WalkArt in Friuli Venezia Giulia, l'arte del cammino lungo le antiche vie di pellegrinaggio
Camminare tra vallate e boschi o lungo i corsi dei fiumi, andare di borgo in borgo, scoprire remote chiesette di campagna e santuari legati a leggende affascinanti, fare tappa presso osterie e cantine dove ristorarsi. Macinare chilometri a piedi per tenersi in forma respirando aria pura o come atto di meditazione e di spiritualità, come avviene nei pellegrinaggi religiosi il cui modello più noto è naturalmente il Cammino di Santiago: per molti un viaggio imprescindibile e una tappa fondamentale del proprio percorso esistenziale, non per forza legato all’ambito religioso.
Sono sempre di più coloro che scelgono di ripercorrere le orme degli antichi pellegrini (dal latino per ager, che indica appunto l’attraversare i campi) e riscoprire una forma di “viaggiare lento” all’insegna della natura e della spiritualità. Ma anche della scoperta del territorio e delle sue risorse, che siano culturali, paesaggistiche, storiche e pure enogastronomiche.
È quello che propone, ad esempio, il progetto interregionale WalkArt che coinvolge il Friuli Venezia Giulia e la Carinzia Centrale: otto percorsi – quattro in Friuli, tre in Austria e uno transfrontaliero che unisce simbolicamente i due territori lungo l’antica Via del Sale, che metteva in collegamento Salisburgo con l’Adriatico – tracciati e riqualificati, per riscoprire un patrimonio di bellezze naturali, tradizioni e luoghi spirituali all’insegna dell’andamento lento.
I cammini del Friuli, per pellegrini 3.0
Oltre alla riattivazione di alcuni percorsi, al restauro e alla fruibilità di strutture di ospitalità e alla mappatura dei cammini con sistema GPS e GPX, WalkArt offre indicazioni sugli itinerari attraverso un sito e un’apposita App di prossima release, per chi volesse mettersi in cammino per conto proprio compiendo l’intero pellegrinaggio o brevi tratti con tappe giornaliere.
Sono quattro i percorsi che si snodano sul territorio del Friuli Venezia Giulia, spesso incrociandosi o sovrapponendosi parzialmente con altri tracciati, come il tratto aquileiense e quello d’Allemagna della Romea Strata – “aggregatore” di vie di pellegrinaggio che attraversano Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia e Italia ricongiungendosi poi alla Via Francigena verso Roma – o l’Alpe Adria Trai , percorso transfrontaliero di circa 750 km tra Carinzia, Slovenia e Friuli-Venezia Giulia, più improntato all’immersione nella natura e nel paesaggio alpino.
Fanno parte del progetto il Cammino delle Pievi in Carnia; la Via Flavia che va da Trieste ad Aquileia, congiungendosi con Romea Aquileiense; il Cammino Celeste che parte da Aquileia (con una pre-tappa al santuario dell’isola di Barbana, nella laguna di Grado), toccando anche Cividale del Friuli e l’imponente santuario di Castelmonte vicino Prepotto e proseguendo poi fino al santuario di Monte Lussari in Italia e a quello di Maria Saal in Carinzia; e la Via del Tagliamento, da Coccau a Latisana per qui congiungersi anch’essa con Romea Aquileiense.
Lungo il Tagliamento e il Natisone tra valli, santuari e chiesette votive
Noi abbiamo attraversato qualche tratto di questi ultimi due percorsi in occasione della seconda edizione del Festival Transfrontaliero dei Cammini. Un’occasione – facilmente replicabile in autonomia – per scoprire paesaggi magnifici, antiche leggende e la storia antica e recente di luoghi unici come Venzone. Insieme alla vicina Gemona, l’incantevole cittadina nel Parco Naturale delle Prealpi Giulie è diventata simbolo della resilienza friulana dopo il devastante terremoto del 1976: il centro storico circondato dalle antiche mura è stato ricostruito in maniera fedelissima, ma alcune tracce della distruzione sono state lasciate a memoria di quanto successo.
Camminando lungo l’itinerario geologico-naturalistico dei Rivoli Bianchi, che segue in altura il percorso del Tagliamento, si va da una città all’altra attraversando verdi vallate, boschi e chiesette rupestri costruite per dare conforto spirituale e riparo ai pellegrini diretti a Roma o ai soldati pronti a imbarcarsi per le Crociate. Alcuni punti della zona, come la graziosa chiesetta di Sant’Agnese, furono set del film La Grande Guerra, con Alberto Sordi e Vittorio Gassman nei panni di due soldati dallo scarso spirito patriottico ma pronti a dimostrarsi eroici nel momento del bisogno.
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A Gemona, prima di entrare nel centro cittadino, s’incontra il Santuario di Sant’Antonio: una struttura moderna ma suggestiva sorta accanto all’antica chiesetta duecentesca di cui restano ancora alcune vestigia accanto all’altare. Si tratta del più antico santuario dedicato al Santo di Padova, che qui visse per alcuni anni, e meta finale del prolungamento del Cammino di Sant’Antonio che attualmente va dal Santuario della Verna in Toscana alla Basilica di Padova.
Nelle valli del Natisone, quasi al confine con la Slovenia, il Cammino Celeste s’inoltra invece tra le vigne di Schioppettino – poderoso vitigno autoctono a bacca rossa – e i boschi delle vallate tracciate dal fiume e i suoi affluenti toccando ben 44 chiesette votive come quella dei Ss. Pietro e Paolo a Centa. Costruite a partire dall’anno Mille (talvolta su precedenti edifici pagani), erano utilizzate anche come efficace sistema di avvistamento e protezione del territorio. Passeggiando se ne possono ammirare le graziose strutture di stile romanico ma – se se ne trova qualcuna aperta – può essere un’ottima idea anche fermarsi ed entrare per godere del fresco interno e della bellezza dei decori.
Dormire e mangiare lungo la via
Tra le azioni finanziate da WalkArt c’è anche il recupero di alcune strutture destinate all’ospitalità dei pellegrini. Se in Carinzia una vecchia casa diroccata nel comune montano di St. Oswald, sui monti Nockberge, è stata trasformata in un’accogliente struttura con 12 posti letto, a Majano – a poca distanza da San Daniele del Friuli, famosa per lo squisito prosciutto e ricca di punti d’interesse culturali ed enogastronomici – l’antico Hospitale annesso alla vicina chiesa di San Giovanni, nel piccolo borgo di San Tomaso, offre ospitalità in una camerata in legno – ricavata nell’antico fienile – e in alcune stanze private oltre a organizzare incontri e attività all’insegna dell’interculturalità. Gestito dai volontari dell’Associazione Amici dell’Hospitale risale al XII secolo, costruito dai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (poi cavalieri di Malta) come alloggio per i Crociati diretti ai porti dell’Adriatico, e da lì a Gerusalemme.
Il Santuario di Castelmonte accoglie all’interno della sua complessa struttura La Casa del Pellegrino, un semplice albergo due stelle con ristorante e bar. A Cividale, le cui testimonianze d’epoca longobarda sono state dichiarate Patrimonio Unesco, ci si può fermare a dormire e a mangiare Al Monastero: nata proprio per accogliere i pellegrini, e fin dal 1856 luogo d’incontro degli abitanti di Cividale con l’insegna di Osteria della Speranza, dal 1990 è gestita dalla famiglia Pavan che oggi propone ottimi piatti di cucina friulana reinterpretati in chiave moderna e i vini prodotti in proprio oltre a molte altre etichette della regione