Come sono sopravvissuta a 15 giorni di quarantena in hotel

Dopo che sempre più Paesi hanno introdotto la quarantena obbligatoria in albergo, un’autrice, che ha appena terminato una quarantena di 15 giorni in hotel in Vietnam, condivide i propri segreti su come trascorrerla al meglio.

La tuta protettiva, alcuni dei pasti ordinati da fuori, Sarah sul balcone della sua stanza d’albergo dove ha trascorso 15 giorni ©Sarah Clayton-Lea
La tuta protettiva, alcuni dei pasti ordinati da fuori, Sarah sul balcone della sua stanza d’albergo dove ha trascorso 15 giorni ©Sarah Clayton-Lea
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Strizzare i miei vestiti da allenamento in una vasca da bagno prima di stenderli su un sottile filo per il bucato (legato tra una porta e il balcone del mio hotel) non è come avevo immaginato di trascorrere un sabato sera. C’era un’interruzione ogni sera per misurare la febbre alle 17 in punto. Me lo aspettavo, in quanto è la prassi per la quarantena in hotel. Si è rivelata essere una delle tante cose a cui mi sono abituata quando ho trascorso recentemente 15 giorni di quarantena in un hotel a Ho Chi Minh, in Vietnam. La quarantena è stata…particolare. Necessaria. E sì, solitaria. È passata in maniera lentissima e allo stesso tempo piuttosto velocemente.

Il fiume Saigon a Ho Chi Minh City, Vietnam. ©Tony Nguyen/500px
Il fiume Saigon a Ho Chi Minh City, Vietnam. ©Tony Nguyen/500px

Un anno fa, in seguito alla prima ondata di COVID-19, il Vietnam è stato uno dei primi Paesi a introdurre la quarantena obbligatoria all’arrivo. Persino prima di registrare il suo primo caso il 23 gennaio, il Vietnam aveva già cominciato a diramare avvisi sulla salute pubblica riguardo a questo misterioso nuovo virus. Hanno rafforzato i confini a marzo 2020, sospendendo i viaggi turistici in entrata; persino adesso solo “esperti aziendali” su voli charter approvati dal governo e cittadini vietnamiti su voli di rimpatrio sono autorizzati a entrare. Tutti i viaggiatori hanno bisogno di un test PCR fatto tra 3 e 5 giorni prima della partenza e la quarantena in una struttura preassegnata è obbligatoria. Il conteggio nazionale attuale è di 2001 casi di COVID-19, inclusi 35 morti. 

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Il Vietnam ha reagito velocemente alla pandemia con un numero ufficiale di casi basso © Nhac Nguyen/ AFP via Getty Images
Il Vietnam ha reagito velocemente alla pandemia con un numero ufficiale di casi basso © Nhac Nguyen/ AFP via Getty Images

Per un Paese che condivide gran parte del suo confine terrestre con la Cina, la sua gestione della pandemia è notevole. Dopo la prima ondata, ne sono spuntate una seconda e una terza ma ogni volta il Vietnam ha reagito velocemente, mettendo in lockdown intere città quando necessario. Io vivevo lì fino allo scorso marzo ed ero in viaggio in Thailandia quando i confini vietnamiti sono stati chiusi. Non sono rimasta sorpresa quando ho sentito la notizia, ma non mi sarei mai aspettata di essere in grado di tornare a Ho Chi Minh solo 10 mesi dopo. Tornare in Vietnam ha richiesto molto tempo (non voglio mai più sentire la parola “autenticare”) ed è stato costoso. Sono rimasta ferma in Thailandia mentre programmavo il mio rientro, che comprendeva prenotare un hotel per la quarantena di 15 giorni a mie spese.

Il costo della quarantena in hotel

Potevo scegliere tra 20 hotel approvati dal governo e i miei requisiti erano semplici: quale stanza mi avrebbe fatto diventare meno pazza? Ho scelto un hotel a tre stelle che mi è costato circa 900 € per 15 notti. Per quel prezzo a Ho Chi Minh solitamente potreste alloggiare in un posto decisamente alla moda. Durante una pandemia mondiale? Avevo una stanza con due letti singoli e una piccola scrivania che è diventata il mio ufficio e tavolo da pranzo per tre pasti al giorno.

