Cinque degli alberi più strani al mondo e dove trovarli
Il mondo è pieno di alberi maestosi, ma alcuni sembrano usciti da un sogno — o da un film di fantascienza. Dalle foreste nebbiose del Sud America alle terre aride della Namibia, esistono esemplari così bizzarri e affascinanti che vi faranno dubitare di ciò che sapete sulla natura. In questo viaggio botanico attraverso cinque continenti, vi portiamo alla scoperta di cinque degli alberi più strani al mondo. Preparate lo zaino (e la fotocamera): il nostro tour tra gli alberi più strani del pianeta sta per cominciare.

Albero faretra, Namibia e Sudafrica
L’aloe è l’orgoglio botanico dell’Africa meridionale: una famiglia di piante autoctone caratterizzate da foglie corazzate e carnose, con fioriture sgargianti e una fenomenale resistenza alla siccità. E anche se molte specie non superano in altezza il ginocchio, ci sono delle eccezioni arboree – simili ad alberi – altrettanto spettacolari.
Se l’albero di Giosuè è il più spettacolare del genere yucca, l’aloe trova la sua forma ‘da foresta’ nell’albero faretra, con la sua chioma a fungo dalle lunghe foglie grasse, sorretta elegantemente da un tronco spellato di colore bianco argilla, come un corallo che si alza dal letto del mare. La parola ‘foresta’ qui va usata con cautela, visto che i pochi siti della Namibia e del Sudafrica dove gli alberi faretra stanno in gruppo non costituiscono una vera foresta in senso ecologico. Eppure, questa strana flora ultraterrena accoppiata a formazioni rocciose scure e magmatiche di dolerite creano un impatto visivo notevole, imponente e scenografico.
Il Kokerboomwoud della Namibia meridionale è la destinazione africana migliore per vedere gli alberi faretra: a metà anni ’90 è diventato monumento nazionale per proteggere i suoi oltre 200 esemplari. Qui, in una delle zone più soleggiate al mondo, questi alberi offrono sostentamento a una gran varietà di animali selvatici, rifugio a uccelli e mammiferi e nettare vitale agli insetti.
È interessante il fatto che sia il nome comune ‘faretra’ sia quello botanico Aloidendron dichotomum descrivano i suoi curiosi rami. Il primo ricorda l’antica pratica indigena di scavarne i rami spugnosi per usarli come faretra; il secondo accenna alla natura ‘dicotomica’ con cui i rami si separano in due a ogni snodo. Gli alberi faretra hanno la capacità di perdere i loro rami per ridurre la dispersione idrica durante i lunghi periodi di siccità – un problema sempre più diffuso a causa degli effetti del cambiamento climatico.
Dove trovarlo
Aloe del deserto elevato allo status di albero, l’Aloidendron dichotomum si è adattato perfettamente all’ambiente arido della Noord Kaap. In effetti, le colline che si estendono tra la Namibia e il Sudafrica sono l’unico luogo in cui l’albero faretra cresce naturalmente: questa specie a rischio è infatti in declino in tutto il suo areale a causa del pascolo eccessivo, dell’intrusione umana e della siccità legata al cambiamento climatico.
Nel Kokerboomwoud della Namibia potete osservare centinaia di questi insoliti alberi disseminati in un paesaggio arido e roccioso che al tramonto è ancor più maestoso: fate una deviazione verso i massi di dolerite impilati conosciuti come il ‘parco giochi dei giganti’.
Il bosco di alberi faretra si trova circa 14 km a nord-est di Keetmanshoop, in direzione di Koës, nei terreni della fattoria Gariganus. È consigliabile noleggiare un’auto, anche se spesso i tour turistici della Namibia vi fanno tappa. Dal centro di Keetmanshoop prendete la B1 verso nord, poi girate a est nella C16 e ancora a nord sulla M29 verso Koës. Cercate i cartelli ‘Kokerboomwoud’ e parcheggiate al Quivertree Forest Rest Camp, comoda base per esplorare la foresta, con camere per gli ospiti e bungalow intorno a una piscina.

Araucaria, Cile
Questa araucaria, il cui bizzarro aspetto è unico nel suo genere, riserva due grandi sorprese. La prima è il suo lignaggio insolitamente longevo: reperti fossili indicano che i suoi spinosi antenati condividevano la Terra con i dinosauri già 200 milioni di anni fa, il che ne fa una delle specie di piante più antiche del mondo.
