Humberstone: la cittadina fantasma del Cile
Polvere, ruggine, intonaco sbiadito dal sole. Il tempo a Humberstone si è fermato di colpo agli anni Cinquanta del secolo scorso. La sensazione, varcando la soglia di questa cittadina fantasma nell’entroterra di Iquique, in Cile, è che le persone se ne siano andate da un giorno all’altro, lasciandosi dietro pezzetti di vita non vissuta. Silenzio e oblio hanno in poco tempo sostituito le vernici che una volta coloravano le case. La polvere e la salsedine continuano a marcare impietose lo scorrere del tempo, nonostante i tentativi di qualche guardiano o di qualche anziano che qui è nato e che ogni tanto torna per rivedere quella che è stata la sua casa, la sua chiesa, la sua scuola, la sua piazza.
                                                                                            Siamo ai margini della Pampa del Tamarugal, a nord del deserto di Atacama, uno dei luoghi più aridi del mondo. Qui praticamente non piove mai. Questo terreno, però, custodisce un elemento che ha fatto la fortuna del Cile tra il 1880 e il 1930. Si tratta del nitrato di sodio (conosciuto anche come salnitro del Cile). L’oro bianco, così è stato ribattezzato per il suo valore economico, serviva prima come base per la produzione di esplosivi e poi, in modo più redditizio, come fertilizzante esportato in tutto il mondo.
                                                                                            L’oro bianco di Humberstone
È stato proprio il salnitro del Cile a permettere una rapida crescita dell’agricoltura in America ed Europa, e per questo era diventato prezioso come l’oro. Nel 1910, il Cile produceva il 65% dei fertilizzanti azotati del mondo e l’industria del salnitro rappresentava l’80% delle esportazioni cilene. Al culmine della sua prosperità, circa il 21% della popolazione urbana del Paese viveva nelle città minerarie di quest’area.
                                                                                            Il sole picchia già a metà mattina. I luoghi all’ombra sono pochi. Le strade della cittadina – distese rettilinee di polvere e ricordi – faticano a respirare. Humberstone venne fondata nel 1872 con il nome di La Palma. Poco più distante, a circa un chilometro e mezzo, sorgeva un secondo complesso, quello di Santa Laura. Oggi entrambi i siti sono abbandonati. O almeno così si dice. Molte persone infatti giurano di aver sentito il pianto incessante di un bambino visitando un capannone di Santa Laura. E i racconti di fantasmi non si fermano qua.
                                                                                            Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.
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All’epoca questo era ancora territorio peruviano. Erano però i cileni, sostenuti da investimenti britannici, a lavorare il materiale qui e nelle altre città produttrici di salnitro che si trovavano in Bolivia e in Perù. Nel 1878 succede qualcosa che cambierà profondamente la geopolitica di questi luoghi. La Bolivia decide di aumentare le tasse di esportazione a un’importante azienda anglo-cilena che esportava salnitro. In poche settimane la tensione tra Cile e Bolivia si acuisce e inizia la Guerra del Pacifico che vedrà coinvolto anche il Perù, alleato della per un accordo di mutuo soccorso. Dopo quattro anni e migliaia di vittime il Cile trionfa e annette in modo permanente al proprio territorio la provincia boliviana di Antofagasta e quella peruviana di Tarapaca.
                                                                                            Lavorare il caliche – cioè i depositi di sale di nitrato – era estenuante. Si stava all’aperto tutto il giorno, cotti da un sole che non conosce pietà. L’acqua era un bene prezioso e l’ombra un miraggio. Nel periodo di massima prosperità, a Humberstone vivevano 3700 persone. I Pampinos – cioè gli operai e gli abitanti delle cittadine nate nella Pampa per l’estrazione e la lavorazione dei nitrati – crearono a Humberstone una comunità affiatata, riempiendo di vita la cittadina. Erano tutte persone giunte fin qui da Cile, Bolivia e Perù per cercare fortuna, spinti dalla promessa di grandi ricchezze.
                                                                                            Humberstone e i Pampinos
Le lunghe file di baracche che oggi sembrano filari senza vita, un tempo erano vivaci alloggi con i panni stesi al sole. L’accampamento, com’era chiamata Humberstone una volta, è disposto lungo una griglia regolare, tagliato in diagonale dalla ferrovia. Gli edifici sono stati costruiti in più fasi e per questo, quello che rimane, ne riflette i diversi stili architettonici. Le case erano semplici, a un solo piano, costruite usando il legno dell’abete Douglas, con pareti stuccate e tetti in lamiera. Ce n’erano di diverse dimensioni, in base al numero dei componenti della famiglia e al rango. Medici, supervisori e amministratori erano separati da chi passava il giorno in miniera. I lavoratori senza famiglia, invece, vivevano in alloggi comuni. Avevano una stanza con un letto. Il bagno e la cucina erano condivisi.
