Ecco com’è mangiare fuori a Bologna dopo la riapertura dei suoi famosi ristoranti

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Intanto che comincia il processo di allentamento dopo il lockdown a causa della pandemia coronavirus, l’autore Lonely Planet e cittadino di Bologna Kevin Raub ha deciso di mangiare un boccone in uno dei migliori ristoranti della città. Ecco quello che gli è successo.

Bologna, una città conosciuta per il cibo, inizia a riaprire – come sarà mangiare fuori in Italia dopo la pandemia? ©Giorgio Morara/Shutterstock
Bologna, una città conosciuta per il cibo, inizia a riaprire – come sarà mangiare fuori in Italia dopo la pandemia? ©Giorgio Morara/Shutterstock
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La prima cosa che ho visto quando ho messo piede in un ristorante bolognese per la prima volta da oltre due mesi è una scritta che dice"#AndràBeneUnCazzo!”, a indicare il tipico spirito goliardico della città e qualche scetticismo rispetto al più ufficiale #AndràTuttoBene. 

Andrà tutto bene

Fabio Berti e Alessandro Gozzi, le cui grandi personalità e allegro umorismo sono amati tanto quanto la cucina tradizionale bolognese alla Trattoria Bertozzi, non sosterrebbero mai questo insulso ottimismo. Il loro cartello sembra perfetto per una città (Bologna) e una regione (l’Emilia Romagna) che ospita indubbiamente nelle sue cucine le tradizioni culinarie più importanti d’Italia.

I turisti sono stati attratti da sempre in questa regione dell’Italia centrale per le Maserati, le torri medievali, il Lambrusco e Pavarotti, ma è il cibo dell’Emilia-Romagna – tagliatelle al ragù, lasagna, prosciutto di Parma, parmigiano, aceto balsamico, tortellini, mortadella etc. – che assicurano che Bologna e le zone circostanti vedano un flusso costante di arrivi e partenze. Quindi chiedersi come sia mangiare qui in tempo di coronavirus è di particolare interesse per il quinto paese più visitato al mondo.

Una scritta che recita "#AndràBeneUnCazzo!" © Kevin Raub / Lonely Planet
Una scritta che recita "#AndràBeneUnCazzo!" © Kevin Raub / Lonely Planet
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Fortunatamente, io vivo sopra la Trattoria Bertozzi (l’odore del ragù a cottura lenta riempie ogni giorno l’appartamento e la colonna sonora di Berti che urla allo staff, ai fornitori locali e ai corrieri per le consegne sono il nostro sottofondo principale). Bertozzi è considerato dai bolognesi come uno dei ristoranti tradizionali imperdibili in città ed è stato il primo posto dove sono voluto andare a mangiare quando questo nuovo mondo gastronomico ha aperto i battenti il 18 maggio.

Le nuove regole, che variano leggermente a seconda della regione, sono rigide e dettagliate: camerieri con la mascherina, 1m di distanza tra i tavoli, nessun buffet, sanificazione continua etc. Varrà ancora la pena di uscire a mangiare?

Piccole differenze

Sì, signore! Jacopo, il nostro cameriere e figlio del proprietario, accoglie me e la mia compagna italiana alla porta per la prenotazione delle 19.30 e ci accompagna al nostro tavolo. Siamo i primi ad arrivare. La sala del ristorante non salta all’occhio come molto diversa perché non lo è – Bertozzi ha solo perso un tavolo dentro e tre nel suo spazio all’aperto; non ci sono divisori in plastica tra i tavoli o nessuna capsula futuristica per cenare. Niente oltre alle maschere sembra fuori posto.

I condimenti sono stati tolti dai tavoli ma io non mi sarei nemmeno accorto se Jacopo non ce lo avesse detto, e il pane, normalmente servito in un cestino comune, è stato confezionato singolarmente in buste di carta (probabilmente una buona idea a prescindere dalla pandemia).  C’è del disinfettante per le mani a disposizione accanto al nostro tavolo.

