Genova attraverso le parole di Fabrizio De André

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Dici Fabrizio De André e pensi ai carruggi del centro storico, ai camalli del porto e al mare che si infrange contro gli scogli. A distanza di vent’anni dalla morte, la voce profonda di Faber continua a essere la colonna sonora ideale per scoprire e capire meglio la “sua” Genova

Il centro di Genova ©Susan Wright/Lonely Planet
Il centro di Genova ©Susan Wright/Lonely Planet
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Umbre de muri, muri de mainé” (Ombre di facce, facce di marinai). In Crêuza de mä, forse la più nota delle canzoni in genovese di De André, un gruppo di marinai ritorna dopo una notte di duro lavoro verso la terra ferma. Nel loro girovagare si ritrovano in una mulattiera di mare, ovvero una delle tante crêuze che dalle alture di Genova scendono verso la costa. Voi potrete fare altrettanto percorrendo via Aurora, alla fine del lungomare di Corso Italia. Dopo una breve discesa calpestando le tipiche mattonelle rosse, arriverete nella piazzetta del borgo di Boccadasse. In un paesaggio che più ligure non si può, con case colorate a tinta pastello incrostate di sale, vi basterà sedervi a guardare il mare da una spiaggetta di ciottoli per cogliere tutta la magia del luogo. Di notte, quando il vociare dei locali nelle vicinanze va a scemare, qualche pescatore prende ancora il largo a bordo della sua barca, e nel mare si vedono piccoli lumini ondeggiare nel buio. 

Un fruttivendolo in via del Campo © Simona Sirio
Un fruttivendolo in via del Campo © Simona Sirio

Lo scenario cambia radicalmente quando ci si addentra nel centro storico della città, d’altronde era lì che De André vedeva “i poveri diavoli […]I fiori che sbocciano dal letame. I senzadio per i quali chissà che Dio non abbia un piccolo ghetto ben protetto, nel suo paradiso, sempre pronto ad accoglierli”. Come in via del Campo, che a metà altezza si apre nella piazza omonima, con una targa in ardesia a ricordare i versi finali della canzone. Il numero 29 rosso della via ha ospitato per decenni lo storico negozio di strumenti Musica Gianni Tassio, punto di riferimento per il cantautorato genovese. Da quasi dieci anni lo spazio è divenuto un’esposizione permanente dedicata alla memoria di De André e degli altri artisti della scuola ligure, come Luigi Tenco, Gino Paoli e Bruno Lauzi. 

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Piazza Raffaele de Ferrari © Tomasz Koryl
Piazza Raffaele de Ferrari © Tomasz Koryl

Ne La cattiva strada i vinti, gli esclusi, sono contrapposti alla società borghese e alla sua morale buonista e ipocrita. Il protagonista è come in equilibrio tra questi due mondi, solo apparentemente lontani tra loro. A percorrere via della Maddalena ci si sente un po’ nello stesso modo. Vicinissima alle vie dello shopping e alla monumentale Strada Nuova, già dichiarata patrimonio UNESCO per i suoi palazzi cinquecenteschi, la zona della Maddalena è invece un impressionante spaccato di vita reale, tra fruttivendoli pachistani, negozi africani di treccine e affollate rosticcerie. L’arrivo di migranti da paesi extraeuropei ne ha forse cambiato la fisionomia ma non lo spirito, quello senza filtri della città di porto. A trionfare è l’autenticità, sono le storie di uomini e donne spesso dal passato difficile, che mostrano con fierezza e senza vergogna le proprie cicatrici.

I caruggi di Genova © Luca Rei
I caruggi di Genova © Luca Rei
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La città vecchia può fare tranquillamente da sottofondo a qualsiasi girovagare tra i caruggi (vicoli) del centro, senza dover pensare a una meta precisa. C’è però un luogo dove la celebre canzone sembra risuonare ancora più forte che in altri, ed è nei pressi della Chiesa delle Vigne. Dal vicolo laterale dell’omonima piazza si gode di uno splendido scorcio sul campanile, rimasto nell’originario stile romanico. La torre svetta chiara tra i tetti grigi degli altri palazzi, dove “il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, ha già troppi impegni per scaldar la gente d’altri paraggi”. I bar della vicina Piazza Lavagna, ritrovo per la movida genovese più “matura”, o quello di Piazza della Lepre, vi attendono poi per un drink o un caffè. C’è chi assicura di avervi incontrato più volte i “quattro pensionati, mezzo avvelenati, al tavolino”.

L’interno della Chiesa delle Vigne © lauradibi
L’interno della Chiesa delle Vigne © lauradibi

Se, invece, avete voglia di una pausa più sostanziosa, lungo le vie di Giustiniani, San Bernardo e Canneto il Lungo si trovano le migliori osterie del centro. Nello sfogliare i menù provate a cercare la cima, specie durante il periodo pasquale. Si tratta di una tasca di carne di vitello farcita di uova, interiora di carne, pinoli ed erbe aromatiche. La preparazione è lunga e meticolosa tanto da essere diventata, nel corso dei secoli, un vero e proprio rito. De André ne rimase talmente affascinato da scriverci una canzone che descrive meticolosamente tutti i lunghi preparativi per una sua buona riuscita. A partire dalla levataccia mattutina, quando a luxe a l'à ‘n pè ‘n tera e l'àtru in mà. (Quando la luce ha un piede in terra e un altro in mare.)

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Genova Nervi © Roman Sigaev
Genova Nervi © Roman Sigaev

Dopo l’oscurità dei vicoli è tempo di tornare alla luce, magari percorrendo la stupenda passeggiata a mare di Nervi. In fondo alla promenade, in località Capolungo, si trova la stazione del treno di Sant’Ilario dove, inutile a dirlo, vi presenterete con gli occhi rossi e il cappello in mano. Anche qualora le comari del paesino avessero deciso di mollare l’osso, sappiate però che un rientro di Bocca di Rosa da queste parti è assai difficile, la stazione è infatti dismessa dal 1959!

Il Porto Antico di Genova © Luca Rei
Il Porto Antico di Genova © Luca Rei
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Se è l’ora del tramonto, meglio raggiungere la zona del Porto Antico. Superate i padiglioni dell’acquario, la biosfera disegnata da Renzo Piano e in pochi minuti arriverete su un complesso di chiatte galleggianti, regalo degli ormeggiatori del porto alla città. Qui, con la lanterna davanti a voi, i tetti della città vecchia alle spalle, le navi attraccate nel porto e l’orizzonte del mare lontano, si accarezza l’idea di libertà. De André la immaginò come una signora attraente, così preziosa come il vino, così gratis come la tristezza

Poi tornate sui vostri passi e soffermatevi a leggere la targa che dà il nome alla passeggiata appena percorsa:

“VIA AL MARE

 FABRIZIO DE ANDRÉ

CANTAUTORE GENOVESE

1940-1999” 

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