La seconda sorpresa viene dalla facilità con cui questa pianta eccentrica e dall’aspetto esotico, un tempo molto ricercata, si sia adattata ad ambienti e terreni molto più domestici delle sue foreste natie in Patagonia. Originaria della regione cilena costiera e andina (e nota perciò anche come ‘pino del Cile’), l’Araucaria araucana (‘pehuén’ in spagnolo) in natura cresce in filari suggestivi spesso privi di altre specie arboree. I suoi grandi semi ricchi di valore nutritivo erano utilizzati dal popolo pehuenche per farne farina e bevande fermentate, ma, sin da quando i botanici europei la introdussero nell’alta società vittoriana a metà dell’Ottocento, l’araucaria divenne un abitante fisso delle regioni temperate e oggi potete osservare i suoi rami setolosi adornare tanto il giardino di una villa quanto l’orto botanico.
All’inizio trattata come una iperprotetta specie da serra per timore che soffrisse il gelo, ci si rese conto in seguito della sua impressionante resilienza e si è arrivati a piantarla anche in Scozia. Nel frattempo, il taglio per secoli di questa specie rara e spettacolare ne ha purtroppo decimato la popolazione forestale. In inglese è nota con il curioso nome di ‘monkey puzzle’ (rompicapo della scimmia): a quanto pare, un visitatore che nel 1850 la vide piantata nel giardino della Pencarrow House in Cornovaglia, ritraendosi dalle foglie affilate, esclamò che “sarebbe un bel rompicapo per una scimmia arrampicarvisi!”.
Guide e prodotti consigliati:
Dove trovarla
L’albero nazionale del Cile sembra aver sviluppato una protezione naturale contro gli scassinatori, ma in origine essa serviva a tenere lontani i dinosauri erbivori – e in effetti dove vive tuttora dinosauri non se ne trovano (e neppure scimmie!). La principale zona di diffusione dell’araucaria è sulle pendici della catena costiera, in genere in suoli vulcanici ben drenati sui 1000 m. Ovviamente stiamo parlando di alberi in natura.
Nell’Ottocento però l’Araucaria araucana divenne una delle piante preferite dai giardinieri europei e la vedete perciò in parchi pubblici e privati in tutto il mondo – in particolare nel Regno Unito (anche se molti esemplari morirono durante le disastrose tempeste di vento del 1989).
Ma per ammirare le araucaria nel loro massimo splendore bisogna andare nel parco nazionale di Nahuelbuta tra le città cilene di Los Ángeles e Temuco. Ci sono strade d’accesso al parco da Angol sulla Rte 180 e Cañete sulla Rte P-60-R; è meglio partecipare a una visita guidata o ingaggiare un autista perché non ci sono mezzi di trasporto pubblico. Questa regione è eccezionale per le camminate; iniziate con il sentiero di 4,5 km a Piedra del Águila – una morena rocciosa attraversata da passerelle e circondata da araucaria dalle forme bizzarre.

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Boojum, Baja California
All’ambiente desertico si deve la crescita di alcune delle specie più strane e straordinarie del mondo, dall’Echinocactus al saguaro del deserto di Sonora, allo spigoloso albero di Giosuè del Mojave. Forse il più interessante, tuttavia, si trova lungo la penisola della Baja California, nel Messico settentrionale: il boojum, un albero di torreggianti tentacoli che assomiglia più a un fittone fibroso che sporge dal terreno che a un esemplare arboreo.
Originario di una ristretta area centrale di questo ambiente caldo e secco ma toccato dalle nebbie marine (e di una porzione ancora più piccola del Sonora occidentale dall’altro lato del Golfo di California), l’albero porta il nome locale di ‘cirio’, che significa ‘candela’ – una somiglianza tanto più evidente quando i fiori estivi colorano di giallo la punta del suo tronco a fiamma.
