Monte Everest, non più toilette d'alta quota: gli alpinisti dovranno usare le poo bag

Redazione Lonely Planet
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“La nostra montagna puzza”. Con queste parole Mingma Sherpa, presidente della divisione di Pasang Phamu in Nepal, ha annunciato la nuova direttiva delle autorità nepalesi per la salvaguardia dell'ambiente e della salute degli alpinisti sul monte Everest e sul Monte Lothse, che prevede che gli aspiranti conquistatori della vetta più alta del mondo raccolgano i propri escrementi e li riportino al campo base in appositi sacchetti. La misura si inserisce nella crescente attenzione verso le implicazioni ambientali ed ecologiche del grande afflusso di alpinisti spinti dal desiderio di toccare il cielo dal tetto del mondo, e nella consapevolezza dell'enorme impatto della spazzatura in un ambiente estremo come quello degli Ottomila.  

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Everest, campo base | Foto di Michael Clarke su Unsplash
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Il Monte Everest e la "questione rifiuti"

Secondo Mingma Sherpa, la presenza visibile di escrementi sulle rocce e il fatto che alcune persone si siano ammalate come conseguenza della situazione danneggerebbe l’immagine della zona e non sarebbe più tollerabile: da qui, l’obbligo per gli alpinisti di acquistare al Campo Base le cosiddette poo bags prima dell’ascesa alla vetta e di farle poi controllare una volta tornati al campo. Se al Campo Base, infatti, si è provveduto a munirsi di apposite toilette a supporto dei periodi di acclimatamento all’altitudine per gli alpinisti, quando si inizia la salita verso la sommità dell’Everest la scelta più comune è solitamente quella di scavare un buco e provvedere così ai propri bisogni. Più aumenta l’altitudine, però, più anche questa pratica si fa logisticamente ardua: così, la maggior parte degli alpinisti (finora) l’ha risolta semplicemente en plein air, generando un vero e proprio problema-feci che il governo nepalese non ha più intenzione di tollerare.  

Monte everest
I rifiuti sono l’altro lato della medaglia della bellezza dell’Everest | Foto di Ehab Al-Hakawati su Unsplash

Soprattutto perché esso va a sommarsi all’annosa questione della spazzatura sul tetto del mondo: in barba alla sacralità di trovarsi in un ambiente unico come quello delle montagne più alte del pianeta, la corsa alla vetta lascia da anni dietro di sé un’incredibile quantità di rifiuti, la cui raccolta tramite sempre più numerose campagne di cleaning up è resa particolarmente ardua dalla naturale conformazione del territorio. E la questione feci, racconta Chhiring Sherpa della ONG Sagarmatha Pollution Control Committee (SPCC), non è da sottovalutare: si stima che tra il Campo 1 ai piedi dell’Everest e il Campo 4 verso la vetta ci siano all’incirca tre tonnellate di escrementi umani.  

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Il campo base dell’everest | Foto di Mari Partyka su Unsplash

La ONG sta così procedendo all’acquisto di oltre 8000 poo bags dagli Stati Uniti, un numero sufficiente per supportare alpinisti stranieri e staff per la prossima stagione di scalata, a cominciare da marzo. Le poo bags sono già utilizzate in altre zone come il Monte Denali o l’Antartide, possono essere usate fino a cinque o sei volte e permettono di solidificare i resti, rendendoli inodori. Secondo Mingma Sherpa, questa misura è la prima di un più ampio percorso di tutela della loro montagna: un primo passo, si spera, per evitare che il tetto del mondo diventi a tutti gli effetti una discarica a cielo aperto.

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