Sugli sci nell’India profonda, in Kashmir

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Quando uno pensa a dove andare a fare una settimana sulla neve, difficilmente mette l’India la primo posto. Del resto, sciare a Gulmarg vi potrà sembrare diverso da qualunque cosa abbiate mai provato a casa – ma il punto è proprio questo. Ecco come il nostro autore Huw Kingston ha vissuto questa esperienza sugli sci.


Gulmarg è l’unico comprensorio sciistico al mondo dove si vede uno degli ottomila: il Nanga Parbat ©Hari Mahidhar/Shutterstock
Gulmarg è l’unico comprensorio sciistico al mondo dove si vede uno degli ottomila: il Nanga Parbat ©Hari Mahidhar/Shutterstock
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Era l’inverno del 1987. Continuava a nevicare e tè e dolcetti continuavano ad arrivare, mentre me ne stavo accoccolato con uno scialle sulle spalle vicino a una piccola stufetta in un modesto alberghetto, sempre più sommerso da una bianca coltre. Ero a Gulmarg, la stazione sciistica principale dell’India, da quasi una settimana, ma la neve era tanto fitta e pesante che non avevo quasi potuto sciare. In quell’inverno del 1987 avevo fatto il mio primo viaggio di scialpinismo nell’Himalaya indiano. Quando i miei compagni sono tornati a casa io ho preso autobus sgangherati e treni sferraglianti per raggiungere a ovest il Kashmir e Gulmarg, con la sua corta e vecchia seggiovia e un paio di skilift malridotti. Trent’anni dopo la differenza è enorme.

“Il suo accappatoio, Mr Kingston”, mi sorride un inserviente quando nel 2019 esco dalla piscina, dalla cui parete in vetro si vedono le cime innevate. Torno nella mia calda stanza del lussuoso Khyber Resort & Spa, ripromettendomi un massaggio nella spa più tardi nella settimana. Anche se è la prima volta che torno a Gulmarg, negli ultimi decenni mi sono del tutto arreso al fascino dell’Himalaya in inverno.

In effetti, mi sono anche accasciato molte volte a terra sotto il peso dello zaino in escursioni di scialpinismo attraverso queste epiche montagne. Una love story che ha avuto il suo culmine nella traversata sugli sci di 580 km dal Kashmir, attraverso Kishtwar, Zanskar e Lahaul, fino a Kulu. Ma torniamo a Gulmarg nel 2019. Prima di quella nuotata ero sceso per neve fresca dalla stazione a monte di una moderna cabinovia che, a circa 4000 m di quota, è l’impianto più alto del mondo. I muscoli irrigiditi, i polmoni in sofferenza per l’altitudine: solo qualche giorno prima ero sotto il livello del mare, a immergermi nel Kerala, dall’altra parte dell’India, a 3200 km di distanza!

Molta gente viene qui semplicemente per godersi la neve ©ImagesofIndia/Shutterstock
Molta gente viene qui semplicemente per godersi la neve ©ImagesofIndia/Shutterstock

Gulmarg, dove ha sede l’Istituto indiano di sci e alpinismo (Indian Institute of Skiing and Mountaineering), si trova a 2650 m di altezza. Sparsi qua e là, hotel e baite di vario tipo e una manciata di skilift che portano in cima alle piste per principianti. Il tutto è collegato da una rete di strette stradine che, se innevate, rendono la guida tutt’altro che facile.

Gulmarg è l’unico comprensorio sciistico al mondo dove si vede uno degli ottomila: il Nanga Parbat, la nona montagna più alta del pianeta. Alla fine degli anni ’80, è emerso il movimento separatista del Kashmir e, in risposta, il governo indiano ha trasferito qui migliaia di soldati. La loro presenza ancora si nota, ma l’impatto sull’esperienza turistica è nullo, soprattutto a Gulmarg.

