Pochi e semplici accorgimenti per un viaggio in Emilia-Romagna

Redazione Lonely Planet
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Avete fatto una lunga lista di piatti tipici da assaggiare e l'elenco dei ristoranti da non perdere. Siete pronti per un viaggio alla scoperta dell'Emilia-Romagna, o così pensate: ecco quattro consigli da non dimenticare quando è ora mettervi a tavola!

Pasta, street food, buon vino: preparatevi a lauti banchetti in Emilia-Romagna
Pasta, street food, buon vino: preparatevi a lauti banchetti in Emilia-Romagna
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  1. Mai confondere l’Emilia con la Romagna: quando si parla di cucina, l’Emilia e la Romagna sono due regioni separate. In generale, vi basti sapere che partendo dall’Emilia e procedendo verso est il carattere delle persone e dei sapori si fa sempre più marcato. 
  2. La pasta: è l’unico filo conduttore. Di varie forme, nomi, ripiena, in brodo o al sugo, in nessun altro posto al mondo troverete così tanta varietà. D’altronde, scriveva il giornalista e regista Mario Soldati in Vino al vino: “Boston e San Francisco, a cinquemila chilometri di distanza, sono diverse, ma non come, a cinquanta, Bologna e Ferrara. Certo, in rapporto all’area, l’Italia è il paese più vario del mondo, ma nessuna regione sembra varia come l’Emilia Romagna”. 
  3. Vietato generalizzare: se il piatto tipico di una città vi sembra simile a uno assaggiato in un’altra città della regione, non fate l’errore di compararli, perché ogni città pensa che la sua specialità sia da intenditori e che qualsiasi variante sia un errore; in ogni caso, state pur certi che per gli emiliani e i romagnoli nessun pasto consumato fuori casa sarà anche solo lontanamente equiparabile a quello preparato dalle loro nonne. 
  4. Non credetevi invincibili a tavola: la cucina di questa regione è ovunque appagante e conviviale, ma anche copiosa e robusta. Per affrontarla bisogna avere stomaco e fegato allenati. A tal proposito, anche il gastronomo Pellegrino Artusi ci mette in guardia circa la quantità di cappelletti da mangiare, narrando come ci siano stati “eroi che si vantarono di averne mangiati cento; ma c’è il caso però di crepare, come avvenne ad un mio conoscente. A un mangiatore discreto bastano due dozzine”. Da buon romagnolo, Artusi ne sapeva. Ed è bene fidarsi. 
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