La Route Napoléon, nel sud-est della Francia

Redazione Lonely Planet
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Aquile imperiali e busti di pietra con cappello bicorno segnalano un itinerario montano attraverso il sud-est della Francia, dove Rory Goulding segue la penultima avventura di Napoleone. Se deciderete di seguire il suo itinerario, idealmente fattibile in una settimana, sicuramente vi imbarcherete in un viaggio epico, sia per la storia che evoca, sia per i paesaggi che incontra.

Le gole del Verdon, la risposta europea al Grand Canyon ©Richard Semik/Shutterstock
Le gole del Verdon, la risposta europea al Grand Canyon ©Richard Semik/Shutterstock
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Il personaggio più famoso ad aver messo piede a Cannes non calpestò il tappeto rosso del suo festival del cinema, ma si accampò comunque a pochi metri di distanza. Sul muro di una chiesa, sotto un’aquila in pietra con le ali spiegate, si legge: ‘QUI sulle dune accanto alla vecchia cappella di Notre Dame de Bon Voyage NAPOLEONE ritornato dall’isola d’Elba bivaccò nella notte tra l’1 e il 2 marzo 1815 prima di lanciarsi verso Parigi per il cammino periglioso delle Alpi’. 

È per seguire le tracce di questa avventura che sono venuto sulla Costa Azzurra, seguendo una strada oggi celebrata come Route Napoléon. Sono circa sei ore di macchina fino alla città alpina di Grenoble, ma Napoleone e i suoi uomini impiegarono sette giorni per coprire quel tragitto, procedendo a tappe serrate. 

Il motivo per cui Napoleone scelse la difficile strada attraverso i monti per riconquistare il trono, perso l’anno precedente, era evitare la via più prevedibile per Parigi lungo la valle del Rodano, le cui guarnigioni riteneva fossero fedeli al nuovo re, Luigi XVIII. Cannes era un borgo di pescatori quando l’imperatore e i suoi mille uomini vi passarono la prima notte dopo lo sbarco nel primo pomeriggio nella vicina Golfe-Juan. Da Cannes, raggiungo questo angolo più sobrio della Costa Azzurra seguendo il litorale costellato di ville. In piedi accanto al cartello che annuncia l’inizio ufficiale della Route Napoléon, vedo passare una Citroën 2CV: due icone galliche in una volta sola! 

Il borgo di Grasse ©Stockbym/Shutterstock
Il borgo di Grasse ©Stockbym/Shutterstock

Forse è un segnale, un invito a lasciarsi alle spalle il caldo della costa, ma io non riparto subito. Mi fermo nelle cittadine di Vallauris e Mougins sulle orme di un’altra leggenda costretta all’esilio, Picasso, e, più nell’interno, m’inebrio delle fragranze dei giardini di Grasse, ‘capitale mondiale del profumo’. 

Ora, però, dopo aver ciondolato per due giorni, è arrivato il momento di fare sul serio. La Route Napoléon inizia ad assumere contorni epici mentre lascio Grasse e seguo la strada che serpeggia fra i monti, non a tornanti ben definiti, ma ad ampie curve impazienti. Non più smarrito tra le città della Costa Azzurra, l’itinerario ora si disegna netto sulla carta. Dopo mezz’ora, lo scintillio giocoso della costa sembra lontano anni luce, sostituito da un paesaggio di rocce, foreste di querce e qualche borgo sparso. All’ingresso di Escragnolles, mi fermo per ricalcare le orme dell’imperatore lungo uno dei pochi tratti sopravvissuti della vecchia strada di pietra, sotto lo sguardo vigile di capre enormi. 

La strada non è priva di virtuosismi ingegneristici, come la roccia tagliata ad arco subito dopo Taulanne, ma non sono nulla se paragonati alla Route des Crêtes, la deviazione più ampia che mi concedo dal percorso di Napoleone. Da Castellane seguo le acque turchesi del Verdon verso valle, mentre le pareti rocciose si levano sempre più alte su entrambe le sponde. Le gole del Verdon sono la risposta europea al Grand Canyon, e la strada tortuosa ne rasenta l’orlo settentrionale. Da un belvedere, osservo dei rocciatori iniziare la discesa lungo una parete calcarea, a quasi 800 m dal fondovalle. 

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Il profilo spettacolare di Sisteron ©nikonka1/Shutterstock
Il profilo spettacolare di Sisteron ©nikonka1/Shutterstock

Tornando a Castellane per ritrovare la Route Napoléon, lo scenario continua a incoraggiare il confronto con il Far West. Dopo la mia deviazione poco ortodossa verso le gole, mi impegno a seguire i passi imperiali più fedelmente di quanto non faccia il percorso segnalato. Dopo Barrême, dove l’esercito trascorse la terza notte, lascio la N85 e imbocco la più stretta D20 fino al Col du Corobin. Poche auto passano di qui, e solo dopo un po’ incrocio un altro veicolo, un furgone di appoggio per i ciclisti. 

Napoleone dovette emergere dalle montagne per infilarsi nel cul-de-sac di Sisteron, notoriamente filomonarchica. Nel punto in cui la Durance si fa strada attraverso un crinale, una cittadella veglia sull’antica via d’accesso alla Provenza. Pur riuscendo a entrare senza colpo ferire, l’imperatore proseguì quasi subito, sicuro di trovare migliore accoglienza più a nord, nel Delfinato. 

Tra Sisteron e Gap la strada attraversa un’ampia conca pianeggiante punteggiata di frutteti, cinta quasi completamente dai monti. Napoleone la percorse il più rapidamente possibile e, per imitarlo, imbocco l’autostrada per la prima volta. Lasciando Gap, noto un cartello che segnala uno slargo per mettere le catene. Le case iniziano ad assumere un aspetto alpino, meno provenzale e più in stile sci e fonduta. C’era neve sulla strada quando ci passò Napoleone, che deve essersi rallegrato di trascorrere un’ultima notte al caldo nel villaggio di Corps prima della prova decisiva a Grenoble

Grenoble è l’ultima tappa della Route Napoléon ©colores/Shutterstock
Grenoble è l’ultima tappa della Route Napoléon ©colores/Shutterstock
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L’imperatore si trovava a 19 km dalla città quando i soldati del re gli sbarrarono la via, prima del villaggio di Laffrey, dove oggi si erge una statua equestre che lo raffigura con il tipico cappello bicorno. Napoleone avanzò verso i fucili puntati, sfidando i soldati a sparargli, ma questi si unirono a lui in massa. 

L’ingresso a Grenoble fu un trionfo e nella locanda in cui alloggiò fu chiamato più volte alla finestra dalla folla acclamante. I miei ultimi chilometri mi conducono fra sobborghi che nel 1815 non c’erano, per cui, volendo concludere il viaggio con un effetto drammatico, prendo la funivia fino al forte della Bastiglia. Un gruppetto di jogger si ferma per prendere fiato dopo la faticosa salita su una terrazza da cui si vede tutta la città. Mi unisco a loro. 

Grenoble non fu la fine del viaggio di Napoleone. Tra il ritorno a Parigi, la sconfitta a Waterloo e la morte in esilio a Sant’Elena, ci sono altri punti d’arrivo fra cui scegliere. Né la Route Napoléon fu la spedizione più difficile che affrontò dopo le campagne d’Egitto e di Russia. Ma c’è qualcosa di affascinante nella semplicità di questo itinerario di sette giorni, quando la sfida di Napoleone era quella di riconquistare il paese che un tempo aveva dominato. 

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