I numeri dell'India

Redazione Lonely Planet
7 minuti di lettura

Cominciamo da quello che ci riguarda di più: 1392, cioè le pagine di cui è fatta la più spessa guida Lonely Planet mai stampata in italiano. Gli altri? Leggete qui.

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Un titolo da primato

La nuova guida India è il volume dei record: nessun libro di Lonely Planet ha mai avuto un tale numero di pagine, nemmeno – curioso, vero? – la mastodontica e completissima Mondo.
Ci siamo fatti rapire dalla potenza dei numeri, e così eccone alcuni su questo incredibile paese: non sono tutti primati, ma sono significativi da ricordare nel caso abbiate in programma una visita nel “subcontinente indiano”. Lasciatevi rapire dalla spirale psichedelica delle percussioni di Ananda Shankar e dopo aver premuto play buttatevi nella lettura, calcolatrice alla mano.

20.000 operai per costruire il Taj Mahal

Ha l’aspetto di un sogno, e come un sogno travolge chi lo vede dal vivo per la prima volta: nessuna foto potrà mitigare l’impatto con il Taj Mahal, uno degli edifici più belli del mondo e tappa imprescindibile per qualsiasi viaggiatore che attraversi l’India.

L’imperatore Shah Jahan, il committente di questo palazzo d’amore, sosteneva che facesse “versare lacrime agli occhi del sole e della luna”: dedicato alla memoria della sua seconda moglie Mumtaz Mahal, fu costruito in circa vent’anni – ma l’edificio principale in appena otto! – da 20.000 persone, provenienti dai vari paesi dell’Asia Centrale; alcuni artigiani giunsero anche dall’Europa, per completare le decorazioni e gli intarsi in marmo.

Se ne volete un ricordo visivo ancora più travolgente, scegliete di arrivare qui all’alba per evitare la folla e gioire degli squarci di luce che lo illuminano; e nelle cinque serate intorno al plenilunio il Taj Mahal è aperto anche la notte: acquistate il giorno prima i biglietti, il numero di visitatori per questo orario è limitato.

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3.700 monumenti di Hampi

Il paesaggio creato dalle rovine di Hampi è qualcosa di irreale: giganteschi blocchi di granito paiono in equilibrio precario su chilometri di dolci colline, tra la ruggine del colore delle pietre e il verde acceso delle piantagioni intorno. I 3.700 monumenti che riempiono l’area meriterebbero mesi di perlustrazione, anche per adeguarsi ai rilassati ritmi locali: calcolate qualche giorno almeno, dunque.

Il Virupaksha Temple domina Hampi Bazaar ed è l’unico ancora luogo di culto: se incrociaste Lakshmi, l’adorabile elefantessa del tempio, chiedetele una benedizione (smooch) in cambio di un’offerta – vi diamo una dritta: fa il bagno tutte le mattine alle 8 nel fiume accanto al ghat.

Il Vittala Temple invece è il capolavoro indiscusso del sito archeologico: il maestoso carro di pietra al centro del cortile ora si può solo ammirare, ma un tempo aveva le ruote in grado di girare e percuotendolo emetteva riproduzioni sonore di 81 strumenti indiani.

150 km di lunghezza: il lago Pangong Tso

Diviso tra India e Cina, il Pangong Tso è uno specchio blu intenso tra le aride montagne del Ladakh; qui non troverete insediamenti umani per quasi tutto il suo perimetro, e la magia del luogo consiste nel contemplare la bellezza silenziosa di questo lembo di natura, così in alto eppure così terreno.

L’escursione in jeep da Leh è già di per sé un’attrattiva, in cui attraverserete panorami che cambieranno di chilometro in chilometro: vette frastagliate, ruscelli gorgoglianti, pascoli a perdita d’occhio, sabbia e un passo alpino a 5289 metri. Trascorrete una notte nel villaggio di Spangmik o a Man, e proseguite poi fino a Merak, 10 km più in là: amerete la cordialità degli abitanti. E non temete: l’instabilità politica del Kashmir, nella divisione federale del Ladakh, non è un problema; calcolate però tempi lunghi per abituarvi alle altitudini.

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30 grotte di Ajanta

Scavate nel ripido versante di una gola a forma di ferro di cavallo, le 30 grotte di Ajanta si affacciano sul Waghore River; risalgono a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il VI d.C. e furono abbandonate con il fiorire del vicino sito di Ellora, ma gli utilizzatori fecero in tempo ad “affrescare” (si tratta in realtà di tempere) gli interni di molte delle cavità. Forse è proprio il precoce abbandono che ha preservato i dipinti dal degrado: voi non ponetevi troppe domande e contemplatene la bellezza e la maestria risalente al primo periodo buddhista.

Avrete 15 minuti di tempo a grotta, quindi spendeteli al meglio; in molte bisogna entrare a piedi nudi e sette di queste sono chiuse al pubblico: non per fortuna la numero 1, che ospita una rappresentazione del bodhisattva Padmapani considerata la più bella tra quelle del complesso.