                                                                                            Guardando quello che resta oggi di quegli edifici sembra quasi impossibile che così tante persone potessero stare qui, in mezzo al nulla, praticamente isolati da ogni altra forma di vita. In realtà, a Humberstone non mancava niente: qui c’era tutto quello che serviva. C’era la piazza principale dove il senso di comunità si rinnovava di giorno in giorno. C’era il mercato, la sala da ballo, la scuola, un ospedale, vari negozi, un teatro in stile Art Déco, e perfino un hotel, campi da tennis, e una piscina in ghisa, realizzata usando lo scafo di una nave naufragata nel vicino porto di Iquique. Oggi di tutto questo rimane sempre meno. Le storie di chi abitava questi luoghi stanno perdendo la propria voce. Il tempo e la polvere non fanno sconti a nessuno.
                                                                                            Humberstone è stata abbandonata nel 1959. Durante la Prima Guerra Mondiale, in Germania, venne inventato un fertilizzante sintetico più economico del salnitro. E così, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso la domanda colò a picco. E con essa anche tutte le cittadine nate in seguito a questa corsa all’oro bianco, Humberstone compresa. Non c’era infatti ragione di rimanere a vivere qui con la produzione chiusa. Nel 1970 nel tentativo di proteggerli dai vandali, gli Stabilimenti Humberstone e Santa Laura sono stati dichiarati monumento nazionale dal governo cileno. Nel 2005 sono diventati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
                                                                                            "Capita ancora, seppur raramente, di incontrare persone che qui ci sono nate", racconta uno dei guardiani di Humberstone. "Fino a qualche tempo fa, alcuni di loro, già anziani, tornavano qui periodicamente con la famiglia per condividere le proprie origini e la nostalgia di un tempo memorabile. Li riconoscevi subito dal loro sguardo. Non rimanevano stupiti entrando a Humberstone, come invece accade ai visitatori di passaggio. Loro in qualche modo tornavano a casa e gli occhi ricominciavano a brillare di una lucentezza liquida. Poi è arrivata la pandemia e per anni tutto si è fermato una seconda volta."
                                                                                            La cultura pampinese qui è ancora forte. Ogni anno, nella regione di Tarapacá, in Cile, la terza settimana di novembre le Agrupaciones Pampinas organizzano la Semana del Salitre. Si tratta di una celebrazione per mantenere viva questa loro preziosa eredità. La festa culmina con una serie di eventi proprio a Humberstone dove le famiglie pampine provenienti da diverse parti del paese, i loro discendenti e i visitatori rivivono con nostalgia le usanze di un’epoca indimenticabile. Quella del 2023 è stata la prima Semana del Salitre dopo anni di stop forzato.
                                                                                            Durante i decenni in cui i giacimenti di salnitro sono stati operosi, le comunità autosufficienti del deserto hanno sviluppato una lingua e una cultura comune che andava oltre i confini nazionali. La cultura pampinese è definita da una miscela di eroismo e tragedia. Le difficili condizioni di lavoro, il clima estremo, le lotte per avere una maggiore equità sociale hanno acceso nell’operaio della Pampa una fiamma di diversità, ancora oggi condivisa dai discendenti dei questi operai e che conferisce alle proprietà un forte significato culturale.
                                                                                            Leggi anche:
I Pampinos sono considerati i pionieri della lotta sociale per il miglioramento delle condizioni di lavoro. Come spesso accade, infatti, anche la corsa all’oro bianco ha portato pochi ad arricchirsi e molti a vivere una vita faticosa ma comunitaria. La maggior parte dei lavoratori non possedeva alcun bene. Le case, i mobili, i vestiti erano tutti forniti dall’azienda per cui lavoravano. Il pagamento, poi, spesso era in gettoni che potevano essere scambiati solo al mercato di Humbertsone. A questo si univa il clima rigido, la disciplina feroce e nessun ricorso a un’autorità imparziale.
                                                                                            Questo regime duro e a volte violento provocò diverse rivolte operaie che portarono all’inizio del XX secolo alla creazione di primi sindacati. Questi in breve tempo divennero anche dei veri e propri centri della vita sociale e culturale di queste aree. I sindacati dei Pampinos hanno avuto un impatto profondo sullo sviluppo del benessere dei lavoratori in tutto il Cile. Inoltre, produssero una consapevolezza che indirettamente portò anche allo sviluppo dei partiti politici.
                                                                                            Di tutta questa storia quando si cammina lungo le aride vie di Humberstone se ne coglie solo un terzo. Ci sono pochi cartelli in grado di contestualizzare la storia di questa cittadina oggi fantasma. Per questo merita fare una chiacchiera con chi sta nel piccolo museo della cittadina o, se si ha fortuna, con quegli anziani ancora in forze che vengono a salutare le loro case d’infanzia. Perché poi, chiudendo gli occhi, l’Humberstone degli anni d’oro sarà proprio lì davanti a voi, pronta a lasciare di nuovo spazio alla polvere e al cielo terso del deserto, una volta che li riaprirete.