Shikoku, in viaggio alla scoperta del Giappone inesplorato

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É notte, sono sazio dopo una cena a base di gustosi assaggi locali come pesce d’acqua dolce alla griglia e noodles di soba, e mi trovo immerso nella vasca, coperta da una leggera nebbiolina invernale dell’onsen del mio hotel. Immersa affianco a me c’è una famiglia: nonno, papà e un bambino. Dai gesti e dai sorrisi intuisco che il più anziano sta raccontando una storiella divertente. Mi immagino che siano arrivati qui nello Shikoku da una delle grandi città del Giappone, apposta per godersi qualche giorno di vacanza circondati da questa natura rigenerante. Si accorgono di me, sicuramente dai miei modi impacciati e forse anche dal mio aspetto: in questo periodo dell’anno nella valle di Iya, di occidentali non se ne vedono molti. Come ho imparato a fare, chino leggermente il capo. Loro ricambiano e sorridono, e sprofondo con la testa nell’acqua. Ovviamente emergo subito perché l’acqua è rovente e mi perdo in un cielo stellato, che da tempo non vedevo.

Il Castello di Ozu ©Tanya Jones/Shutterstock
Il Castello di Ozu ©Tanya Jones/Shutterstock
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Dopo tanti anni di chiusura è emozionante poter ritornare in Giappone e visitare quello meno conosciuto, selvaggio, lontano dai tanti viaggiatori che sono tornati ad avventurarsi tra le strade di Tokyo, Kyoto o Osaka. Viaggiando attraverso lo Shikoku difficilmente si trovano turisti occidentali e non sempre le indicazioni sono scritte in inglese. Questo non fa altro che regalare al viaggio un pizzico di avventura in più, ma non c’è da preoccuparsi perché la gentilezza dei locali, piacevolmente incuriositi, riesce a risolvere ogni piccolo contrattempo.

Il nostro viaggio per il Giappone inizia in modo sorprendente e in un attimo si torna bambini. Ad attenderci, sulla pista, il gigantesco aereo intercontinentale con la livrea dell’amatissimo robot R2-D2 di Star Wars; è lui ad aiutare il personale di volo con le informazioni di viaggio. Non sono chiarissime ma non ho dubbi che i droidi a bordo abbiano apprezzato.

Dogo Onsen: le antiche sorgenti termali di Matsuyama

Atterrati a Tokyo, voliamo direttamente a Matsuyama, capoluogo della prefettura di Ehime, la più orientale dello Shikoku. La nostra prima sosta è il rinomato centro termale Dogo Onsen dove ci fermiamo per rigenerarci con la cultura giapponese. Se siete tra i tanti che hanno amato il film d’animazione La città incantata questa è una tappa che assolutamente non potete perdervi; i più informati raccontano che sia stata di ispirazione al regista Hayao Miyazaki e curiosando tra i vicoli della città non è certo difficile da credere.

Interno di Dogo Onsen Honkan ©JNTO
Interno di Dogo Onsen Honkan ©JNTO
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L’edificio principale dei tre che compongono Dogo Onsen è Dogon Onsen Honkan che è attualmente in fase di ristrutturazione e le impalcature che lo rivestono verranno tolte solo tra due anni, al termine dei lavori di restauro. È comunque possibile immergersi nell’acqua alcalina a 43 gradi delle sue vasche che pare essere uno dei segreti di bellezza giapponese. Se desiderate allontanarvi dalla folla a Dogo Onsen è possibile scegliere tra altri due centri termali: Dogo Onsen Annex, costruito nel 2017 secondo lo stile Asuka e Dogo Onsen Tsubaki-no-Yu, costruito nel 1953 e poi completamente ristrutturato a fine 2017.

Prima di crogiolarmi nelle calde vasche di acqua termale, seguo con piacere il consiglio dei locali e mi regalo uno spuntino a base di dolcetti e tè verde. L’unica difficoltà è scegliere tra le tante opzioni offerte dalle botteghe che popolano le vie commerciali attorno alle terme.  