Il tronco a colonna è praticamente l’unica sua caratteristica: lo si vede spuntare da colline aride con angolazioni bizzarre, rivestito da rami corti, irti e spinosi. Irrigato in parte dalle nebbie marine, il suo legno è simile a una pianta succulenta per la capacità di assorbire e immagazzinare acqua, il problema principale di tutti gli abitanti delle terre aride. Ma è con la conservazione strategica dell’energia che il boojum ha la meglio sul deserto, bilanciando periodi di crescita attiva con momenti di dormienza. Quando il caldo estremo dell’estate si fa sentire, le foglie cadono, limitando la perdita d’acqua; riappariranno quando ha piovuto a sufficienza nei mesi più freschi. L’aspetto negativo? Una crescita sorprendentemente lenta. Ma i boojum non hanno fretta: si stima che questi curiosi alberi crescano di appena 2,5-5 cm all’anno.
Dove trovarlo
Un deserto ultraterreno merita un albero ultraterreno. Nella Baja California quell’albero è il boojum, che sembra una collezione di cactus che decidono di unirsi per formare una sorta di albero giusto per confondere chi vi passa davanti. Le forme sinuose dei boojum si stagliano in modo scultoreo nel deserto lungo tutta la penisola, con piccoli esemplari al di là del golfo, sulle montagne della Sierra Bacha messicana.
Gli esemplari più alti si trovano nella Valle Montevideo, tra Bahía de los Ángeles e Misión San Borja, ma il popolamento più denso di alberi di boojum si trova nella Valle de los Cirios, a breve distanza dalla Hwy 1 a nord di Bahía de los Ángeles. Il modo più semplice per arrivare qui è con un tour o con un veicolo a noleggio; portate con voi cibo e acqua in abbondanza, oltre a crema solare e cappello: questo è un deserto autentico!
Se volete vedere i boojum da vicino, il Sendero Valle de los Cirios (10 km) vi fornisce una panoramica impressionante della valle, con alberi di boojum e cactus cardón (Pachycereus pringlei) che creano forme aliene contro il blu intenso del cielo. Prendete il sentiero appena a nord di Cataviña.
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L’eucalipto arcobaleno, nelle Filippine e in Papua Nuova Guinea
Non è frutto della fantasia: esiste davvero un albero multicolore. L’Eucalyptus deglupta, noto comunemente come eucalipto arcobaleno, cresce nelle foreste pluviali tropicali delle zone equatoriali delle Filippine, dell’Indonesia e di Papua Nuova Guinea – l’unica specie di eucalipto nativo di entrambi gli emisferi.
Ovviamente il nome gli viene dal suo aspetto multicolore, che sembra quasi artefatto a un primo sguardo. Come in un caleidoscopio, il suo tronco e i suoi rami sfoggiano una variegata palette di marrone, rosso, arancio, verde e giallo. La corteccia si sfoglia in strisce sottili, rivelando il sottostante strato verde fosforescente e con l’età e l’intervento degli agenti atmosferici produce pigmenti di colore diverso, a cui deve il suo aspetto variegato. Si pensa che questi pigmenti aiutino a proteggere gli strati interni dall’eccessiva luce solare e dalle radiazioni UV, le quali possono danneggiare i tessuti dell’albero, soprattutto nelle regioni tropicali.
I motivi colorati che si formano sulla superficie del tronco sembrano quasi pennellate, come se un artista incline all’astratto cercasse di creare qualcosa di surreale. Con il passare del tempo, la corteccia tornerà gradualmente a un colore marrone e il processo di esfoliazione ricomincerà. Sebbene l’eucalipto arcobaleno sia oggi coltivato e piantato in molti paesi in tutto il mondo, la sua colorazione caleidoscopica si vede meglio quando l’albero prospera nel clima tropicale nativo, dove le condizioni ideali contribuiscono a una rapida crescita e intensificano l’effetto arcobaleno.
Dove trovarlo
Immaginate un dipinto impressionista sotto forma di albero. Questo è l’Eucalyptus deglupta, ovvero l’eucalipto arcobaleno. Unico del suo genere che si sia evoluto in modo da crescere in una foresta pluviale, quest’albero speciale ha un areale naturale limitato a Papua Nuova Guinea e ad alcune aree delle Filippine e dell’Indonesia, ma la sua corteccia multicolore lo rende uno dei preferiti dei giardini botanici di tutto il mondo.