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Sarah ha avuto la possibilità di scegliere il suo hotel e ha scelto un hotel a tre stelle a Ho Chi Minh © Sarah Clayton-Lea
Sarah ha avuto la possibilità di scegliere il suo hotel e ha scelto un hotel a tre stelle a Ho Chi Minh © Sarah Clayton-Lea

Sono arrivata in hotel di sera tardi tramite trasporto privato pre-approvato nella mia nuova tuta protettiva lucida, che mi era stata consegnata all’arrivo in aeroporto. Il Vietnam non fa le cose a metà quando si tratta di protocolli Covid. Ho fatto il check-in tramite un codice QR, disfatto le valigie nella mia nuova casa e scritto un conto alla rovescia dei 15 giorni da sbarrare ogni mattina. Ho superato i primi giorni tranquillamente. Sarà come una giornata sotto le coperte per una settimana, giusto? No, decisamente no.

Allenarsi durante la quarantena in hotel

Nella mia mente, pensavo che mi sarei tenuta occupata con il mio lavoro editoriale per bigseventravel.com, avrei fatto qualche allenamento e il tempo sarebbe volato. In pratica, stavo frugando nella mia scorta per le emergenze di patatine fritte Tayto già al terzo giorno. L’unico contatto umano che avevo era un controllo della febbre due volte al giorno e i miei due test COVID. Comunicavo con l’hotel tramite Whatsapp e scambiavo emoticon carine con la reception nella chat di gruppo, a cui mi sono affezionata in maniera innaturale dal momento che lasciava le mie consegne fuori dalla porta.  Mi sono sentita come Joaquin Phoenix in Her ma non altrettanto ben vestita. "Comfort batte stile" è la regola numero uno della quarantena. L’unica parte eccitante della mia giornata era ricevere consegne a domicilio, così ho fatto buon uso delle app di cibo locale e shopping e i miei workout online con i pesi da 3 kg e il tappetino da yoga sono stati bilanciati con un po’ di maccheroni al formaggio emmental. Il mio primo allenamento comprendeva salti con le ginocchia in alto e squat; la reception mi ha mandato un messaggio Whatsapp per sapere se stessi bene. “Ci stavamo preoccupando che qualcosa stesse andando storto da te” Non c’era nulla che andasse per il verso giusto, dopotutto. 

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Allenarsi nella sua stanza d’albergo ha attirato l’attenzione degli ospiti della stanza sottostante © Sarah Clayton-Lea
Allenarsi nella sua stanza d’albergo ha attirato l’attenzione degli ospiti della stanza sottostante © Sarah Clayton-Lea

Consegne di cibo e servizio in camera

Durante il mio soggiorno, la porta della mia stanza aveva un allarme che scattava ogni volta che aprivo la porta, principalmente per ritirare il cibo che era stato lasciato sul tavolo fuori. La tariffa della camera includeva la prima colazione, un mix gustoso di zuppe di noodles, pane, torte e frutta. Caffè forte veniva servito con latte condensato e ghiaccio, in pieno stile cà phê sữa đá. Ordinavo il pranzo e la cena da ristoranti esterni: Ho Chi Minh ha delle opzioni incredibili di cibo vietnamita così cambiavo piatti ogni giorno. Si possono ricevere oggetti dall’esterno ma, ad eccezione della spazzatura, nulla può lasciare la stanza durante il periodo di quarantena e nessuna persona può entrare. C’erano una serie di set di lenzuola e asciugamani avvolti nella plastica nell’armadio – gli addetti alle pulizie non possono entrare nella stanza, così ho cambiato le lenzuola da sola. Ho ordinato online dei prodotti per pulire per mantenere la stanza ordinata e ho fatto il bucato nella vasca da bagno.