I 99 bastioni di Jaisalmer

L’imponente castello di sabbia che domina la pianura evoca contemporaneamente il mistero del deserto e il fascino delle antiche piste carovaniere. Il forte di Jaisalmer, nel Rajasthan occidentale, rappresenta con i suoi 99 bastioni una delle più visitate località della regione, dopo anni di oblio. Le viuzze della città vecchia celano magnifiche haveli (abitazioni padronali) dello stesso color miele della pietra con cui è costruito il forte: il soprannome “Città d’oro” calza a pennello a Jaisalmer.

Non cedete al fastidio per l’insistenza della proposta, e accettate un’escursione a dorso di cammello nel deserto del Thar: la ricorderete per la vita. E tra gennaio e febbraio il Desert Festival, tra sport, musica e attività tradizionali, è un evento da non perdere.

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800 kg d'oro: Vishwanath Temple, Varanasi

Da queste parti non si viene alla ricerca di pace e tranquillità: l’evocativa Varanasi ospita quello che parrebbe il paradigma assoluto della confusione. Quindi, preparatevi all’assenza di riservatezza, alle scene forti e rumori e odori impegnativi. Detto questo, il quasi milione e mezzo di abitanti che compone la città è speciale e l’aura mistica che la pervade vi colpirà profondamente: questo è un luogo propizio per morire, dice l’induismo, e come tale viene vissuto.

Il tempio più famoso di Varanasi è il Vishwanath Temple, dedicato a Shiva nella sua incarnazione di Signore dell’Universo, e fu costruito nel 1776; mezzo secolo dopo il maharaja Ranjit Singh di Lahore offrì qualcosa come 800 chili d’oro, con cui vennero rivestiti torre e cupola dell’edificio. Visitare il tempio non è semplice: la sicurezza è stretta, bisogna lasciare borse, macchine fotografiche e smartphone all’ingresso, dichiararsi interessati alla fede hindu, esibire il passaporto originale e sperare di essere accettati.

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1041 film l'anno: Bollywood, Mumbai

Più di venti milioni di abitanti vi bastano, per definire Mumbai “grande”? Diciamo che lo è a sufficienza per ospitare davvero tutto: dal motore commerciale dell’intera India alla più grande foresta tropicale urbana del mondo, passando per i tumulti religiosi più imprevedibili e l’industria cinematografica più importante del pianeta. Le star di Bollywood da queste parti sono adorate e inseguite nei locali più trendy della megalopoli, e se anche voi desideraste far parte di questo scintillante e variopinto universo, che sforna più di mille film l’anno (per capirci, più del doppio di Hollywood!), sappiate che… avete una chance.

Molti studi cinematografici, infatti, cercano spesso comparse occidentali per aggiungere un tocco internazionale alle produzioni – o per “lasciarsi andare” nell’abbigliamento più provocante, che molte comparse locali rifiutano di indossare. Passeggiate lungo le strade di Colaba e sperate nella buona sorte: se un addetto vi avvicinerà, il giorno successivo potrebbero attendervi 16 ore di lavoro per 500 rupie, un pranzo, lo spuntino e talvolta il trasporto. Che dire, fate attenzione alle truffe e siate determinati: la strada verso il successo potrebbe iniziare da Bollywood.

25.000 fedeli nella moschea di Jama Masjid, Old Dehli

Mumbai vi ha stordito con le sue dimensioni incredibili? Bene: Delhi è ancora più grande, parliamo cioè di 25 milioni di persone stipate in un’area che è una collezione di vestigia degli imperi passati. I reperti più antichi rinvenuti da queste parti sono datati 3000 anni indietro, ma saranno i grattacieli del presente a colpirvi per primi.

Due sono i luoghi not to miss della città, agli antipodi del profano e del sacro. Il Red Fort, innanzitutto, coperto da mura alte 18 metri: varcate la Lahore Gate, fermatevi ad ammirare quel che poteva essere questo colosso cinquecento anni fa, e poi perdetevi tra gli edifici, i porticati e i padiglioni di uno dei principali simboli dell’India.

Dopodiché, programmate una visita alla Jama Masjid, moschea che domina su Old Dehli: oasi in un quartiere dominato dal caos, è la più grande d’India con una capienza di 25.000 fedeli. Acquistate il biglietto per salire i 121 gradini del minareto meridionale, da qui ammirerete la struttura urbanistica pensata da Edwin Lutyens per New Dehli.

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872 statue tempio Kandariya-Mahadev

Massima espressione della dinastia Chandela, nel Madhya Pradesh, il Kandariya-Mahadev fa parte del complesso di templi del Khajuraho, patrimonio dell’UNESCO. Qui, un millennio or sono, sorsero circa 85 templi: oggi ne rimangono 25, che si salvarono dalla furia iconoclasta contro i culti rivali grazie alla giungla, che li custodì gelosamente. Testimoniano non solo la grandezza della dinastia, ma anche l’indubbia abilità amatoria: ogni statua, infatti, celebra la bellezza femminile e le acrobazie erotiche praticabili. Il Kandariya-Mahadev conta 872 sculture, alte circa un metro (quindi più di quelle degli altri templi), particolarmente esplicite in questo senso. Molte delle posizioni susciteranno in voi ammirazione o imbarazzo: nel dubbio fotografatele, nessuno avrà da ridire.

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