Il Ladakh in motocicletta
L’impervia strada per il Ladakh è un viaggio nell’anima e nel paesaggio dell'India himalayana, ideale da affrontare in sella a una Enfield Bullet. Ecco all'ora un itinerario in motocicletta per lasciarsi conquistare da queste valli, tra spiritualità e natura, ma con il vento tra i capelli.

Pensate di conoscere le montagne? Provate ad affrontare la strada che si snoda come un serpente attraverso le valli ad alta quota del Ladakh. Il viaggio in moto dall’Himachal Pradesh al Ladakh e al Kashmir è uno degli itinerari su strada più emozionanti del mondo: un gratificante test di determinazione e resistenza in uno scenario di bellezze naturali mozzafiato.
Come in una scalata alpinistica, questo viaggio vi costringerà a guardare dentro voi stessi, oltre a osservare il paesaggio. Tra Manali e Srinagar ci sono 894 km di strada attraverso una natura selvaggia sferzata dal vento, creste dentellate e aride vallate himalayane, con solo qualche sporadico essere vivente a ricordarvi che questa, dopotutto, non è la superficie della luna.
Il viaggio da Manali a Leh richiede due lunghi giorni e almeno 18 ore massacranti in sella; e dovrete affrontare un viaggio simile sul lato opposto per raggiungere Srinagar, capitale del bellissimo e tormentato Kashmir. Avrete molto tempo per pensare: preparatevi a un viaggio ricco di emozioni mentre macinate chilometri sull’asfalto polveroso.
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Il mezzo ideale per questo arduo viaggio è la Enfield Bullet 500cc, una moto bella e robusta costruita secondo le direttive dell’epoca coloniale. Ma la Bullet è, per usare le parole di un meccanico del Ladakh, una ‘bestia capricciosa’. Dovrete avere almeno un’infarinatura di conoscenze tecniche per affrontare perdite d’olio e altri inconvenienti meccanici.
Ma che scegliate una classica Enfield o una più moderna moto giapponese o europea, è fondamentale essere sicuri di sé in sella. Le strade del Ladakh sono accidentate, ricoperte di ghiaia e piene di buche, e dovrete condividere la carreggiata con jeep, autobus e giganteschi camion Tata che vi sfrecceranno accanto sollevando sassi e strombazzando il clacson. Consideratelo un corso intensivo di guida in montagna. Probabilmente non riuscirete a percorrere più di qualche chilometro prima di vivere il primo momento da brivido e di passare a uno stile di guida più prudente. I motociclisti sono all’ultimo posto nella gerarchia degli utenti delle strade himalayane, quindi guidate con cautela e valutate costantemente il manto stradale per individuare eventuali pericoli.

Una missione in montagna
La strada che collega Manali, Leh e Srinagar apre in genere a marzo, quando la Border Roads Organisation sgombera la neve dai passi ad alta quota, e chiude a fine ottobre o novembre con le prime nevicate. Di notte le temperature possono toccare lo zero anche in piena estate, quindi portatevi l’attrezzatura da campeggio in caso rimaniate bloccati dopo il tramonto.
Il tratto iniziale dalla stazione climatica di Manali al Rohtang La (3980 m) è un susseguirsi di camion, jeep per passeggeri e autobus sgangherati, con qualche motociclista avventuroso che entra ed esce dal traffico come un jet da combattimento che scorta una squadriglia di bombardieri. Se siete venuti sull’Himalaya in cerca di solitudine, potreste chiedervi se avete scelto il viaggio giusto. Ma il tragitto si fa più tranquillo dopo Keylong, capoluogo del distretto di Spiti e Lahaul attorniato dalle montagne.
Dopo una salita snervante sulle tortuose Gata Loops, sentirete il battito rallentare sulle More Plains, leggermente ondulate. Potrete provare un senso di calma quasi meditativa avvicinandovi al Taglang La, il punto più alto dell’itinerario (5328 m). Scendendo verso il fiume Indo si intravedono i gompa (monasteri buddhisti) del Ladakh, meravigliosi edifici imbiancati con pareti interne ricoperte da elaborati dipinti che raffigurano esseri illuminati. Se prima non avevate un’inclinazione spirituale, osservando il Thiksey Gompa potreste cambiare idea.

