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Firenze: come riscoprire una delle città più famose al mondo con gli occhi di Dante Alighieri

Redazione Lonely Planet
7 minuti di lettura

La Firenze in cui visse Dante si sovrappone e si nasconde dietro la Firenze rinascimentale, la città iconica che tutti conoscono. La Firenze di Dante ha vie strette e case torri, dato che la presenza del poeta in città si colloca fra l’anno di nascita, il 1265 e l’esilio, nel 1302. Così Firenze per Dante fu inevitabilmente un luogo di amore e dolore, a cui rifarsi e ricordare in molti passaggi dell’opera che lo ha reso immortale, la Divina Commedia

di Santa Maria del Fiore e tetti di Firenze
La Basilica di Santa Maria del Fiore, Firenze ©  Triff/Shutterstoch
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A Firenze Dante fu anche un personaggio pubblico di spicco, già dall’esperienza giovanile della battaglia di Campaldino contro Arezzo, città ghibellina. Le divisioni interne a Firenze, fra Guelfi bianchi e Guelfi neri, capeggiati dai Donati e nelle cui file militava Dante, tennero la città in scacco per anni; Firenze era percorsa da lotte fratricide e le parole chiave del tempo erano potere, ricchezza e tradimento. Questo secolo, fra Duecento e Trecento, per la città fu quindi un periodo di intense trasformazioni che toccarono il campo culturale, politico, religioso, artistico, economico, urbanistico e che segnarono profondamente l’identità di Firenze.

Negli ultimi decenni del XIII secolo furono fondati edifici che sono tutt’ora simbolo della città, come la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Palazzo dei Priori rinominato poi Palazzo Vecchio, le Basiliche di Santa Croce e di Santa Maria Novella, rispettivamente francescana e domenicana, con le grandi piazze prospicienti destinate alla predicazione alle folle.

Anche il perimetro urbano iniziava a stare stretto e si cominciò a erigere la nuova cerchia di mura, a partire dal 1284. Uno dei luoghi, insieme al Battistero, che più si avvicina alla spiritualità tipica dell’epoca di Dante è senz’altro la suggestiva abbazia di San Miniato al Monte, la cui facciata romanica sovrasta la città; ancora oggi questo centro religioso è un punto di riferimento per i fiorentini.

Piazza della Signoria a Firenze all'alba, Firenze
© givaga/Shutterstock
Piazza della Signoria a Firenze all'alba, Firenze © givaga/Shutterstock

Il quartiere dantesco

Nel cuore della città, alle spalle delle vie dello shopping, si trova un pezzo di Firenze dal fascino immutato, il cosiddetto quartiere dantesco. Un reticolo di strade e piccole piazze, fra piazza della Signoria, la chiesa di Orsanmichele, la Torre della Castagna, l’Oratorio dei Buonomini di San Martino e la Badia Fiorentina. Si tratta di luoghi da godersi nella pace dei vicoli: l’Oratorio, per esempio, con le sue pareti completamente affrescate è sconosciuto ai più; la Badia Fiorentina ha uno stupefacente campanile ottagonale e il famoso Chiostro degli Aranci; la Torre della Castagna, una delle meglio conservate di Firenze, era il luogo dove i Priori della città si riunivano e votavano le decisioni utilizzando proprio delle castagne inserite in un sacchetto. Guardatevi intorno, troverete pietra forte e architetture gotiche: siamo nel centro medievale.

Fra queste strade nacque e visse Dante Alighieri, anche se quella che oggi possiamo visitare come casa di Dante è la replica ottocentesca di una casa-torre. Il Museo Casa di Dante dal 2020 ha un nuovo allestimento tecnologico e multimediale, che consente di scoprire in modo più coinvolgente e interattivo la vita del poeta nei suoi vari aspetti: Dante uomo, Dante soldato, Dante politico e Dante poeta. Acme del percorso di visita è la Sala 7, dove è allestito uno spettacolo immersivo “L’Amor che move il sole e l’altre stelle” con il quale il visitatore potrà percorrere tutto il viaggio dantesco attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso, accompagnato dalla voce del noto attore e doppiatore Francesco Pannofino che legge i versi originali della Commedia.

A due passi dall’ingresso della casa di Dante, si trova una minuscola chiesetta, Santa Margherita de’ Cerchi, anche detta la Chiesa di Dante, dove secondo la tradizione il poeta sposò Gemma Donati e dove conobbe Beatrice Portinari.

In quest’area si concentra il più alto numero di lapidi dantesche, ben 34 sparse in città, affisse a inizio ‘900 per mantenere vivo il legame fra Dante e i luoghi e i personaggi menzionati in precisi passi della Commedia: cercatele fra via del Corso, via Dante Alighieri, via dei Tavolini, via dei Cerchi, via delle Oche, piazza della Signoria.

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Una delle numerose statue dedicate a Dante, alla Basilica di Santa Croce © EnricoAliberti ItalyPhoto
Una delle numerose statue dedicate a Dante, alla Basilica di Santa Croce © EnricoAliberti ItalyPhoto

I ritratti

Oltre alle lapidi, la memoria dantesca si tramanda anche attraverso i numerosi ritratti di cui è costellata la città, a testimonianza della straordinaria fama che ha sempre accompagnato il Poeta, dal Trecento fino ai giorni nostri. Le sue più antiche raffigurazioni sono sparse per la città: una la troverete all’interno del ristorante nell’antico Palazzo dell’Arte dei Giudici e dei Notai; presso il Museo Nazionale del Bargello, nella Cappella della Maddalena, vedrete il ritratto opera di Giotto e bottega. Nel monumentale Cappellone degli Spagnoli, all’interno del complesso di Santa Maria Novella, Dante è stato ritratto da Andrea Bonaiuti. 