L'interno della trattoria Bolognese Bertozzi mentre l’Italia ritorna alla normalità © Kevin Raub / Lonely Planet
L'interno della trattoria Bolognese Bertozzi mentre l’Italia ritorna alla normalità © Kevin Raub / Lonely Planet
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Jacopo ci spiega che dobbiamo indossare la mascherina per entrare e uscire dal ristorante e se andiamo in bagno (dove ci accompagnerà se abbiamo bisogno). Regole aggiuntive sono scritte a mano su un enorme specchio: “Per favore state seduti il più possibile”, “Chiedete il conto dal tavolo”, “Evitate di fare la coda per il bagno”, etc.

Jacopo arriva e ci versa un bicchiere di spumante di benvenuto (come è consuetudine da Bertozzi) e comincia a dire le parole magiche che abbiamo desiderato sentire da 10 settimane: “ Abbiamo le nostre solite specialità questa sera, soufflé di patate con crema di parmigiano e mousse di mortadella”, ha detto recitando il menù. “Come primi abbiamo le nostre tradizionali tagliatelle al ragù, la nostra speciale gramigna con salsiccia e dei passatelli particolari con asparagi e prosciutto croccante...” Voglio tutto quanto – ogni tipo di pasta della casa – ma optiamo per la mousse e tre primi: i passatelli, tortelloni ripieni con patate e mortadella e tagliatelle con spugnole (di stagione in tempo per la riapertura dei ristoranti!).

A questo punto, il ristorante è pieno e vivace come non mai. Un tassista locale, un po’ una star di Twitter, è seduto ad un tavolo, alcuni amici del proprietario tengono banchetto in un altro; una coppia hippie new age cena lì vicino – tutti a un metro gli uni dagli altri. Un cambiamento, tra l’altro, a cui sono completamente favorevole– sono stato cacciato da un ristorante in Toscana l’anno scorso perché mi ero lamentato che i tavoli fossero troppo vicini. Ho l'impressione che non sarà più un problema.

La pasta della Trattoria Bertozzi © Kevin Raub / Lonely Planet
La pasta della Trattoria Bertozzi © Kevin Raub / Lonely Planet

Fabio, il volto della sala da pranzo Bertozzi, cammina consegnando pasta cotta alla perfezione ad ogni tavolo, passando del tempo e chiacchierando con tutti come fa sempre, igienizzando le mani insieme al resto dello staff dopo aver toccato quasi qualsiasi cosa.

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Cenare a Bologna La Grassa

Arriva il nostro cibo e inutile dire che è tutto fantastico (Bologna non viene chiamata La Grassa a caso). Il vino scorre ovunque (Sangiovese Superiore locale, per favore) e finiamo il pasto come si fa a Bologna con una zuppa inglese, un dessert locale, che non è né zuppa né inglese ma piuttosto una torta di pan di spagna e crema pasticciera a strati inzuppata di liquore rosso scarlatto Alchermes. Com’è dolce cenare fuori di nuovo.

Quindi cosa significa che l’Italia è pronta per accogliere i visitatori dall’estero? Al momento della stesura, il paese ha dichiarato che aprirà i confini ai viaggiatori dei paesi Schengen il 3 giugno (nessun decreto governativo ufficiale), sebbene molte altre nazioni Schengen sembrino più inclini a un’apertura a metà giugno. Quindi, viaggi domestici e all’interno dell’Unione europea saranno probabilmente il modo in cui si declinerà questa stagione estiva di viaggio.

Un altro spumante viene aperto generosamente e Fabio riempie i bicchieri di tutti mentre propone un brindisi a tutto il ristorante. Alziamo tutti i bicchieri alla nuova normalità, che non è molto diversa dalla vecchia. Quasi tutto di quest’esperienza è stato fortunatamente normale, ma a prova di contagio.

Forse andrà davvero tutto bene. 

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