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Il viaggio interiore inizia a Leh
Quando arriverete a Leh, la città più grande del Ladakh, doloranti, stremati dal vento e coperti di polvere, ritroverete la vita normale. Dopo una meritata doccia, prendetevi qualche giorno per acclimatarvi ai 3524 m di altitudine.
Esplorate il labirinto della città vecchia, salite sulle terrazze del Palazzo Reale – un’icona architettonica come il Potala di Lhasa in Tibet – o iscrivetevi a un corso di yoga o di meditazione per entrare in sintonia con l’atmosfera spirituale della città. Lasciare la capitale del Ladakh può essere difficile, ma sulla strada deserta che corre a ovest verso il Kashmir vi attende la vera illuminazione.
Incontrerete brevi squarci di verde nei punti in cui l’acqua del disgelo scende dai ghiacciai, ma per il resto è un ambiente spoglio in cui vi perderete nel paesaggio e nei vostri stessi pensieri. Nei 420 km successivi le montagne scivolano via lontane e distaccate, mentre la strada diventa poco più di una sbavatura sul paesaggio. Spegnete il motore nel punto in cui l’Indo incontra il suo affluente Zanskar, e sentirete il peso di tutto quel vuoto abbattersi come una valanga: un richiamo inquietante ma liberatorio alla vostra irrilevanza nell’universo.

Scenari maestosi
Per chi vive tutto l’anno in questo luogo inclemente, la vita è un intreccio di risoluto pragmatismo e intensa spiritualità. Lasciando la strada principale ad Alchi, incontrerete alcune delle più belle opere d’arte dell’Himalaya nel complesso del tempio di Choskhor, le cui cappelle e chorten color ocra sono adornate all’interno da un tripudio di dipinti murali e statue del X secolo: una risposta in technicolor al paesaggio monocromatico dell’Himalaya.
Un’altra tappa obbligata è il monastero di Lamayuru, risalente all’XI secolo, un piccolo agglomerato di case imbiancate immerso in un paesaggio quasi marziano di guglie forate da grotte e di calanchi sgretolati. Unitevi ai monaci che recitano i mantra nella sala delle preghiere del gompa, decorata con dipinti murali, poi trovate un punto di osservazione sul bordo del crinale e riflettete sulle vostre risposte alle grandi domande della vita.
Potreste provare una fitta di solitudine quando vi allontanate dal fiume Zanskar verso il Fotu La (4108 m), il primo dei tanti passi esposti sulla strada per Srinagar. La strada esce dal Ladakh buddhista a Mulbekh ed entra nel Kashmir musulmano a Kargil, dove la cucina si orienta verso pietanze di carne speziata dopo i sapori più blandi dell’Himalaya buddhista.
La strada verso la valle del Kashmir sale tra cime innevate fino allo Zoji La (3528 m) passando per la desolata Drass, il luogo più freddo dell’India, dove le temperature possono scendere fino a -60°C. Sul lato opposto del passo, la vegetazione si riappropria del paesaggio, mentre si scende attraverso prati alpini sferzati dal vento e imponenti foreste di pini fino al gruppo di hotel con il tetto in lamiera di Sonamarg.
La discesa finale verso Srinagar vi farà ricordare perché ai tempi dell’hippy trail si parlava del Kashmir in toni sommessi e rispettosi. Eleganti file di pioppi e imponenti platani orientali formano una sorta di picchetto d’onore mentre si attraversa la periferia di questa antica città musulmana. Prenotate una casa galleggiante sul Dal Lake per godervi un ultimo momento di serenità prima di rituffarvi nell’India più frenetica dei caotici bazar di Srinagar.