Lonely Planet magazine Italia non ha mai smesso di raccontare il mondo: destinazioni lontane e vicine (e tutto quello che c’è in mezzo), i viaggi di una vita, le gite fuori porta e i weekend da cogliere al volo. Storie, aneddoti e testimonianze preziose per riflettere sul senso del viaggio e programmare la prossima partenza.
Vita di Quartiere in collaborazione con American Express
Con “Vita di Quartiere,” in collaborazione con American Express – Gruppo da sempre vicino alle comunità locali e impegnato a sostenerne l’evoluzione e la crescita – s’immerge ora nelle realtà più autentiche e dinamiche del tessuto metropolitano italiano: un progetto che punta a celebrare il rinnovato slancio delle realtà locali e a valorizzarne eccellenze e protagonisti, tra presìdi di tradizione ancora viva e nuovi fermenti contemporanei. Ogni ebook propone diverse passeggiate tematiche – Arti & Design, Lifestyle, Pop & Cult, Food & Drinks – per offrire chiavi di lettura e di approfondimento d’autore corredate da indirizzi attentamente selezionati e chicche da non perdere. Per far riscoprire – in particolare a chi ci vive, ché non si finisce mai di conoscere il proprio rione – la creatività e le culture, la storia e le storie, i prodotti locali e il panorama enogastronomico di ogni realtà. E molto altro, dentro al quartiere e oltre i cliché. Si inizia con Roma (Trastevere e San Giovanni & Monti) per proseguire a Milano con altre realtà, dall’identità altrettanto radicata e distintiva (Isola e Porta Romana). Tutte e quattro le Guide di quartiere saranno accessibili su americanexpress.it/shopsmall-ebook
Il primo appuntamento: Trastevere
Col rione capitolino del leone non rampante si potrebbe tagliare corto: Trastevere, oltre il Tevere. Laconica scorciatoia o premessa-promessa di uno stargate? Teniamole buone entrambe per cercare di comprendere se si tratta “soltanto” di attraversare qualche ponte (ce ne sarebbero sette) nell’urbe dei pontefici. Partiamo dunque dal fiume che segna l’aldiquà e che non si vede mai abbastanza, celato com’è da platani in duplice filar, alti sui muraglioni. Con ponte Sublicio si approda alla Trastevere dell’Emporium e della Ripa su cui s’issavano e scambiavano merci. Di quei traffici fluviali restano gli echi asciutti della vicina Porta Portese, uno dei tanti bordi del perimetro trasteverino, con l’Aventino subito oltre eppure alieno. Sul Lungotevere si guida tenendo il fiume sulla sinistra, una bizzarra scelta di viabilità che invita e costringe ad invertire le corsie su alcuni ponti. Come su quello Palatino che in tanti per questo motivo chiamano “all’inglese” e che insieme ai due dell’isola Tiberina (Cestio e Fabricio) squaderna il campionario più vario dell’architettura locale: archi e torrette, vialoni, stradine e piazzette, un’ex sinagoga, residui rinascimentali mischiati a strati ottocenteschi, a loro volta integrati (loro malgrado) con altro. Prendete la chiesa di San Francesco a Ripa: ospita una cappella barocca del Bernini insieme a tre dipinti di Giorgio De Chirico (che lì riposa), subito accanto c’è un rooftop con vista su un edificio degli Anni Venti. Oppure l’eclettico vicolo dell’Atleta.
Superato ponte Garibaldi si accede al viale che un tempo si chiamava Viale del Re (oggi porta invece lo stesso nome del quartiere) e a spingere la porta girevole ci pensa il Belli con tuba, bastone e mantello. È fatto dello stesso marmo poroso delle sue invettive liriche in dialetto: resiliente e impassibile, scolpito ma non sopito. Pare che l’opera sia stata commissionata su iniziativa popolare e che chi l’ha realizzata abbia rinunciato al compenso: very Trastevere, molto de’ core e de’ noantri. Su ponte Sisto ci si muove solo a piedi su un’impercettibile gobba di sanpietrini e se guardate in alto sulla destra scorgete un’altra statua, Garibaldi a cavallo. È troppo piccola da quaggiù e troppo grande se vista dal belvedere sul Gianicolo, l’affaccio da cui il generale contempla Roma e oltre. Restiamo allora sulla piazza Carlo Alberto Salustri – ops, piazza Trilussa – per trovarlo in versione busto. Come le erme sul Gianicolo? Non proprio, un battitore libero non sta sull’attenti ma si sporge verso l’interlocutore. Lui lo fa ma osservatelo bene, ha a disposizione una sorta di balcone più in basso della fontana che gli sta accanto. E che, per dovere di cronaca e di critica, un tempo si trovava sulla sponda opposta: oltre-oltretevere dunque? Chi sta oltre cosa? Basta adesso con i rimandi tra monte e valle, teneteli tuttavia sempre a mente poiché Trastevere è anche un rione in pendenza, inclinato e declinato.
Tocca ora a ponte Mazzini farvi sbarcare in un’altra Trastevere, quella della Lungara. I tre scalini di Regina Coeli che “chi nun li salisce nun è romano” e delle Mantellate cantate da Gabriella Ferri. Il tempo di riflettere sulla continuità tra detenzione e redenzione (il carcere occupa un ex convento carmelitano del Seicento), sull’intimità dei silenzi e sulla grandeur: l’Accademia dei Lincei, Raffaello e Bertolucci. Roma è fatta a strati e a spicchi ma nessuno è in grado di cardarne le tante fibre fino in fondo, ogni impresa di catalogazione prima illude e poi quasi sempre costringe a ripensarci. È un rione che sfugge ai cliché sui cliché, si racconta e si rappresenta come verace e genuino. Lo è, sia ben chiaro. Ma con quella particolarissima miscela di partecipazione accorata e proclamata indifferenza che non ostacola l’accoglienza. Anzi, la facilita: è un mondo conviviale in cui è difficile sentirsi soli. Talmente oleografico che prende in giro, sornione, ogni caricatura che ne replichi, riprenda e rilanci l’immagine. A Trastevere tutto ruota intorno ai tempi, non agli spazi: il segreto è questo. Seguite le luci del giorno e ritrovatele sui muri e sulle fontane. Accompagnate, ricambiati, quelle della sera fino a tarda notte. Fatevi sempre guidare per perdervi un po’ alla volta, ci penserà Trastevere a rimettervi in cammino.