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Turismo in Spagna

Tradizioni, memorie, ricordi delle Canarie ancestrali

7 minuti di lettura

Le Isole Canarie celano un’anima archetipica. Che ritrova, nelle memorie del passato, la forza per mantenere intatto lo spirito indomabile dell’arcipelago. Nella resilienza dei prodotti che questa terra aspra riesce in ogni caso a restituire – come il vino – e nelle tradizioni linguistiche, culturali e gastronomiche che continuano a vivere nelle case e nelle feste locali, c’è il potere di una terra che non ha paura di andare avanti e offrire il meglio tra spiagge, natura e cieli stellati senza mai dimenticare da dove è venuta.

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Uno scorcio di La Graciosa a nord di Lanzarote ©underworld111/Getty Images
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Tra i segreti delle Isole Canarie, dopo la magica El Hierro con le sue spiagge e i suoi fondali mozzafiato, c’è la sua storia. Che non tutti conoscono, presi come sono dalla scoperta delle acque incredibili e dal lifestyle isolano durante la permanenza nell’arcipelago. Le Canarie ancestrali si scoprono nel piatto, dentro una delizia gastronomica che affonda le sue origini in una ricetta antica, rimaneggiata dagli anni e dalla sapienza di chi la prepara. O nel calice, in un sorso di quel vino che nasce in una terra vulcanica, aspra, arida e che pure ce la fa a evolvere dal suo stato iniziale di vite. Sotto lo strato di salsedine, alle Canarie si respira memoria. Che rivive nelle tradizioni più antiche come il Salto del Pastor o il Silbo Gomero, il linguaggio tradizionale de La Gomera che sfrutta il potere dei fischi da tempi immemori.

Proprio il Salto del Pastor è una di quelle incredibili derive culturali in arrivo dalle società indigene che una volta popolavano l’arcipelago e che ancora oggi sopravvivono al tempo e alle evoluzioni storiche. La tradizionale lancia con punta metallica che ha permesso ai contadini di camminare e muoversi nell’impervio territorio delle Canarie, tra gole e strapiombi, è stata anche fedele compagna di pastori, artigiani, mercanti e persone comuni. Queste persone, nel sostegno della lancia, hanno trovato per secoli l’aiuto necessario per muoversi agevolmente da un luogo all’altro, per affrontare con grinta e resilienza le difficoltà degli spostamenti. Il Salto del Pastor oggi è un divertimento per chi lo guarda e per chi lo fa. La tradizione è sopravvissuta al tempo, al cambiamento, alla perdita delle necessità di spostarsi servendosi del bastone. Grazie al Salto del Pastor sono stati recuperati sentieri e scalinate, perdute nell’avanzare dei secoli. Rivivono, oggi, grazie al lavoro della Federazione del Salto del Pastor Canario che fa in modo di non far dimenticare a nessuno quanto una pratica che oggi rallegra e stupisce un tempo sia sta salvifica. Lo ha fatto persino il Governo delle Isole Canarie, che nel 2018 ha pubblicato un decreto in cui inserisce il Salto del Pastor nei tesori di interesse culturale da raccontare e mostrare alle generazioni più giovani anche negli anni a venire.

Il Silbo Gomero (fischio gomero), nelle manifestazioni culturali che ancora oggi definiscono le Isole Canarie, è invece rappresentazione massima dell’estro dei suoi abitanti. Una lingua in fischi che riproduce lo spagnolo parlato sembra fantascienza, ma non lo è: creato dai primi abitanti delle isole, ovvero i Guanci, si è evoluto come una lingua vera e propria ricalcando le abitudini linguistiche dei locali, che prima della dominazione spagnola parlavano il berbero canario. La Gomera è la culla di questo linguaggio, che ancora oggi è compreso e parlato da circa 22 mila persone. Un’infinità, considerato che non esistono parole (letteralmente) in grado di spiegare l’autenticità di un dibattito che si tiene in formato fischi. In passato i contadini lo usavano per parlarsi da un luogo all’altro, per comunicare come potevano, tramandandolo di generazione in generazione. Non c’è un altro linguaggio al mondo simile a questo e così l’UNESCO, per la sua incredibile unicità, lo ha premiato con il suo titolo più ambito ovvero quello di Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Sui chilometri di sentieri sui quali una volta si muovevano le vite e le speranze degli abitanti che alla terra legavano la loro fortuna, oggi La Gomera rivela se stessa. E il fischio gomero è fedele servitore di questa anima selvaggia che sopravvive, nonostante tutto, ai secoli.

