Noi ci uniamo a loro per vivere una settimana assieme e affrontare la tappa nella regione del Cuzco, dove si concentrano vette altissime e foresta nebulare, mete come la Valle Sacra e Machu Picchu. Insomma, avendo a disposizione poco tempo, questo è il posto giusto da visitare perché qui si trova il meglio del Perù.

Al mercato di Cuzco
È ora di pranzo e così assaggiamo il caldo de gallina, tipico piatto cuzqueno a base di brodo, patate ed erbe aromatiche. Si, perché questo mercato non è solo un luogo dove locali e turisti fanno acquisti di ogni tipo, frutta e verdura, artigianato e paccottiglia. Qui si viene anche per mangiare con la gente del posto, spendendo poco, seduti sugli sgabelli di plastica delle tante bancarelle che cucinano cibo espresso. Per la nostra pietanza, insieme ad un piatto di riso e una birra spendiamo l’equivalente di 8 euro e poi passeggiamo satolli e felici tra i banchi comprando manufatti in lana di alpaca, frutta secca e spremute di frutti esotici.

Nel frattempo, facciamo conoscenza con i nostri compagni di viaggio: uomini e donne, professionisti e impiegati, giovani coppie o single, tutti con la voglia di scoprire il mondo in compagnia di altre persone, sconosciuti che, inevitabilmente, diventano nuovi amici come sempre accade quando si condividono esperienze memorabili. È il caso di quello che possiamo chiamare “il metodo Avventure nel Mondo”: si parte senza conoscersi e si condivide tutto, anche le camere d’albergo (da due o tre letti ciascuna), affidandosi all’esperienza del coordinatore e del gruppo, nel suo insieme. Lo scopo è viaggiare in modo essenziale, spendendo solo il denaro necessario, anche a costo di sacrificare parte del comfort. Del resto, l’avventura, che è parte del codice genetico di questa organizzazione, non teme l’imprevisto, l’inatteso e dunque significa che chi parte ha lo spirito giusto per affrontare gli eventuali disagi che il viaggio può comportare e ogni componente si rende disponibile a dare il suo contributo.
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Palcoyo, la montagna dei colori
La montagna arcobaleno si trova a poche ore di auto da Cuzco. Vinicunca è stata per anni l’unica via di accesso a queste montagne che devono il loro straordinario effetto cromatico alla presenza di minerali che trasformano i rilievi andini in un arcobaleno. Da qualche anno però una nuova strada consente di assistere a questo fenomeno al Palcoyo. Più distante rispetto a Vinicunca, queste montagne hanno (l’enorme) vantaggio di essere meno frequentate e di non consentire l’uso di alcun mezzo per arrivare sulla vetta.
Alessandro, il coordinatore di Avventure nel Mondo, propone questa via di accesso che il gruppo approva, a dispetto del maggiore “sacrificio” che richiede: si parte all’alba, una costante in questo viaggio e si percorre una lunga, interminabile strada sterrata che ci avvicina lentamente a quota 4.800 metri. Da qui, si prosegue rigorosamente a piedi per compiere un dislivello di un paio di centinaia di metri e due chilometri di distanza: certo, un percorso alla portata di tutti ma più impegnativo di una semplice passeggiata, a queste altitudini.

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Il panorama lungo il percorso è idilliaco, punteggiato da alpaca, lama e piccoli villaggi. Qui si coltivano patate, in Perù ne esistono centinaia di qualità diverse, ma il prezzo che viene riconosciuto ai contadini andini per questo prodotto eccellente è così basso che i villaggi preferiscono tenerlo per il proprio consumo. Ecco una delle contraddizioni che affliggono questo come tanti paesi “in via di sviluppo”.
Il cammino per arrivare in vetta richiede circa un’ora nel corso della quale si moltiplicano le pause perché la voglia di scattare foto è irrefrenabile, complice un cielo fatto di nuvole in viaggio le cui ombre prima celano, poi rivelano l’arcobaleno di colline.
Ecco, siamo in cima, sospesi a due passi dal paradiso, tra speroni di roccia e montagne color pastello. Sfiorata quota 5.000, l’euforia fa il suo ingresso trionfale, sorridiamo felici e indugiamo a lungo sopraffatti da tanta bellezza (e dalla salita), prima di iniziare una lenta discesa.

Nella Valle Sacra e oltre: tra rovine e saline
Il fiume Urubamba, sacro agli Inca per ragioni sacre e profane, congiunge una serie di villaggi, ciascuno con una sua spiccata personalità. Pisac vanta i resti di una cittadella che occupa l’intero fianco di una montagna alternando rovine a vaste terrazze semicircolari. Chinchero è certamente il villaggio dove il nostro gruppo vive il momento emotivamente più intenso di questa parte del viaggio. Rovine inca e chiesa coloniale sorgono su un pianoro che offre una vista sorprendente. Siamo a 3.700 metri e la nostra guida locale, che ci accompagnerà per tutto il viaggio, consentendoci di entrare in contatto con la cultura di questo paese, recita una preghiera a Pachamama. Poi tira fuori il suo flauto di pan e intona una melodia che irretisce i viandanti: il sole è caldo, c’è un bel vento e tutti abbiamo gli occhi chiusi. Ci sentiamo in pace con il mondo e tra di noi.
A Moray ci ritroviamo di fronte ad un cratere dove sono ancora le terrazze a impressionarci. Maciniamo chilometri affrontando curve e sterrati, code e sorpassi azzardati e infine arriviamo alla meta che sembra fatta apposta per Instagram. Man mano che scendiamo lungo il fianco della valle, intravvediamo in basso migliaia di pozze colorate: sono le saline di Maras, ancora perfettamente funzionanti. Eppure, anche in questo caso il vero viaggio non è arrivare ma andare. E infatti, nell’infinito tragitto in furgone, ottima occasione per socializzare e condividere impressioni con i nostri compagni, scorrono dai finestrini immagini magnetiche che alternano quadri rurali a squarci montani, campi coltivati e vette incappucciate da nuvole o nevi perenni. Ma le strade del Perù non consentono distrazioni a chi guida e non lasciano quasi mai sereni i passeggeri. Per fortuna, essere in gruppo, significa anche farsi forza a vicenda, sia quando mancano le forze lungo il trekking, sia quando, dopo l’ennesimo sorpasso disinvolto, si vorrebbe scendere dal furgone.

