Perché è il momento giusto per andare a Ravenna
Tra un autore della Lonely Planet e i territori di cui scrive si sviluppa ogni volta un rapporto intimo, profondo, intenso; i luoghi visitati diventano famigliari, come se l’impatto del loro studio si dilatasse nelle emozioni e nella memoria; un invisibile cameratismo sembra legare alle persone che li abitano. Anche per questo, le notizie della catastrofe in Romagna nelle settimane scorse mi hanno lasciato sgomento: in un certo modo, sentivo che quel dolore mi riguardava, per quanto io abiti a centinaia di chilometri di distanza; al contempo, tale sensazione accendeva in me un vago senso di vergogna e inadeguatezza, poiché io non ero stato toccato concretamente dall’immane tragedia, non avevo perso nulla. Così non ho potuto sottrarmi dal tornare a Ravenna, al più presto, per decifrare la situazione in prima persona.

Una città vitale, come sempre
Ravenna si è salvata, me ne sono accorto immediatamente, al mio arrivo nel primo pomeriggio: pur attentissimo a cogliere la seppur minima traccia della calamità naturale, percorrendo il viale che dalla stazione conduce in centro non ho percepito la minima differenza rispetto al mio ultimo passaggio in città: la stessa vitalità rilassata nelle strade, il consueto viavai di biciclette, l’abituale cura degli spazi urbani. Ho poi verificato la situazione rispetto all’apertura di chiese e musei: tutti accessibili, neanche una riduzione negli orari d’apertura. Verso l’ora di cena, infine, ho avuto la rassicurazione definitiva, osservando locali pienissimi, i dehors affollati, le piazzette gremite di gente del posto, a comporre quell’atmosfera così peculiare, distesa e sofisticata al contempo, che mi rapì già la prima volta, tanti anni fa.
Ravenna si è salvata. L’hanno protetta i settecenteschi argini dei Fiumi Uniti, mi hanno spiegato in un bar di fronte a un bicchiere di Centesimino. Così, ormai alleggerito dall’apprensione che mi aveva accompagnato fin lì, ho festeggiato dedicandomi a un’esperienza inedita: il tour Mosaico di Notte, che permette di ammirare al chiaro di luna i capolavori di San Vitale, del Mausoleo di Galla Placidia e altri siti di rilievo. Evidentemente, Ravenna non si è soltanto salvata, ma continua a rinnovarsi.

Novità culturali in città
Rispetto alla mia ultima visita, infatti, il palinsesto culturale della città si è ulteriormente ampliato: il MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna - ha inaugurato il riallestimento della sezione dedicata ai mosaici moderni e contemporanei, che permette di appurare come questa millenaria tecnica si declini sulla base delle istanze estetiche odierne. Per approfondire il tema, ho visitato l’interessante mostra temporanea a Palazzo Rasponi delle Teste, antipasto del grande appuntamento previsto per l’autunno in città: l’VIII edizione della Biennale del Mosaico Contemporaneo. In quel periodo, peraltro, dovrebbe essere quasi prossima l’apertura del nuovo, centralissimo polo museale cittadino: Palazzo Guiccioli, che ospiterà un museo dedicato a Lord Byron e un altro sul Risorgimento.
Ho poi riscontrato che anche a Classe, 6 km a sud della città, c’è grande fermento, dato che con il nuovo tour Scopri Classe si può abbinare la contemplazione dei mosaici della chiesa di Sant’Apollinare in Classe con quella del Museo Classis, luogo indispensabile per comprendere l’evoluzione storica della città. A quel punto, ho avuto ancora il tempo di tornare in città per assistere a uno spettacolo del Ravenna Festival, la rassegna estiva (con un’appendice autunnale dedicata alla lirica) che impreziosisce le serate estive di concerti, opere teatrali, danza e musical.

Il mare di Ravenna
Il mio ultimo giorno di viaggio ho scelto di andare al mare. Mi sono alzato presto, ho affittato una bici e ho pedalato una decina di km fino a Punta Marina. Sulla costa, a differenza che in città, mi sono reso conto che l’immagine del cartello stradale con la scritta ‘Ravenna’ immerso nell’acqua trasmessa da tv e giornali, decontestualizzata e fuorviante, ha fatto i suoi danni: nelle spiagge c’è meno gente del solito e gli hotel hanno un’apparenza più desolata.
Eppure, non c’è nessuna ragione per non scegliere di spaparanzarsi al sole in una delle località che scandiscono i 35 km di litorale ravennate: tutti i test hanno certificato la pulizia delle acque, la sabbia dorata è invitante come non mai, ed è già percorribile qualche piccolo tratto della ciclabile che nel giro di qualche anno dovrebbe collegare Cervia con Comacchio. La nutrita lista dei festival estivi, da Beaches Brew a Spiagge Soul Festival, poi, dà ampie garanzie per un’estate all’insegna del Divertimento con la D maiuscola.
Per un aiuto concreto
Ravenna si è salvata, lo ribadisco. Ma c’è un altro pericolo da scongiurare: l’immediatezza delle nostre associazioni mentali. Se il comparto turistico dovesse subire un calo a causa del suggestivo senso di allarme che le notizie delle settimane scorse hanno generato, allora sì che la popolazione sarebbe colpita, molto più che dalle esondazioni che hanno solo lambito la città. Tale fenomeno, inoltre, affosserebbe ulteriormente le aree limitrofe, quelle che l’alluvione ha devastato davvero, e che appartengono alla stessa filiera produttiva.