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Una veduta di Fuerteventura ©RossHelen/Getty Images

I presidi gastronomici delle isole, infine, contribuiscono a creare il ricordo di una vacanza non solo divertente o affascinante, ma anche buona. E dove, se non a tavola, le tradizioni secolari possono evolversi e palesarsi? Ognuna delle Isole Canarie ha un tesoro formato pietanza e racconta chi è tramite il suo gusto: il formaggio di capra di Fuerteventura, il miele di Palma di La Gomera, il fiore di sale marino di La Palma, il rum canario che si beve a Gran Canaria e i dolci al formaggio di El Hierro, insieme alle patate vecchie di Tenerife, sono solo alcune delle tradizioni gastronomiche che accompagnano visitatori e locali nell’esplorazione godereccia dell’arcipelago.

Il vino di Lanzarote ad esempio, nonostante sabbie e terre vulcaniche con le quali le viti devono combattere per sopravvivere, è un’esplosione di gusto. Ed è ancora una volta un procedimento antichissimo, sopravvissuto alle tecniche più moderne, a garantirne autenticità e sapore.

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Feste e tradizioni popolari delle Isole Canarie

Le feste popolari delle Canarie celebrano ancora una volta la memoria, con ricorrenze e riti religiosi ad alta simbologia che sono rimasti immutati per secoli. A El Hierro, inserita nell’elenco di destinazioni Best in Travel 2020 da Lonely Planet per la sua vocazione alla diversità, la magia si ripete ogni 4 anni con i festeggiamenti della Bajada de la Virgen de los Reyes, processione che mixa il potere salvifico della danza con la simbologia cristiana. Ogni cinque anni a La Palma è ancora una volta una festa per la Madonna ad accendere di colori e magia l’isola: durante le Feste Lustrali della Discesa della Vergine c’è il Baile de los Enanos (la danza dei nani) a tenere banco con fedeli e curiosi, tra costumi tradizionali e riti che si mantengono intatti sin dal 1600.

La Bajada de la Virgen de Guadalupe a La Gomera invece mette in scena il potere suggestivo del mare, con la processione che tra le onde porta la statua della Vergine dal Santuario di Puntallana a San Sebastián de La Gomera. A Tenerife, durante le celebrazioni per il Corpus Christi di La Orotava, l’isola si veste di fiori: è una delle ricorrenze più amate da chi la sceglie come meta di vacanza e, ovviamente, dai locali. A Gran Canaria e più precisamente ad Agaete c’è la Festa de la Rama a muovere folle di curiosi e fedeli per la Virgen de las Nieves. La devozione nei confronti della Madonna della Neve nasce da lontano, ma questo rito pare arrivi da ancora più in là, dai tempi dei primi popoli aborigeni delle Canarie che alla natura e agli dei chiedevano miracoli e doni. La processione che si tiene oggi è suggestiva perché i fedeli, per chiedere la pioggia alla Vergine, sventolano dei rami in alto come rito propiziatorio. Eppure l’acqua non è il solo simbolo (salvifico, in questo caso) delle Isole Canarie: gli isolani non possono dimenticare il passato di fuoco e di lava, frutto del lavoro dei vulcani che hanno letteralmente plasmato l’arcipelago nei secoli. E a Lanzarote la celebrazione della Vergine di Los Dolores racchiude ancora una volta la forza del popolo che si unisce per chiedere alla natura – in particolare al vulcano – di dare tregua e pace. La ricorrenza ricorda le eruzioni del Timanfaya, che hanno funestato l’isola cambiandone i contorni. Ancora una volta è un pellegrinaggio a caratterizzare i moti degli isolani che si spostano compatti verso il villaggio di Mancha Blanca, all’interno del Parco Naturale de los Volcanes, all’imbocco della zona vulcanica da cui un tempo partivano le eruzioni.

Ma è la Festa della Madonna della Roccia (Feste della Virgen de la Peña) a Fuerteventura a detenere il record di celebrazione culturale, religiosa e antica dell’arcipelago, proprio perché è uno dei baluardi storici più antichi. Nel caldo settembre canarino, gli abitanti dell’isola si muovono in pellegrinaggio, in onore della Vergine. E il villaggio di Vega de Rio Palmas, con la sua pittoresca chiesetta scrigno della statua della Madonna, è uno dei posti più belli dell’isola.

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