Un tuffo gelato in Finlandia
Nella Finlandia artica, un buco nel ghiaccio, detto avanto, è al contempo una porta per il paradiso e per l’inferno – e i finlandesi ne vanno pazzi. Ma se i cittadini del paese più felice al mondo amano tuffarsi nell'acqua gelida, chi siamo noi per non dare loro retta. Il nostro autore Luke Waterson ha provato quest'esperienza, ed ecco come è andata.

Durante il mio viaggio nella Finlandia artica non avevo nessuna intenzione di spogliarmi e gettarmi in una piscina all’aperto, dove l’acqua è quasi a livello di congelamento. A quanto sembra, tuttavia, quest’attività ha un ruolo importante nelle tradizioni invernali del paese. Sono venuto fin qui per un po’ di avventura a contatto con gli elementi climatici tipici della Finlandia artica invernale (il mio itinerario ha già contemplato le slitte tirate dagli husky e il soggiorno in un ice hotel). Poi però mi sono trovato al limitare del parco nazionale Urho Kekkonen – patria di Santa Claus, secondo la cultura finnica – una vasta porzione di natura selvaggia protetta circa 1000 km a nord di Helsinki e a soli 40 km dal confine russo.
Pernottavo al Suomen Latu Kiilopää per poter fare una camminata intorno al Kiilopää – una delle alture più alte del parco (537 m) – il giorno seguente (anche se non sono riuscito a vedere Babbo Natale). E visto che diventa buio alle 2 del pomeriggio, ho imparato presto che svestirsi e immergersi nell’acqua ghiacciata è uno dei modi che hanno i finlandesi per trascorrere le serate invernali che durano così a lungo. Questi buchi in cui ci si tuffa sono detti avanto e si vedono nel ghiaccio e nella neve in tutta la Finlandia, laddove le condizioni lo consentono. Alcuni creati dall’uomo, altri naturali, c’è sempre gente pronta a immergersi in un avanto.
Questo è un paese in cui accettare gli estremi è impresso profondamente nel carattere nazionale e nelle sue tradizioni e io sono curioso quanto basta per avere il coraggio di provarci. Il rituale inizia in genere assimilando il caldo di una sauna a fumo alimentata da una stufa a legna. Segue il tuffo gelato – un tuffo molto veloce. Anche i coriacei finlandesi affrontano l’avanto per un massimo di un minuto o due alla volta prima che la temperatura corporea interna cominci a scendere in modo pericoloso. Eppure, combinate la sudata nella sauna con l’immersione nell’avanto e non solo sopravvivrete, ma dall’esperienza trarrete grandi benefici per la salute.

La sauna è sorprendentemente piacevole. Qui ha il vantaggio dell’atmosfera tipicamente finlandese e degli alti standard della sauna a fumo, dove il fumo che si alza dal fuoco, acceso con rami di betulla secchi, permea di aromi la cabina di legno. Il galateo della sauna, secondo i finlandesi, significa fare una doccia, svestirsi e sedersi in quieta contemplazione su una panca – nudi come neonati – in un vapore a 80°C finché il vostro corpo ne ha abbastanza, che sia dopo cinque minuti o 25 (il massimo).
Secondo i numerosi esperti che hanno pubblicato studi sull’esperienza della sauna, il corpo trae dal vapore molti benefici, tra cui l’eliminazione delle tossine e la pulizia della pelle. Io resisto 15 minuti: un punto in cui mi sento piacevolmente rilassato e probabilmente 10 minuti prima di collassare semi svenuto in una pozza di sudore. Fin qui tutto bene, penso, perché non finirla così, magari con una birra rinfrescante. Niente da fare.
Avidi di un piacere generato dalla pena, i finlandesi non si accontentano di un’attività estrema quando ce n’è un’altra, ancora più drastica, a disposizione. Indossato un costume da bagno e afferrato un asciugamano, esco nella veranda della sauna dove mi aspetta l’avanto. Per tutti i mesi di ognuno dei loro lunghi, lunghi inverni, che a queste latitudini così settentrionali durano da novembre ad aprile, i finlandesi si immergono regolarmente in queste piscine ghiacciate per sentire quella spinta al metabolismo, alla circolazione sanguigna, alla memoria e al livello di energia che una tale immersione può portare.
Il mio avanto è particolarmente attraente, anche per gli alti standard della Finlandia costellata di laghi, dove d’inverno ci sono migliaia di questi buchi nel ghiaccio. È illuminato da una fila di lucine sulla veranda e circondato da alberi con i rami piegati dalla neve che gli conferiscono un aspetto fiabesco. Se Santa Claus avesse un’inclinazione per un tuffo nel ghiaccio, sono certo che sarebbe in un posto simile a questo. Ma visto che fuori siamo ben al di sotto dello zero, in un paio di minuti il mio corpo sperimenta una caduta della temperatura di quasi 100°C. Sono preoccupato per la mia vita: lo confesso, sono molto indeciso. A peggiorare la situazione, non c’è nessun altro che salti dentro e mi incoraggi con grida del tipo: “Vieni anche tu”.

Me ne sto sull’orlo pensando che la mia reticenza in extremis è culturale e frutto di inesperienza. Se io fossi finlandese, penso, la considererei una normale attività decembrina. Mi concentro su un’immagine che ricordo di una vecchia signora che entra in un avanto con un sorriso beato: se lei può farcela, posso anch’io.
Apparentemente, proteggere il corpo vanifica lo scopo di immergersi nell’acqua fredda; chi si tuffa nell’avanto dovrebbe cercare a tutti i costi il contatto diretto della pelle con l’acqua gelida. Come tecnica per temporeggiare, comincio a rimuginare su tutte le banalità che so sull’avanto. Alla fine, pensando che entrare nell’acqua tramite la scala giustificherebbe solo la mia vigliaccheria, decido per una tattica diversa: salto.
Non c’è bisogno di dire che sento un freddo come non ho mai provato. Un freddo che fa formicolare la pelle. Un freddo ustionante. Un freddo così freddo che richiede uno spettro tutto nuovo di aggettivi per descriverlo. Ma più del freddo, quello che provo nell’istante in cui entro in acqua e nei momenti immediatamente successivi, è euforia. Non esiste un modo migliore per accostarsi alla natura artica. Rimango in acqua per pochi secondi, guardando verso la foresta di notte, imbaccuccata sotto la sua coperta bianca.
E quando il tempo è scaduto (30 secondi va bene per i principianti e anche i più temprati non stanno mai più di tre minuti) e torno all’asciutto, stranamente non sento sollievo. Sono un po’ triste di non essere rimasto nell’avanto un po’ di più. Sento che siamo stati in sintonia, quel buco di ghiaccio ed io. Privato per un attimo di tutto quello che mi vizia nella mia esistenza normale, vedo la natura intorno con occhi nuovi. Non è più quella massa scura e un po’ ultraterrena che mi appare dall’auto o dalla finestra del ristorante, perché mentre ero nell’acqua sono stato per un momento parte di potenti forze della natura antiche come il tempo – ed eterne.
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