Molto conosciuto e forse fra i dipinti più rappresentativi è quello che potrete ammirare nella navata di sinistra di Santa Maria del Fiore: qui Dante mostra la Divina Commedia, e indica il girone dei dannati, mentre dietro di lui si riconosce la montagna del Purgatorio. L’opera fu commissionata a Domenico di Michelino nel 1456.

Dante infine figura nel ciclo affrescato degli Uomini e delle Donne Illustri realizzato intorno al 1450 da Andrea del Castagno e oggi visibile alla Galleria degli Uffizi, negli spazi che costituivano l’antica chiesa di San Pier Scheraggio, luogo in cui lo stesso Dante tenne adunanze politiche prima dell’edificazione del Palazzo dei Priori, l’attuale Palazzo Vecchio.

In città si possono ricercare anche i monumenti dedicati al Poeta, statue erette per lo più nell’Ottocento, in un periodo in cui si voleva celebrare il culto per i “Grandi Italiani”. Seguendo questo itinerario non si può che iniziare dalla Basilica di Santa Croce, che ne conserva ben due: una è la statua di Enrico Pazzi, inaugurata al centro della piazza per le celebrazioni dantesche del 1865, spostata poi sul lato sinistro della facciata sul sagrato. L’altra si trova all’interno della Chiesa, dove, fra le italiche glorie, non poteva mancare il cenotafio di uno dei figli più nobili della città.

Il Cenotafio di Dante di Stefano Ricci risale al 1829, ed è un retorico monumento che mostra il Poeta accanto alle allegorie dell’Italia e della Poesia. Ma le spoglie di Dante non riposano qui: se volete rendergli omaggio dovrete spostarvi fino a Ravenna (link a articolo Ravenna).

Fra i tanti toscani illustri che popolano le nicchie del loggiato vasariano della Galleria degli Uffizi troviamo anche Dante Alighieri: questa statua è del 1842 e l’artista è Paolo Emilio Demi.

Infine una curiosità: fatta oggetto di improvvisa popolarità grazie al romanzo di Dan Brown “Inferno”, la maschera mortuaria di Dante può essere ammirata in ben tre luoghi. Una è conservata in Palazzo Vecchio, una al Museo Nazionale del Bargello, l’ultima, di proprietà della Società Dantesca Italiana, è stata concessa al Museo Casa di Dante per settanta anni. Ma a dirla tutta, nessuna di queste tre sembra essere autentica.  

In ogni caso, maschere, statue e ritratti a parte, il fuoco vivo del poeta è mantenuto acceso dalle incessanti attività de La Società Dantesca, che ha sede nell’antico Palazzo dell’Arte della Lana, e che mantiene viva l’eredità del poeta grazie alla tradizionale Lectura Dantis. 

Un panino al lampredotto, piatto tipico a base di abomaso © RossHelen
Un panino al lampredotto, piatto tipico a base di abomaso © RossHelen
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Mangiare e bere bene, benissimo, in città

Tu proverai sì come sa di sale

lo pane altrui, e come è duro calle

lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.

(Paradiso, Canto XVII)


Una delle più celebri terzine della Commedia ci introduce a un tema molto popolare, quello delle specialità enogastronomiche.

E si sa, il pane in Toscana non ha sale, infatti funziona perfettamente come base per alcune delle ricette più famose e semplici, dalla ribollita alla pappa al pomodoro. Zuppe fatte di pane e poche verdure a dare sostanza a piatti semplici ma saporiti. La cucina fiorentina non ha preparazioni troppo complesse o intingoli, gioca il suo punto di forza nella semplicità, esaltata però sempre dal condimento, l’olio extravergine di oliva proveniente dalle olivete che a perdita d’occhio circondano la città. 

La cucina a Firenze ha alcuni veri e propri capisaldi, dalla famosa bistecca di vitellone di razza Chianina, la Fiorentina, che della città prende il nome, ai piatti della tradizione “povera” come la trippa o il lampredotto, piatto tipico a base di abomaso, uno dei quattro stomaci dei bovini, bollito e sminuzzato, inserito in un panino con varie salse che si acquista e degusta nei vari chioschi sparsi per la città detti, appunto, lampredottai: purissimo street food. Il tutto accompagnato da un bicchiere di vino Chianti.

In città non mancano i luoghi dove fare esperienze in grado di soddisfare tutti i palati e le esigenze. Nel quartiere di San Lorenzo sorge lo storico Mercato Centrale, realizzato tra il 1870 e il 1874 oggi rinnovato in un importante centro enogastronomico. Anche il Mercato di Sant’Ambrogio, eretto nello stesso periodo storico, ospita banchi e trattorie per prodotti locali di qualità. 

Passeggiando nelle strade centrali è facile imbattersi in ristoranti storici, osterie e vinai che nei piatti tipici, nei salumi e formaggi toscani hanno il loro punto di forza. Resta solo da vedere quanta forza avrete voi nell’affrontarli tutti!

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