5 luoghi in cui i cavalli corrono liberi

Redazione Lonely Planet
5 minuti di lettura

Nulla eguaglia lo spettacolo di un branco di cavalli che corre libero. Forza, libertà, gioia di vivere: abbandonate le immagini stereotipate della pubblicità e venite a osservarli dal vero in questi cinque luoghi magici, simbolo della libertà di questi fantastici animali.

cavalli bianchi Camargue
I tipici cavalli bianchi della Camargue ©ER_09/Shutterstock
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Camargue, Francia

Piccoli cavalli bianchi dal corpo forte e dallo sguardo dolce si muovono nella luce inconfondibile della Camargue più autentica, tra pianure umide, spiagge di sabbia fine e gruppi di fenicotteri rosa. Non è facile definire il grado di libertà di queste creature mansuete. Hanno lo stesso nome della loro terra, vivono allo stato brado ma solo entro i confini del territorio di risaie e paludi, sono docili e tranquilli ma solo perché l’uomo li cresce e li addomestica con degli scopi ben precisi, separandoli dalla madre quando compiono un anno e iniziando ad addestrarli a tre. La relazione tra cavalli Camargue e ambiente, però, è più complessa. Sono endemici, hanno un’origine antica e un compito ben preciso: accompagnare le mandrie di tori al maneggio, dove si scelgono i tre capi da portare nelle arene per la tipica corsa camarghese. Un rituale complicato e preciso, affidato agli unici guardiani in grado di gestire altri mammiferi così forti e robusti. Hanno inoltre sviluppato caratteristiche fisiche adatte all’ambiente molto umido e caldo: quando nascono, i puledri sono bai (con le estremità nere e il corpo marrone) o roani (con peli bianchi, rossi e neri), per proteggersi meglio dal sole e mimetizzarsi con facilità, e solo in età adulta, verso i quattro anni, diventano bianchi e grigi. La grossa testa li ripara dal forte maestrale e le zampe corte, con zoccoli e unghie resistenti, permettono loro di muoversi su un terreno non facile. In questo scambio tra habitat e abitanti, la libertà sembra non essere così importante. O forse è proprio questa. 

Oltre a guardare i cavalli muoversi nel loro ambiente, si può fare una promenade à cheval. Fattorie e maneggi della zona organizzano ogni tipo di ‘cavalcata’. 

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I cavalli selvatici di Skýros ©Constantinos Pliakos/Alamy Stock Photo
I cavalli selvatici di Skýros ©Constantinos Pliakos/Alamy Stock Photo

Skýros, Grecia

Artigianato, tradizioni popolari e cavalli sono le caratteristiche distintive di Skýros, la più grande delle Sporadi. Il lungo Carnevale ispirato al mito di Achille anima quattro weekend prima della Quaresima, ceramisti, tessitori e pittori tramandano tecniche e lavorazioni risalenti all’epoca bizantina, ma i cavallini selvatici di Skýros affondano le proprie radici ancora più indietro, ai tempi dei coloni ateniesi che si stabilirono sull’isola tra il VII e il V secolo a.C.

Di piccola taglia, apprezzati da sempre per la naturale eleganza e il carattere docile, gli esemplari di questa specie si concentrano sulle pendici meridionali del Monte Kochílas (circa 300, ce ne sono poche decine in tutto il resto della Grecia). Dopo il Duemila, quando l’estinzione pareva una minaccia molto seria, diversi abitanti dell’isola si sono impegnati ad allevare cavalli in condizioni protette allo scopo di reinserirli poi nell’ambiente naturale. Gli allevamenti si possono visitare: il principale è a Pláya, vicino a Skýros città. È invece possibile, qualche volta, avvistare esemplari allo stato brado a Kalamítsa, una zona bassa e paludosa ottima anche per il birdwatching, e presso il faro di Capo Lithári, raggiungibile lungo un sentiero escursionistico che parte dalla Baia di Rénes. 

