Tra acqua e terra a Srinagar, in Kashmir
Usciamo che è ancora buio. I muezzin intonano la preghiera delle quattro del mattino, che rimbalza da un minareto all’altro fino a infrangersi sulle acque dei laghi Nigeen e Dal, attorno a cui ruota la città di Srinagar. Le shikara, imbarcazioni allungate tipiche del Kashmir, scivolano sull’acqua nera spinte dai colpi di remo a forma di cuore di Abid, il ragazzo che guida la barca fumando un vistoso narghilè. Attorno a noi scorrono campi di fiori di loto e orti sospesi sul lago, sempre più visibili man mano che la luce aumenta. Abid si accosta a un lato del canale, accanto a una bottega illuminata e con la porta annerita dal fumo: è un panificio, lo scopriremo quando torna con una decina di focaccine appena sfornate. Vicino a noi passano diversi uomini con le shikara cariche di verdure, che hanno la nostra stessa destinazione.
Le forme sono ormai quasi del tutto visibili quando arriviamo al mercato galleggiante di Srinagar: un agglomerato di barche, alcune piene di mercanzia e alcune vuote, ad indicare chi sono i venditori e chi gli acquirenti. Gli uomini discutono, a volte animatamente, contrattano, poi pesano gli ortaggi con bilance a piatti e pesetti di metallo e li caricano sulle shikara. Melanzane, degli strani cetrioli bitorzoluti, pomodori, zucche…L’umidità sale dall’acqua mentre un tizio ben panciuto ci avvicina in barca e ci offre del tè condito con granella di mandorle, miele e altre diavolerie; e un altro ‘delicious man’ si fa avanti con dolcetti e biscotti di ogni tipo.
Al ritorno, il tragitto in shikara dà il meglio di sé: il sole specchia le montagne delle pendici himalayane nel lago, si schiudono i fiori di loto rosa e quelli bianchi delle ninfee. L’acqua è popolata di persone che svolgono i loro mestieri: raccolgono le alghe, lavorano negli orti, pescano. Le sponde sono piene di case galleggianti, costruite dagli inglesi in epoca coloniale in risposta alla legge che impediva loro di acquistare abitazioni sulla terraferma. Oggi, le houseboat sono adibite all’accoglienza dei turisti, e riccamente decorate con porticati intarsiati in legno, tappeti e arredi sofisticati. Se volete provarle, meglio alloggiare sul piccolo lago Nigeen, molto più appartato e meno rumoroso rispetto al lago Dal.
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L’anima cittadina di Srinagar
Srinagar ha una parte cittadina fatta di moschee, bancarelle, clacson e giardini. Si tratta di una metropoli indiana a tutti gli effetti, di quasi due milioni di abitanti, al confine con il Pakistan, a quasi 1600 metri di quota. Qui gli imperatori Moghul, dal 1500 in poi, amavano trascorrere i mesi estivi, lontani dal caldo e dall’umidità della capitale Delhi: ogni anno spostavano l’intera corte a Srinagar, valicando passi di alta quota con tutto il loro seguito. Qui trascorrevano il tempo nei loro giardini fioriti, Shalimar e Nishat Bagh gardens, oggi visitabili. I primi erano i giardini dell’imperatore Shah Jahan veri e propri, ma sono attualmente in ristrutturazione: per questo, se avete poco tempo è consigliabile visitare solo i giardini Nishat, appartenuti in origine al cognato dell’imperatrice. Con i loro viali ornati da platani himalayani (chiamati chinar) e le loro dodici terrazze corrispondenti ai segni zodiacali, i giardini sono percorsi da un canale centrale che forma numerose cascate prima di tuffarsi nel lago Dal.
Quest’area è ancora calda dal punto di vista geopolitico: sebbene l’ultimo atto delle guerre del Kashmir si sia concluso con la battaglia di Kargil del 1999, le strade sono ancora oggi presidiate da militari armati a ogni angolo, per evitare di ricadere in disordini e attacchi terroristici. Questo Stato è a maggioranza musulmana, al contrario del vicino Ladakh, a maggioranza buddista.
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La Jama Mashid, moschea principale di Srinagar, risale all’epoca Moghul e mostra uno dei punti cardine di questa dinastia: il sincretismo religioso e la necessità di coniugare tra loro le diverse fedi sotto un unico potere politico. L’architettura della moschea è infatti influenzata dallo stile persiano, con strutture simili alle pagode buddiste e quattro torrette dai tetti piramidali. Gli ultimi ritardatari si lavano nella fontana di fronte alla moschea prima di raggiungere gli altri fedeli per la preghiera delle 17:50, e rinizia il canto, colonna sonora di questo viaggio in Kashmir.
Un’altra tappa da non perdere in città è la moschea Khanqah Shah-i-Hamadan. Interamente costruita in legno, spicca tra le altre per le sue decorazioni colorate in papier mâché (carta pesta) che ricoprono sia le pareti interne che la facciata e tutto l’esterno della moschea. Ai visitatori non musulmani non è permesso entrare, ma vale la pena anche solo affacciarsi alla finestra per vedere le cupole decorate e illuminate dai candelabri.
Una volta fuori, sono di nuovo immersa nel traffico cittadino: è un vortice di tuktuk, banchetti ricoperti di frutta o di radici di fiori di loto fritte, donne velate e motorini ignari delle più basilari regole stradali. Un’atmosfera diametralmente opposta alla pace che si respira nelle case che galleggiano sull’acqua, seduti a bere un tè sui portici, cullati dal leggerissimo dondolio delle onde. Sono le due anime di Srinagar, sospesa tra acqua e terra, tra silenzio e caos, tra pianura e montagna e… tra pace e guerra.