A bloccare la vista a ovest, a 1500 m di altezza, c’è il crinale di Apharwat. Qui si trova la stazione a monte della cabinovia, a 4000 m, e la cresta stessa si allunga per chilometri. La facilità di accesso dalla cabinovia fa sì che l’Apharwat attragga oggi esperti sciatori fuoripista da tutto il mondo che vogliano sfruttare al meglio le decine di linee sciabili. Nelle belle giornate, la stazione sciistica di Kongdori è molto affollata. Una lunga fila di ristoranti economici, i dhaba, sono allestiti per l’inverno e offrono biryani e bhel puri. I wallah delle slitte chiamano a gran voce, offrendo traini sulle loro robuste slitte di legno. Motoslitte sfrecciano con il loro carico di urlanti indiani in cerca di divertimento. Ovunque battaglie a palle di neve.

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La maggior parte delle persone che vengono a Gulmarg non scia. Con il boom economico è cresciuto anche il turismo interno. Milioni di persone sono alla ricerca di modi per spendere la loro nuova ricchezza e migliaia vengono a Gulmarg solo per godersi la neve. Quindi noi sciatori e snowboarder abbiamo spesso piste semideserte tutte per noi.

Mi aggrego ad Aadil, un apprendista meccanico di Tangmarg ben più giovane di me e insieme facciamo qualche discesa con Ashama e Jayan, appassionati di outdoor che dedicano un mese di vacanza a migliorare la loro abilità sugli sci. Le piste battute sono poche: giusto una dalla cima fino a Kongdori e un tracciato che ritorna a Gulmarg tra gli alberi. Scarsi anche i cartelli. Ci ritroviamo più tardi al rapporto settimanale del centro antivalanghe di Gulmarg, in una piccola sala dell’Hotel Pine Palace Resort. È uno dei pochi posti a Gulmarg dove è possibile acquistare una birra per l’après-ski (il Kashmir è prevalentemente musulmano).

La neve cade a secchiate e non c’è un filo di vento mentre acquisto il mio ultimo skipass per l’intera giornata. Stranamente la biglietteria di Gulmarg si trova in una piccola capanna. Si riesce a malapena a vedere l’addetto attraverso il minuscolo sportello e, a volte, bisogna afferrare saldamente la grata della finestra per evitare di scivolare lungo i gradini ghiacciati. Tutto così meravigliosamente indiano, e così diverso dalla stazione a valle della cabinovia, a cento metri di distanza, che, in un ampio edificio, ha spazio per una grande biglietteria. Dopo essercela spassata per un po’, pranziamo al ristorante Kong Posh sotto la stazione intermedia della cabinovia, probabilmente l’unica baita da sci al mondo costruita senza neanche una terrazza o una finestra per godere della vista sulle montagne.

Il sul lago Nagin a Srinagar ©fukez84/Shutterstock
Il sul lago Nagin a Srinagar ©fukez84/Shutterstock
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Ma in questa giornata cupa e nevosa non ha molta importanza. “Ho 52 anni, ma ho avuto una vita dura”, dice la nostra guida di sci, Wali, forse a spiegare il suo aspetto brizzolato. Ci manca ancora una discesa, chiamata in suo onore Wali’s World, un tratto di fuoripista che scende sul paese di Drang e poi a Tangmarg. Quando Wali si è presentato, mi sono ricordato di un cartello visto in un negozio del Kashmir decenni fa, che proclamava orgoglioso di essere gestito da ‘l’inutile Wali’. Questo Wali invece è stato molto utile quando dall’arrivo della cabinovia ci siamo immersi in un mare di nuvole, scendendo tra una serie di creste e conche per 1800 m fin nella valle di Drang.

Nel fondovalle ci imbattiamo in una coppia di soldati in cammino verso un campo militare, il che ci ricorda quanto siamo vicini alla Linea di controllo presidiata dall’esercito al confine tra India e Pakistan. Dopo un chai al villaggio di Drang, sciamo attraverso meleti innevati fino a Tangmarg, dove un veicolo ci aspetta. Due ore dopo, mi godo il pranzo sulla casa galleggiante di India Palace, sul lago Nagin a Srinagar, la città principale del Kashmir. Avevo soggiornato nella stessa houseboat prima della traversata sciistica dal Kashmir a Kulu, nel 1991. Nel 2019, lo stesso barbiere, Bashir, mi fa la barba e massaggia la testa mentre il sole tramonta sul lago e il muezzin chiama i fedeli alla preghiera. Trent’anni dopo non c’è poi tutta questa differenza.

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