Alla laguna Humantay
Il gruppo tiene botta, nonostante i chilometri comincino a farsi sentire e le ore di sonno diventino, giorno dopo giorno, un credito che tutti vorremmo riscuotere. Oggi è il giorno di un trekking particolarmente suggestivo e fortemente voluto dal nostro coordinatore. Siamo diretti alla Laguna Humantay e, ancora una volta, la strada per arrivare al punto in cui inizia il trekking è particolarmente dissestata ma questa volta è anche molto stretta. Questo significa che, ogni volta che si incontra una macchina in senso contrario, ci si ritrova con le ruote a pochi centimetri dal baratro.
Arriviamo nel villaggio di Soraypampa, a 3.850 metri. Da qui, iniziamo il cammino che in circa due ore e mezza ci porta fino a quota 4.200. La giornata è splendida, cielo terso, vento fresco. Nel villaggio si trova un ecolodge composto da suggestivi bungalow a forma di igloo dove si può pernottare lungo il percorso del Salcantay Trail, un trekking di quattro giorni che arriva a Machu Picchu. Noi iniziamo il cammino con una dolce progressione sull’ampio fianco della montagna. A metà strada, molti si lasciano tentare dalla possibilità di salire sui cavalli che vengono messi a disposizione di chi non se la sente di proseguire. La tentazione è forte ma nessuno del nostro gruppo cede e così tutti raggiungiamo la laguna sulle nostre gambe. Finalmente lo specchio d’acqua è davanti a noi, perfettamente incastonato in una conca naturale. Ma la suggestione più grande è la montagna innevata che domina la laguna: sono i 6.200 metri del Salcantay, la seconda montagna più alta della regione del Cuzco che alimenta la laguna e che offre uno spettacolo davvero suggestivo. La soddisfazione del nostro gruppo è palpabile e poter condividere questi momenti con altre persone è certamente un aspetto importante nel corso di un viaggio che, tappa dopo tappa, si rivela una vera esperienza di vita.

Machu Picchu
Questa volta ci siamo svegliati alle 4 del mattino per evitare la folla, era ancora buio, pioveva e, stordito dal sonno, non capivo bene da che parte dovessimo andare. Siamo arrivati a Machu Picchu che si vedevano solo le ombre delle montagne mentre il sito era quasi invisibile, avvolto dalle nuvole e quasi irrilevante, rispetto allo spettacolo che offrivano le vette. Allora siamo saliti sul Cerro sperando che il cielo si aprisse, nel frattempo. Non c’era nessuno davanti a noi, eravamo i primi all’ingresso, siamo saliti quasi in verticale lungo il sentiero di pietra, reso scivoloso dalla pioggia, che si inerpica in mezzo alla foresta nebulare, superando passaggi sospesi nel vuoto, compiendo un dislivello di 600 metri per raggiungere quota 3.100. E lassù ci siamo finalmente goduti la vista, il silenzio, la natura, la solitudine.

Machu Picchu è posto indimenticabile, a tratti inquietante, organizzato molto meglio di quanto qualcuno pensa o lamenta, sicurezza a parte (molti passaggi, lungo il percorso, sono sospesi nel vuoto, senza nessuna balaustra a far da scudo). Non c’è “troppa gente”, gli ingressi contingentati funzionano e si può vivere un’esperienza vera, a dispetto della sua notorietà e degli eccessi del turismo di massa di cui siamo tutti protagonisti e vittime, allo stesso tempo. È un posto che richiede fatica e regala adrenalina, stupore, vertigine: ti senti talmente piccolo di fronte a questa cosa che rischi di esserne sopraffatto. Ad un certo punto, mi è quasi venuta voglia di lanciarmi nel vuoto per unirmi a Pachamama. E invece mi sono seduto e ho annusato la foresta nebulare mentre le nuvole si muovevano come se avessero fretta, lasciando passare qualche raggio di sole. Ridiscesi al sito, una guida ci accompagna per una visita di due ore che svela tutti i segreti che questo luogo misterioso custodisce. Non importa quante immagini avrete visto e quante cose avrete letto: niente potrà prepararvi all’incontro con questo luogo magico, una tappa che sembra un sogno. Per noi, esserci stati col gruppo di amici di Avventure nel Mondo, è la prova che è accaduto davvero.
Angelo ha viaggiato in collaborazione con Avventure nel Mondo. I collaboratori di Lonely Planet non accettano gratuità in cambio di recensioni positive.