Viaggio a Maheshwar, il centro dell’universo
C’è un posto, in india, che sorge ipoteticamente al centro del mondo. Si trova in un punto del fiume sacro Narmada, nello stato del Madhya Pradesh, di fronte alla cittadina di Maheshwar.
Quella del Madhay Pradesh è una regione indiana poco visitata, che costituisce l’anello di congiunzione tra il nord e il sud del subcontinente e da cui passa il tropico del Cancro. È un territorio ricchissimo di storia, stracolmo di forti, palazzi, templi e un luogo in cui si respira una spiritualità antica, per nulla intaccata dal turismo. Lì, intorno al Narmada, il secondo fiume sacro per gli Indù dopo il Gange, votato al dio distruttore Shiva, gravitano quasi esclusivamente pellegrini. Con un piccolo contenitore in dove viene conservato il cibo, il tiffin box, camminano per giorni e giorni. A piedi scalzi o con scarpe malconce, indossano spesso abiti bianchi e una borsa di tela portata a tracolla. Hanno quasi sempre in mano un bastone. Raggiungono il fiume e il centro dell’universo.
Con una barca da Maheshwar in pochi minuti si può arrivare fino alla minuscola isola nel fiume Narmada in cui si erige il tempietto di Baneshwar. Secondo la credenza locale, da questo piccolo luogo di culto dedicato a Shiva, passerebbe l’asse terrestre, cioè una linea perpendicolare alla Stella Polare che, attraversando dritta il tempio, lo renderebbe il centro dell’universo. E addirittura, secondo alcuni studi scientifici, come quello realizzato nel 2007-2008 dal laboratorio polacco, diretto dallo scienziato Wojciech Puchalski, quest’area godrebbe di uno speciale magnetismo e di “un’energia unica”.
Il Narmada già di suo costituisce l’unico grande fiume del mondo con quasi tutto il suo corso diretto da est a ovest, cioè in senso contrario alla rotazione terrestre. In particolare, il segmento di 280 km nel suo corso medio, dove si trova Maheshwar, è quasi linearmente rettilineo con solo pochi piccoli affluenti. Questa peculiarità idrologica non può essere riscontrata altrove e i pochi altri grandi fiumi del pianeta che scorrono verso ovest (il Congo, la Loira, il Tajo, il Columbia e persino il Tāpi a sud di lì), non hanno corsi così lunghi e rettilinei. Dunque, per tante ragioni, si tratta di un luogo davvero straordinario.
Di sera il tempio di Baneshwar dà il meglio di sé, quando il sole tramonta sul centro del mondo. Dalla barca sono visibili i ghat, i gradoni che portano al fiume e dove la vita scorre. È un palcoscenico a cielo aperto: una donna stende il sari, un uomo prega, mucche pascolano insieme alle capre, un bambino fa volare un aquilone e un’anziana raccoglie l’acqua e dona un lumino al sacro Narmada.
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Una storia antichissima e splendidi tessuti
La storia di Maheshwar, che somiglia a una piccola Varanasi senza l’odore della morte (a Maheswar non ci sono i ghat della cremazione) è antichissima. Lo si capisce immediatamente, camminando attraverso il suo forte e lungo i gradoni, addentrandosi nei numerosi templi indù sparsi ovunque.
La città risale al periodo protostorico, 2000 a.C, come testimoniato dagli scavi archeologici a Naodatodi, dall’altra parte del fiume. Nella storia indiana Maheshwar era conosciuta inizialmente con il nome di Mahismati, per diventare poi nel X secolo, Avanti, e insieme capitale dello stato di Raja Bhoj, fondatore di Bhopal. La città cadde sotto Ahmed Shah nel 1462 e passò sotto il dominio Mughal nel 1601, quando Akbar costruì il forte lungo il fiume come importante base militare. Maheshwar conobbe il suo periodo d’oro sotto il governo di Maharani Ahilya Bai, regina dei territori di Holkar dal 1766 fino alla sua morte nel 1796. Grazie a lei, donna illuminata, amata e stimata ancora oggi, furono costruiti i ventotto ghat e da allora ha iniziato a rivivere l’industria dei telai a mano da tempo dormiente, menzionata per la prima volta nell’Arthashstra di Kautilya del IV secolo.
Oggi i prodotti tessili di Maheshwar (sciarpe, stole e sari) sono famosi in tutto il mondo, anche per merito della Rehwa Society, fondata nel 1979 dalla famiglia del maharaja come organizzazione no-profit per preservare la tradizione artigianale e, allo stesso tempo, dare sbocchi economici e occupazionali alle donne locali, in particolare alle vedove. Sono più di duemila i tessitori che portano prosperità alla città.
Il forte-hotel di Maheswar
Il forte di Maheswar, l’Ahilya Fort, un gioiello archiettetonico, è stato trasformato in un piccolo hotel di grande charme per i rari turisti e qualche vip (di qui sono passati Sting, Mick Jsgger e Demi Mure) che s’avventurano da queste parti.
Il forte, che fa parte del Maheswar Palace, insieme al suo complesso di templi e ai ghat, è gestito da un principe Shivaji Rao Holkar, discendente diretto della regina Ahilya Bai e figlio dell’ultimo maharaja di Indore, un illuminato poliglotta che ha studiato storia dell’arte in Italia. Si tratta di un luogo incantevole, che offre giardini, un orto con coltivazioni biologiche, un piccolo tempio interno e una vista sul Narmada e sul Centro del mondo.
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Come raggiungere Maheswar
L’aeroporto più vicino a Maheswar è quello di Devi Ahilya Bai Holkar di Indore (IDR). Dall’aeroporto ci vogliono circa due ore di auto (95 km) su strade eccellenti per raggiungere la città. L’aeroporto è ben collegato con voli giornalieri alla maggior parte delle principali città dell’India, ma attualmente non dispone di voli da o per destinazioni internazionali.
Se si opta per il treno, la stazione ferroviaria principale è a Indore, che è collegata alla maggior parte delle principali linee ferroviarie. Dalla stazione ferroviaria sono circa due ore di viaggio in auto. La stazione di Barwah dista invece circa 45 km, ma non è molto ben collegata.
Maheshwar è a circa mezz’ora di macchina dall’autostrada Mumbai – Agra (AH47). Sono circa 10 ore di auto (514 km) da Mumbai a Maheshwar e 17 ore di viaggio su strada (942 km) da Nuova Delhi a Maheshwar.