I cavalli bradi del Monte Cincar, in Bosnia-Erzegovina © Drazen Boskic PHOTO
I cavalli bradi del Monte Cincar, in Bosnia-Erzegovina © Drazen Boskic PHOTO
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Monte Cincar, in Bosnia-Erzegovina

Ci sono i cavalli selvaggi, o meglio c’erano, perché oggi non ne esistono praticamente più. Ci sono i cavalli addomesticati, che sono la maggior parte. E ci sono i cavalli bradi, in certi luoghi del mondo. Uno di questi è il Monte Cincar, in Bosnia-Erzegovina, dove vivono circa 200 cavalli bianchi, marroni e grigi. Il loro passatempo preferito? Galoppare liberamente nella natura intatta e nel silenzio quasi irreale di enormi praterie. 

A minacciarli qualche predatore che si aggira per i boschi circostanti, ma loro sono coraggiosi e sanno difendersi. A osservarli, invece, ci sono coloro che decidono di fare un’esperienza off-roads e raggiungono questo monte circa 250 km a sud-est di Sarajevo, nella catena montuosa delle Alpi Dinariche. Gli affascinanti animali stanno sempre sulla linea di confine tra il metafisico e lo spirituale, e in questo caso anche sulla linea di separazione tra un sottosuolo tutto bucherellato, fatto di caverne, di cave e di grotte, e un azzurro cielo compatto. 

Non mancate di visitare la città di Livno, situata nel Livanjsko Polje, la più vasta estensione carsica del mondo, e di assaggiare il formaggio locale: un prelibato prodotto caseario dal sapore pieno che oggi rischia di scomparire. 

Un buttero guarda verso il mare, in Maremma ©Matt Munro/Lonely Planet
Un buttero guarda verso il mare, in Maremma ©Matt Munro/Lonely Planet

Maremma, Italia

Li vedrete muoversi con destrezza su cavalli dal mantello rossastro con caviglie, criniere e code nere, indossando calzoni di fustagno, cosciali, giacca di velluto e gilet in cotone smerigliato, con un cappello a falde in testa e un bastone in mano per pungolare il bestiame: sono i butteri della Maremma, veri cowboy all’italiana impegnati nel portare al pascolo grandi mandrie di bovini e di cavalli bradi. Custodi dei millenari segreti di queste terre salmastre, conoscono ogni angolo del parco, un’area stretta tra una catena di colline selvagge e il mare: si muovono tra uliveti secolari e fitte pinete, pianure alluvionali punteggiate di ginestre e paludi, campi coltivati e spiagge sabbiose incastonate nella macchia mediterranea. Vivono in una terra difficile da domare, circondati da una natura ribelle che risuona di muggiti e canti popolari, impreziosita da antiche torri e vestigia medievali, ruderi di ville romane e resti paleolitici. E qualche volta (in occasione di feste stagionali, o della transumanza) accolgono viaggiatori disposti ad accompagnarli per un pezzo di strada, tra le asprezze e il gusto intenso di una vita d’altri tempi. 

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I butteri organizzano diverse manifestazioni aperte al pubblico durante l’anno, con dimostrazioni di marcatura del bestiame, prove di addestramento, caroselli e staffette. 

I festeggiamenti per la Fiera del caballo, a Jerez ©KikoStock/Shutterstock
I festeggiamenti per la Fiera del caballo, a Jerez ©KikoStock/Shutterstock
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Fiera del caballo, Jerez, Spagna

Qui redini e staffe sono di rigore, ma l’appuntamento annuale a Jerez, tra febbraio e marzo, è ugualmente imperdibile per tutti gli appassionati di equitazione. Le strade si animano di un incessante viavai di cavalli andalusi ed è possibile assistere a spettacoli equestri e sfilate di carrozze trainate da esemplari di razza, capaci di muoversi elegantemente al ritmo del flamenco. L’allegria e il divertimento accompagnano una manifestazione ormai nota in tutto il mondo, nata nel 1284 come mercato del bestiame e poi trasformatasi in era con concorsi di salto a ostacoli, doma e rally equestre, mostre di esemplari scelti, aste e gare ippiche di ogni tipo. Quando si è stanchi ci si rilassa nelle casetas, costruzioni che si ispirano ai patii andalusi, dove gustare tapas accompagnate dal vino fino di Jerez e partecipare a un’esibizione di sevillana, ballo tipico andaluso. 

Jerez ospita anche il Flamenco Festival, il più importante del mondo nel settore, i festeggiamenti della Semana Santa e numerose feste d’autunno. 


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