Alcune delle colazioni consegnate in camera a Sarah durante la sua quarantena in hotel © Sarah Clayton-Lea
Alcune delle colazioni consegnate in camera a Sarah durante la sua quarantena in hotel © Sarah Clayton-Lea
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Lavoro, esercizio fisico, Netflix e si ricomincia

Avevo letto qualche consiglio sulla quarantena prima di arrivare così ho cercato di mantenere una routine quasi normale dal lunedì al venerdì, attenendomi a 8-9 ore di lavoro fisse, esercizio fisico, cena e Netflix. Entrambi i weekend in quarantena sono stati noiosi. Ho fatto yoga, disegnato, letto, ho fatto un bagno ed era solo mezzogiorno di sabato. Ho provato a rimanere offline ma sono finita a scorrere profili meccanicamente su Bumble. Un amico ha guidato fino all’hotel e mi ha salutato dalla strada sottostante, lasciando un cesto regalo molto gradito con snack e maschere per il viso. Mi sono fatta le unghie. Due volte. Ho sentito il bisogno di “sentire” la mia voce (qualsiasi voce avrebbe funzionato, in effetti) e ho iniziato a cantare regolarmente ad alta voce una playlist di Spotify di musica anni ’80. Per chiunque sia stato così sfortunato da alloggiare nella stanza 601 accanto alla mia, mi dispiace. Avevo ingenuamente grandi speranze sull’essere estremamente produttiva durante i 15 giorni, ammazzandomi di lavoro e ripassando lingue straniere. Volevo migliorare il mio italiano e imparare di nuovo le basi di vietnamita ma l’unica frase che ho imparato è stata “per favore aggiornare il network” per la smart tv, e il mio studio dell’italiano è stato solamente sotto forma di pasta. Pensavo che senza distrazioni sarei riuscita a concentrarmi più che mai, ma dopo solo una settimana nella stessa stanza, avevo già il cervello un po’ annebbiato. Non avere alcuna distrazione era diventata una distrazione di per sé.

Ho Chi Minh vanta un’incredibile scelta culinaria così Sarah ha ordinato il cibo per pranzi e cene © xuanhuongho/Shutterstock
Ho Chi Minh vanta un’incredibile scelta culinaria così Sarah ha ordinato il cibo per pranzi e cene © xuanhuongho/Shutterstock

Rimanere in contatto

I consigli online per l’autoisolamento suggeriscono di parlare con i propri cari, così ho cercato di fare del mio meglio per seguire quel suggerimento. Non sono una gran fan delle chiamate Zoom per motivi personali ma ho fatto uno sforzo per mantenermi in contatto con amici e famiglia in modo da non sentirmi isolata. Sono riuscita a superare i 15 giorni piangendo solo una volta e fumando solo qualche sigaretta per lo stress sul balcone, il che è stato molto meglio del crollo emotivo totale che avevo dato quasi per certo.

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Essere di nuovo nel mondo esterno non è stato sconvolgente come si aspettava Sarah © Nhac Nguyen/ AFP via Getty Images
Essere di nuovo nel mondo esterno non è stato sconvolgente come si aspettava Sarah © Nhac Nguyen/ AFP via Getty Images

Dovevo uscire di domenica una volta che i risultati del mio test Covid finale sarebbero arrivati, ma non mi era stato dato un orario preciso, così le ultime 24 ore si sono allungate all’infinito mentre aspettavo un’approvazione ufficiale del Dipartimento della sanità per il rilascio. Con il mio tappetino per fare yoga in mano, ero libera. Essere in grado ora di stabilirmi in un Paese che mi fa sentire sicura e che ha gestito così bene il virus è un privilegio ed è valso sicuramente metà mese di quarantena piuttosto comoda. Pensavo di sentirmi sopraffatta nell’essere di nuovo fuori tra la folla ma è andata bene e ho festeggiato il mio rilascio con gli amici in un bar sul tetto, proprio come se non fosse successo nulla. Quelle due settimane di solitudine non hanno avuto effetti duraturi, ad eccezione del mio amore per quella playlist anni ’80.

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