A Nazca tra gatti, misteri e teorie
Opera degli alieni? Tracciate con l’aiuto di mongolfiere preistoriche? Un colossale calendario astronomico? Le teorie più diverse hanno cercato di spiegare le Linee di Nazca, i giganteschi geoglifi tracciati nel deserto del Perú meridionale. Studiate sin dagli anni ’40 del secolo scorso, continuano a rimanere uno dei più grandi misteri archeologici del mondo. L’archeologa tedesca Maria Reiche ha dedicato la vita a studiarle, ma né lei né altri sono riusciti a decifrare queste figure arcane e affascinanti, che suscitano un enigmatico senso di inquietudine. E non è tutto: ne continuano a comparire, come il disegno di un gatto di 37 metri, rinvenuto casualmente durante i lavori di manutenzione.
Il gatto di Nazca
Il geoglifo del gatto «di 37 metri era appena visibile e stava scomparendo poiché si trova su un terreno in forte pendenza, soggetto all'erosione naturale» ha spiegato il ministero della Cultura. Ci sono volute numerose settimane per riportare alla luce il nuovo disegno.
Il gatto potrebbe risalire a un periodo situato tra il 500 a.C. e il 200 d.C., alla fine dell'era Paracas. Come se questo luogo non fosse abbastanza carico di fascino e mistero, è incredibile pensare che, nonostante le prime figure siano state individuate nel 1927, sia ancora possibile scoprirne di nuove.
Le linee di Nazca
Quando si parla delle ‘Linee di Nazca’ ci si riferisce non soltanto agli antichi tracciati geometrici che attraversano in lungo e in largo il deserto di Nazca, ma anche agli enigmatici geoglifi dalla forma di animali che li accompagnano. Come tutti i grandi misteri irrisolti, questi spettacolari disegni incisi nella pampa, probabilmente da una civiltà preincaica tra il 450 e il 600 d.C., richiamano archeologi, scienziati, appassionati di storia, seguaci del movimento New Age, turisti curiosi e pellegrini sulla strada per/da Machu Picchu.
Sono ancora molti gli interrogativi su chi e come abbia realizzato questi disegni, e le risposte spaziano dalle teorie più fantasiose alla scienza pura (alieni? aeronauti preistorici?). Studiate per la prima volta dallo scienziato nordamericano Paul Kosok nel 1939 e dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1994, oggi queste misteriose linee sono l’attrattiva principale della costa meridionale, con la conseguenza che la piccola cittadina di Nazca, che altrimenti sarebbe rimasta soltanto un posto come un altro in mezzo al deserto, è diventata un vero e proprio circo turistico.
Sparse su una superficie di oltre 500 kmq di arida pianura rocciosa nella Pampa Colorada (Pianura Rossa), le Linee di Nazca sono uno dei più grandi misteri archeologici del mondo. Costituite da più di 800 linee rette, 300 figure geometriche (geoglifi) e 70 disegni di animali e piante (biomorfi), sono pressoché invisibili da terra. È soltanto osservandole dall’alto che se ne distingue la straordinaria complessità, in una rete di figure stilizzate e canali che in molti casi si irradiano da un asse centrale.
Le figure sono tracciate per la maggior parte con una sola linea continua, mentre i geoglifi che le circondano assumono la forma di perfetti triangoli, rettangoli o linee diritte che si estendono nel deserto per vari chilometri.
I disegni furono realizzati molto semplicemente spostando i sassi superficiali scuriti dal sole e ammucchiandoli ai lati delle linee per lasciare così scoperto il terreno sottostante, più chiaro e polveroso perché costituito in buona parte da gesso. Le forme più complesse sono le figure di animali, tra cui quelle di una lucertola lunga 180 metri, di una scimmia con la coda arrotolata a spirale e di un condor con un’apertura alare di 130 metri. Ci sono inoltre un colibrì, un ragno e, sul fianco di un’altura, una strana figura umana con la testa da gufo, soprannominata ‘l’astronauta’ per via della forma tondeggiante del capo, anche se in realtà molti ritengono che si tratti di un sacerdote e che la testa di gufo abbia un significato mistico.
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Nazca: teorie e misteri
Sono moltissimi gli interrogativi ancora aperti. Chi ha tracciato le linee e perché? E come poteva rendersi conto di come procedere se i disegni si distinguono soltanto dall’alto? Maria Reiche (1903-98), una matematica tedesca che dedicò molti anni allo studio delle linee, ipotizzò che fossero state realizzate dalle civiltà di Paracas e Nazca tra il 900 a.C. e il 600 d.C., con qualche aggiunta successiva da parte dei wari, arrivati dagli altopiani nel corso del VII secolo. La studiosa riteneva inoltre che le linee rappresentassero un calendario astronomico concepito per l’agricoltura e che fossero state tracciate servendosi di sofisticati calcoli matematici (e di lunghe corde). Tuttavia, i pochi allineamenti individuati tra il sole, le stelle e le linee non furono sufficienti a convincere gli accademici.