Il tempio n 51 del pellegrinaggio nello Shikoku ©Amehime/Shutterstock
Il tempio n 51 del pellegrinaggio nello Shikoku ©Amehime/Shutterstock

Il pellegrinaggio degli 88 templi sulle orme di Kōbō Daishi

 Lo Shikoku è famoso per il pellegrinaggio degli 88 templi, forse quello più noto di tutto il Giappone ed una delle esperienze più suggestive e spirituali che si possono fare sull’isola. Gli henro, ovvero i fedeli che intraprendono il cammino, seguono le orme del leggendario Kōbō Daishi, il monaco a cui viene attribuito il merito di aver diffuso in Giappone il buddhismo Shingon.

Nei pressi di Dogo Onsen si trova il tempio di Ishiteji quello costruito proprio in onore di Kōbō Daishi ed è uno dei più suggestivi del pellegrinaggio. All’interno sono posizionate decine di statue e per chi non ha la possibilità di percorrere il cammino, sono presenti 88 sacchi contenenti la terra di tutti i templi che compongono l’itinerario in modo da permettere al pellegrino di effettuare, almeno idealmente, il cammino spirituale.    

L’itinerario a piedi in base all’allenamento può variare dai 40 ai 60 giorni di cammino ma gli stessi monaci, rispondendo alle nostre domande di viaggiatori curiosi, ci hanno confermato che si può anche percorrere in automobile.

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La città castello di Ozu: tra rigenerazione urbana e suggestive sale da tè

Incastonata tra le montagne e il corso dei fiume Hijikawa, per oltre 400 anni la città Castello di Ozu è stata un importante e ricco centro produttivo di cera, seta e di carta Washi, un tipo di carta molto pregiata. Con il secondo dopoguerra e l’arrivo della modernità, le fabbriche hanno progressivamente iniziato a chiudere e gli abitanti a lasciare la città. Le eleganti case che anticamente si affacciavano sulle stradine curate hanno iniziato a sgretolarsi davanti agli occhi dei cittadini e le librerie e gli storici kissaten (sale da tè) hanno chiuso per mancanza di clienti.

La comunità locale ha compreso che un cambiamento era ineluttabile e ha iniziato un percorso per preservare gli antichi edifici facendo leva sulla nuova vocazione turistica della città. Dopo una prima azione d’urto che ha visto soprattutto i giovani attori del cambiamento e attivi nel “ripulire la città”, la municipalità ha iniziato a selezionare consulenti e specialisti nell’opera di rigenerazione urbana.

Racconta tutto questo, con tanta passione e in un italiano con un accento nippo-spagnolo che mette subito simpatia, l’architetto Diego Cosa Fernandez. Partito da Valencia, dopo aver viaggiato per il mondo, è arrivato ad Ozu quasi tre anni fa rimanendo conquistato da questo progetto di rigenerazione urbanistica. Anche grazie al suo lavoro proprio quest’anno Ozu è stata selezionata tra i 3 migliori progetti per il premio “Green Destination” nella categoria Cultura e Tradizioni.

Ozu ha molto da offrire ma forse il suo gioiello più bello è Garyu Sanso, un’elegante e imponente casa tradizionale giapponese che custodisce un giardino con un delicato manto di muschio al posto dell’erba e una suggestiva sala da tè costruita proprio sul promontorio che dà sul fiume. La delicatezza di luoghi come questo, per loro natura non destinati ad un turismo di massa, è una delle sfide che Diego e i suoi colleghi dovranno affrontare nel disegnare il nuovo corso turistico della città per preservarne l’integrità.

Le soluzioni per dormire a Ozu sono molte e per tutte le tasche, quella che abbiamo provato noi è l’albergo diffuso Nipponia: con le sue camere sparse per la città, o meglio appartamenti elegantemente ristrutturati, è esso stesso parte della rinascita e riqualificazione urbana.

La suggestiva sala da tè Garyu Sanso Villa ©Tanya Jones/Shutterstock
La suggestiva sala da tè Garyu Sanso Villa ©Tanya Jones/Shutterstock
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La valle di Iya, il cuore del Giappone più selvaggio

Prima di entrare nella valle di Iya, la parte più selvaggia dell’isola, ci rilassiamo al ryokan Kazura-bashi che si trova in una posizione strategica per visitare gli omonimi ponti. L’esterno non vi stupirà, perché le vere attrazioni sono celate all’interno di questa locanda tradizionale. I giapponesi apprezzano questo ryokan per due motivi principali: l’ottima e abbondante cucina tipica che si può gustare al ristorante e il magnifico Onsen incuneato tra le montagne. Per accedervi è necessario prendere la monorotaia interna e uscire dalla struttura: di giorno potrete rilassarvi guardando le montagne e di notte potrete perdevi in chiacchiere con i vostri compagni di viaggio. Un antico detto giapponese dice che le amicizie si stringono meglio senza vestiti nelle calde acque termali.

