Le "bolle" sono il futuro del turismo post-virus?
Mentre nel mondo i paesi cominciano ad annunciare un allentamento delle restrizioni, guadagna popolarità il progetto delle "bolle". L'idea è nata negli ultimi giorni e arriva dai lati opposti del pianeta: dall'Australia e dalla Nuova Zelanda, e dalla costa atlantica del Canada. Queste "bolle" sono l'opportunità di socializzare in sicurezza. Permetterebbero inoltre di riaprire gradualmente le frontiere e di tornare a viaggiare.
Il Nuovo Brunswick è una provincia rurale del Canada famosa per i boschi e la costa sabbiosa che ha registrato un numero relativamente basso di contagi di COVID-19: qui, il governo consente ai residenti di invitare gli amici nella propria bolla. "Per ridurre l'isolamento sociale," spiegano le linee guide, "la vostra famiglia può incontrare un'altra famiglia se entrambe siete d'accordo. È permesso farsi visita, condividere un pasto e socializzare all'interno di un'altra bolla familiare." La direttrice sanitaria dott.ssa Jennifer Russel ha sottolineato che all'inizio è importante limitare il contatto a due famiglie, e ha dichiarato in conferenza stampa che "se continuiamo a ottenere risultati positivi il numero potrà crescere nelle prossime settimane".
Anche la Nuova Zelanda ha adottato l'idea delle bolle e dal 27 aprile permette ai residenti di "ammettere nella bolla familiare anche parenti stretti, badanti, infermieri e persone che necessitano di assistenza".
La regione ha ventilato un modello più ambizioso che potrebbe venire adottato da molti altri paesi. L'Australia e la Nuova Zelanda registrano al momento progressi simili nel contenimento del COVID-19 e i rispettivi governi hanno discusso l'idea di creare una bolla per permettere ai cittadini di viaggiare da uno stato all'altro. Il primo ministro australiano Scott Morrison ha dichiarato la scorsa settimana che "se ci sarà un paese al mondo con cui ricongiungersi, quello potrebbe essere la Nuova Zelanda".
Considerato che il turismo domestico è ancora limitato in entrambe le nazioni, ogni eventuale cambiamento è rimandato alla seconda metà del 2020. Il chief revenue officer della Air New Zealand, Cam Wallace dichiara un moderato ottimismo per il progetto dell'apertura a scaglioni. "Crediamo che il mercato domestico sarà il primo a ripartire, poi i mercati della Tasmania e del Pacifico e da ultimo il mercato internazionale, seguendo la progressiva riapertura delle frontiere nei singoli paesi," ha dichiarato a Lonely Planet. "Le tempistiche sono molto incerte e dipendono dalla risposta e dalla gestione del virus da parte dei vari governi nel mondo, non dalle compagnie aeree."
Anche l'Australia punta sull'espansione graduale. "Circa due terzi dei profitti del settore turistico provengono dal turismo domestico," ha dichiarato a Lonely Planet Phillipa Harrison, direttrice amministrativa di Tourism Australia. "Quando le restrizioni verranno gradualmente allentate è probabile che le gite di un giorno nelle prossimità costituiranno i primi passi verso la ripresa di un turismo domestico. Poi forse ci sarà il ritorno dei viaggi nazionali e infine oltre le frontiere, quando sarà sicuro... Ma non sappiamo quando saranno riaperte e nemmeno come si evolverà il ritorno al turismo internazionale. Ma appena sarà il momento saremo pronti a ripartire e a farlo su larga scala."
La strada da percorrere è incerta. Alcuni dati lasciavano sperare un'inclusione di Singapore nella bolla del Pacifico ma dato il recente aumento dei contagi non è più così certo. Tuttavia, ci sono buone possibilità che emergano altre bolle. In Europa, le vicine Italia e Spagna stanno allentando le restrizioni stabilendo tempistiche simili, e Regno Unito e Irlanda non hanno mai sospeso i collegamenti aerei e navali durante il lockdown. I governatori di California, Washington, Oregon, Nevada e Colorado hanno dichiarato che coordineranno la riapertura.
Le bolle sono simboli di protezione, vengono associate alla luce, l'aria e molto altro, dai giochi infantili allo champagne. Con i governi, tra cui il Regno Unito, che iniziano a discutere l'idea, potremmo aver trovato la chiave per riaprire le frontiere in sicurezza e permettere al mondo, e agli appassionati di viaggi, di tornare a muoversi.