Si fa un po’ di fatica a trovare gli eucalipti arcobaleno in natura. In Papua Nuova Guinea crescono dal livello del mare fino ai 2500 m, ma non esistono sentieri dedicati all’osservazione di questa specie variegata, quindi camminando nella foresta pluviale bisogna tenere gli occhi aperti. Tentate la fortuna sui sentieri a quote più basse, come l’impegnativo Kapa Kapa Trail dal villaggio di Gabagaba, sulla costa meridionale dell’isola.
Sebbene non siano nativi delle isole del Pacifico, gli eucalipti arcobaleno sono probabilmente più facili da vedere nei giardini botanici ben curati delle Hawai‘i: ci sono alcuni esemplari molto fotografati sul sentiero di 1,6 km del Ke’anae Arboretum a Maui, mentre il Keahua Arboretum a Kaua’i ha il breve Rainbow Eucalyptus Trail che oltrepassa alcuni alberi maturi dal tipico aspetto variegato.

Il Baniano indiano, Asia
Riverito in tutto il subcontinente indiano, il baniano (‘Indian banyan’) è una specie iconica, nota per allargarsi in una vasta chioma dalla quale discendono numerose radici aeree. Profondamente integrato nelle tradizioni e nel folklore, in tutta la regione quest’albero maestoso e possente ha un ruolo culturale e religioso.
Come per il fico strangolatore, il Ficus benghalensis inizia la sua vita facendo germinare nei rami o nella chioma di un altro albero il suo seme, lì depositato da un animale. Man mano che cresce e si allungano verso il basso le sue radici aeree, avvolge lentamente l’albero ospite, fino a ucciderlo. Ciò che appare come il ‘tronco’ del baniano è in realtà un cilindro di radici strettamente intrecciate, spesso in un motivo a graticcio. Le chiome dei baniani sono spesso espansive, e molti esemplari conosciuti oggi hanno dimensioni straordinarie.
Il ‘Great Banyan’, nei giardini botanici Acharya Jagadish Chandra Bose vicino a Kolkata, è stato ufficialmente dichiarato l’albero più ampio del mondo, coprendo circa 1,4 ettari. Si tratta più di un boschetto che di un singolo esemplare, ma passeggiare sotto la sua vasta chioma e nel labirinto di radici aeree è davvero straordinario. Considerato sacro, il baniano indiano serve come punto d’incontro comunitario e luogo di cerimonie religiose in tutto il subcontinente, ed è l’albero nazionale de facto dell’India. Gli indù lo considerano ‘l’albero dell’immortalità’ a causa dei suoi rami e delle sue radici sempre in espansione. Credenza vuole che esaudisca i desideri e offerte e preghiere vengono spesso fatte sotto i suoi rami con la speranza di ottenere salute e fortuna.
Dove trovarlo
Il baniano è l’albero simbolo dell’Asia, e dal Pakistan alla Nuova Guinea i suoi rami aggrovigliati e le radici aeree pendenti dominano santuari, zone di sosta lungo i sentieri e mercati dei villaggi. Specie di baniano prosperano anche in Australia, America Centrale e Meridionale e nei Caraibi, ma è in Asia che il baniano è più strettamente collegato alla spiritualità. Tecnicamente, il termine baniano dovrebbe essere riservato al Ficus benghalensis endemico indiano, ma il nome viene talvolta associato a specie correlate come il Ficus religiosa, a cui manca però la cortina di radici aeree.
Il Ficus benghalensis cresce in tutta l’India: nel sud vivono alcuni esemplari di particolare magnificenza. Il baniano ‘Thimmamma Marrimanu’ vicino ad Anantapur, nell’Andhra Pradesh, è stato per un certo periodo considerato l’albero più grande del mondo, mentre le discussioni filosofiche continuano a svolgersi sotto il baniano di 500 anni nei terreni della Società teosofica nel distretto di Adyar a Chennai (raggiungibile con l’autobus, oppure con un risciò dalla stazione ferroviaria di Mandaveli).
Nel Bengala orientale, il ‘Great Banyan’ dei giardini botanici Acharya Jagadish Chandra Bose a Kolkata sorge in un ambiente tropicale lussureggiante sulla sponda nord del fiume Hooghly – raggiungibile con un taxi o (lentamente) con un autobus cittadino dal centro di Kolkata.