La valle di Iya è un luogo davvero speciale. Difficile da raggiungere dalle città principali del Giappone, fino ad epoche recenti è stata un luogo isolato dal resto del Paese. Tra i luoghi simbolo di questo territorio c’è il ponte di Iya Kazurabashi, uno degli ultimi rimasti nella valle costruiti interamente in liane. Alla fine del XII secolo i membri del clan Heike trovarono rifugio in questi luoghi e secondo la leggenda decisero di costruire i ponti in questo modo per poterli facilmente tagliare nel caso di attacchi nemici. Lungo 45 metri e largo due, il ponte viene ricostruito interamente ogni 3 anni. Attraversarlo significa vivere un’esperienza emozionante, siamo stati però rassicurati che nessuna persona è mai caduta. Pare invece che non si contino i telefoni e le macchine fotografiche disperse.

Per gli amanti dell’attività all’aria aperta lungo il fiume Yoshino sono presenti due gole molto scenografiche: Ōboke e Koboke. Noi le abbiamo attraversate comodamente in barca ma ci sono molte opportunità per fare sport in base alle stagioni dell’anno. Se amate un pizzico di adrenalina la soluzione più interessante è sicuramente quella del rafting. 

Il ponte di Iya Kazurabashi, uno degli ultimi rimasti nella valle costruiti interamente in liane ©Tanya Jones/Shutterstock
Il ponte di Iya Kazurabashi, uno degli ultimi rimasti nella valle costruiti interamente in liane ©Tanya Jones/Shutterstock

Zero Waste: l’anima green dello Shikoku

L’attenzione all’ambiente dei Giapponesi è proverbiale, non solo nel riciclo ma anche nell’ideazione di percorsi educativi virtuosi per raggiungere l’obiettivo rifiuti zero. Kamikatsu intende diventare il primo centro del Giappone a zero spreco, qui tutto viene riciclato dai bottoni alle bottiglie di plastica, dalle matite ai tappi in sughero. Inoltre, per tutti quei prodotti che non possono essere riciclati ma possono avere una seconda vita è presente un divertente mercatino dove i visitatori possono scegliere oggetti ricordo lasciando un’offerta.

Chi vuole vivere appieno l’esperienza del centro può pernottare all’interno delle camere dell’hotel, tutte costruite con materiali di recupero e con una splendida vista sulla vallata sottostante.

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La vista dal MESM hotel di Tokyo
La vista dal MESM hotel di Tokyo

Tokyo: la bellezza è tutta verticale

Prima di tornare in Italia ci godiamo il coinvolgente dinamismo di Tokyo. Il salto dai ritmi calmi dello Shikoku alla frenesia della città stordisce ma è il tratto distintivo di un Paese dalle mille anime. Una delle più recenti attrazioni turistiche è lo Shibuya Sky: situata al 47° piano del grattacielo Shibuya Scramble Square è una vera e propria esperienza per godere della vista panoramica della città e delle sue avveniristiche costruzioni.

Esistono altre soluzioni per vedere la città dall’alto, anche gratuite, come ad esempio il palazzo del Governo Metropolitano di Tokyo ma la posizione centrale di Shibuya Sky non vi farà rimpiangere il prezzo del biglietto.

Per la nostra ultima notte abbiamo scelto di “strafare” e di pernottare al MESM hotel situato nella baia di Tokyo di fronte ai giardini Hamarikyu. Se di giorno il panorama è incredibile è di notte che l’hotel regala le sensazioni migliori. L’incredibile vista delle luci di Tokyo vi riempirà gli occhi e niente riuscirà a tenervi lontani dal sorseggiare un drink nell’esclusivo lounge bar con le ampie vetrate in cristallo che vi faranno  sentire in una scena di Lost in Translation.  

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