In seguito il documentarista inglese Tony Morrison avanzò l’ipotesi che le linee potessero essere dei percorsi di collegamento tra gli huacas (siti di valenza rituale). Una teoria più improbabile è quella formulata dall’esploratore Jim Woodman, secondo cui i nazca sarebbero stati in grado di fabbricare palloni aerostatici con i quali avrebbero potuto osservare i disegni dall’alto. Volendo credere invece all’ipotesi di George Von Breunig, le linee sarebbero un’enorme pista da corsa.
Una teoria più realistica, considerato il valore dell’acqua in un deserto arso dal sole come questo, è stata invece proposta dall’antropologo Johann Reinhard, il quale riteneva che le linee fossero legate al culto della montagna, della fertilità e dell’acqua. Un recente studio condotto dalla Swiss-Liechtenstein Foundation concorda con la tesi della venerazione dell’acqua, ipotizzando però anche che la fine della civiltà nazca non sia da attribuire alla siccità ma, per ironia della sorte, a una disastrosa alluvione provocata da un fenomeno climatico simile a El Niño.
L’unica cosa certa è che, quando i nazca decisero di trasformare i vasti deserti che abitavano in un’immensa tela disegnata, gettarono anche il seme di un dibattito che avrebbe impegnato gli archeologi per i secoli a venire.
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Da non perdere nei dintorni di Nazca
Mirador
È possibile farsi un’idea approssimativa delle Linee di Nazca osservandole da questo mirador sulla Panamericana Sur, situato 20 km a nord di Nazca, con vista in diagonale su tre figure: la lucertola, l’albero e le mani (o la rana, a seconda del punto di vista). Da qui si comprendono anche i danni ai quali sono soggette le linee. La Panamericana Sur attraversa la coda della lucertola, che vista da vicino quasi non si riconosce.
I cartelli ricordano il divieto assoluto di camminare sulle linee: ciò non soltanto le danneggia in modo irreparabile, ma a livello del suolo non si riesce comunque a vedere nulla. Per raggiungere la torre di osservazione da Nazca, prendente l’autobus o qualsiasi colectivo diretto a nord lungo la Panamericana Sur (S2, 30 min). Alcune escursioni fanno tappa al mirador, a un altro punto di osservazione naturale e al Museo Maria Reiche. Circa 1 km a sud del mirador artificiale c’è un Mirador Natural (gratuito) su un piccolo poggio che offre una visuale ravvicinata di una delle linee geometriche realizzate spostando i sassi rossastri dalla terra grigia.
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Aqueductos de Cantalloc
Circa 4 km a sud-est della cittadina si trovano gli oltre 30 acquedotti sotterranei di Cantallo, tuttora funzionanti ed essenziali per l’irrigazione dei campi circostanti. La straordinaria serie di canali in pietra e legno e le vie di accesso a forma di spirale furono costruiti dalla civiltà nazca tra il 200 e il 900 d.C. e sono considerati una delle opere ingegneristiche più straordinarie dell’epoca preispanica. Secondo la gente del posto l’acqua sarebbe tuttora potabile.
In passato si poteva accedere agli acquedotti attraverso le ventanas (finestre) a spirale che gli abitanti del posto utilizzano per la pulizia annuale dei condotti, ma oggi l’ingresso non è più consentito e l’eccezionale opera architettonica in pietra realizzata dai nazca si può osservare soltanto dall’esterno.
Cimitero di Chauchilla
Tra i siti raggiungibili con un’escursione da Nazca, il più visitato è questo cimitero situato 28 km più a sud, in cui si conservano antiche ossa, teschi e corpi mummificati. Risalenti alla civiltà ica-chinca del 1000 d.C. circa, fino a poco tempo fa le mummie erano sparpagliate a caso in tutta l’area desertica circostante, abbandonate dai tombaroli. Oggi, invece, i corpi sono accuratamente esposti in una dozzina di tombe, anche se nei dintorni, fuori dai percorsi tracciati, si trovano ancora brandelli di stoffa, pezzi di ceramica e frammenti di ossa.
Cahuachi
Da Nazca parte una strada sterrata che si estende per 25 km verso ovest fino a Cahuachi, il più importante centro nazca conosciuto, dove sono ancora in corso gli scavi archeologici. È costituito da diverse piramidi, da un cimitero e da un misterioso sito chiamato Estaquería, che forse veniva utilizzato per la mummificazione.