Ecco com’è mangiare fuori a Bologna dopo la riapertura dei suoi famosi ristoranti
Intanto che comincia il processo di allentamento dopo il lockdown a causa della pandemia coronavirus, l’autore Lonely Planet e cittadino di Bologna Kevin Raub ha deciso di mangiare un boccone in uno dei migliori ristoranti della città. Ecco quello che gli è successo.
La prima cosa che ho visto quando ho messo piede in un ristorante bolognese per la prima volta da oltre due mesi è una scritta che dice"#AndràBeneUnCazzo!”, a indicare il tipico spirito goliardico della città e qualche scetticismo rispetto al più ufficiale #AndràTuttoBene.
Andrà tutto bene
Fabio Berti e Alessandro Gozzi, le cui grandi personalità e allegro umorismo sono amati tanto quanto la cucina tradizionale bolognese alla Trattoria Bertozzi, non sosterrebbero mai questo insulso ottimismo. Il loro cartello sembra perfetto per una città (Bologna) e una regione (l’Emilia Romagna) che ospita indubbiamente nelle sue cucine le tradizioni culinarie più importanti d’Italia.
I turisti sono stati attratti da sempre in questa regione dell’Italia centrale per le Maserati, le torri medievali, il Lambrusco e Pavarotti, ma è il cibo dell’Emilia-Romagna – tagliatelle al ragù, lasagna, prosciutto di Parma, parmigiano, aceto balsamico, tortellini, mortadella etc. – che assicurano che Bologna e le zone circostanti vedano un flusso costante di arrivi e partenze. Quindi chiedersi come sia mangiare qui in tempo di coronavirus è di particolare interesse per il quinto paese più visitato al mondo.
Fortunatamente, io vivo sopra la Trattoria Bertozzi (l’odore del ragù a cottura lenta riempie ogni giorno l’appartamento e la colonna sonora di Berti che urla allo staff, ai fornitori locali e ai corrieri per le consegne sono il nostro sottofondo principale). Bertozzi è considerato dai bolognesi come uno dei ristoranti tradizionali imperdibili in città ed è stato il primo posto dove sono voluto andare a mangiare quando questo nuovo mondo gastronomico ha aperto i battenti il 18 maggio.
Le nuove regole, che variano leggermente a seconda della regione, sono rigide e dettagliate: camerieri con la mascherina, 1m di distanza tra i tavoli, nessun buffet, sanificazione continua etc. Varrà ancora la pena di uscire a mangiare?
Piccole differenze
Sì, signore! Jacopo, il nostro cameriere e figlio del proprietario, accoglie me e la mia compagna italiana alla porta per la prenotazione delle 19.30 e ci accompagna al nostro tavolo. Siamo i primi ad arrivare. La sala del ristorante non salta all’occhio come molto diversa perché non lo è – Bertozzi ha solo perso un tavolo dentro e tre nel suo spazio all’aperto; non ci sono divisori in plastica tra i tavoli o nessuna capsula futuristica per cenare. Niente oltre alle maschere sembra fuori posto.
I condimenti sono stati tolti dai tavoli ma io non mi sarei nemmeno accorto se Jacopo non ce lo avesse detto, e il pane, normalmente servito in un cestino comune, è stato confezionato singolarmente in buste di carta (probabilmente una buona idea a prescindere dalla pandemia). C’è del disinfettante per le mani a disposizione accanto al nostro tavolo.
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Jacopo ci spiega che dobbiamo indossare la mascherina per entrare e uscire dal ristorante e se andiamo in bagno (dove ci accompagnerà se abbiamo bisogno). Regole aggiuntive sono scritte a mano su un enorme specchio: “Per favore state seduti il più possibile”, “Chiedete il conto dal tavolo”, “Evitate di fare la coda per il bagno”, etc.
Jacopo arriva e ci versa un bicchiere di spumante di benvenuto (come è consuetudine da Bertozzi) e comincia a dire le parole magiche che abbiamo desiderato sentire da 10 settimane: “ Abbiamo le nostre solite specialità questa sera, soufflé di patate con crema di parmigiano e mousse di mortadella”, ha detto recitando il menù. “Come primi abbiamo le nostre tradizionali tagliatelle al ragù, la nostra speciale gramigna con salsiccia e dei passatelli particolari con asparagi e prosciutto croccante...” Voglio tutto quanto – ogni tipo di pasta della casa – ma optiamo per la mousse e tre primi: i passatelli, tortelloni ripieni con patate e mortadella e tagliatelle con spugnole (di stagione in tempo per la riapertura dei ristoranti!).
A questo punto, il ristorante è pieno e vivace come non mai. Un tassista locale, un po’ una star di Twitter, è seduto ad un tavolo, alcuni amici del proprietario tengono banchetto in un altro; una coppia hippie new age cena lì vicino – tutti a un metro gli uni dagli altri. Un cambiamento, tra l’altro, a cui sono completamente favorevole– sono stato cacciato da un ristorante in Toscana l’anno scorso perché mi ero lamentato che i tavoli fossero troppo vicini. Ho l'impressione che non sarà più un problema.
Fabio, il volto della sala da pranzo Bertozzi, cammina consegnando pasta cotta alla perfezione ad ogni tavolo, passando del tempo e chiacchierando con tutti come fa sempre, igienizzando le mani insieme al resto dello staff dopo aver toccato quasi qualsiasi cosa.
Cenare a Bologna La Grassa
Arriva il nostro cibo e inutile dire che è tutto fantastico (Bologna non viene chiamata La Grassa a caso). Il vino scorre ovunque (Sangiovese Superiore locale, per favore) e finiamo il pasto come si fa a Bologna con una zuppa inglese, un dessert locale, che non è né zuppa né inglese ma piuttosto una torta di pan di spagna e crema pasticciera a strati inzuppata di liquore rosso scarlatto Alchermes. Com’è dolce cenare fuori di nuovo.
Quindi cosa significa che l’Italia è pronta per accogliere i visitatori dall’estero? Al momento della stesura, il paese ha dichiarato che aprirà i confini ai viaggiatori dei paesi Schengen il 3 giugno (nessun decreto governativo ufficiale), sebbene molte altre nazioni Schengen sembrino più inclini a un’apertura a metà giugno. Quindi, viaggi domestici e all’interno dell’Unione europea saranno probabilmente il modo in cui si declinerà questa stagione estiva di viaggio.
Un altro spumante viene aperto generosamente e Fabio riempie i bicchieri di tutti mentre propone un brindisi a tutto il ristorante. Alziamo tutti i bicchieri alla nuova normalità, che non è molto diversa dalla vecchia. Quasi tutto di quest’esperienza è stato fortunatamente normale, ma a prova di contagio.
Forse andrà davvero tutto bene.