Un bianco sogno cinese: sugli sci nel Changbaishan

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Gli sport della neve sono in pieno boom in Cina. Anche se sciare nelle sue stazioni sciistiche è un’esperienza unica, è il backcountry che renderà felici gli amanti della neve fresca. Siamo andati con il nostro autore Kade Krichko a vivere questo sogno in prima persona, ecco il suo racconto.

Changbaishan è un parco nazionale nel nord della Cina © HelloRF Zcool  / Shutterstock
Changbaishan è un parco nazionale nel nord della Cina © HelloRF Zcool / Shutterstock
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"Quindi... adesso siamo in Corea del Nord?”, chiede lo sciatore professionista Chad Sayers mentre batte il sentiero in salita. “Onestamente, ragazzi, non c’è modo di saperlo”, risponde la nostra guida Jeff Oliveira. A sole due ore di volo da Pechino, Changbaishan non potrebbe essere più diverso.

A differenza dei climi aridi più a sud, questo picco vulcanico si trova direttamente sulla traiettoria dei venti che dalla Siberia puntano sul Giappone e che da novembre a marzo riversano tonnellate di neve asciutta. Changbaishan è un parco nazionale molto frequentato durante l’estate, ma in una piccola area all’interno dei suoi confini, nota come il ‘Powder Paradise’, da una decina di anni una flotta di motoslitte trasporta gli sciatori e gli snowboarder più avventurosi della Cina su uno stretto fianco dell’esteso vulcano. Nel 2015, vicino al confine nordcoreano, qui hanno inaugurato il cat skiing, in cui un gatto delle nevi trasporta gli sciatori in cima alle discese.

Durante la mia visita, il confine è sepolto sotto più di due metri di neve. È difficile crederci, dopo una settimana passata nel caos creato da noi umani intorno ai comprensori di Chongli, ma eccoci qui, a 1200 km da Pechino, a prenderci la neve in faccia al confine tra Cina e Corea del Nord.

Changbaishan vale una visita anche in estate © 22January  / Shutterstock
Changbaishan vale una visita anche in estate © 22January / Shutterstock

Oliveira ha trascorso più di un decennio a esplorare le zone sciistiche della Cina, diventando il punto di riferimento degli occidentali per lo sci in Estremo Oriente. Ma ora si trova di fronte al fatto che l’unica vera barriera che segnala dove finisce la Corea del Nord è una staccionata e una pietra bianca di confine da qualche parte sotto i nostri piedi. È molto diverso dalle guardie armate e dalla zona demilitarizzata che vediamo in TV, e oggi non c’è un solo indizio che ci impedisca di sciare dall’altra parte e di finire sulle prime pagine dei giornali internazionali.

Grazie a un’eruzione nel 946 d.C., Changbaishan è oggi un atollo di vette adatte allo sci e una destinazione di sci backcountry di tutto rispetto. Nel suo cuore si trova un lago vulcanico blu scuro e, secondo una leggenda nordcoreana, la sua vetta più alta è il luogo di nascita del patriarca della dinastia dei Kim, Jong-il. Anche se abbiamo iniziato la nostra giornata in Cina, non siamo sicurissimi di non essere adesso dal suo lato della staccionata. Nonostante la vastità del suo terreno sciabile, il Powder Paradise si limita a poche piste battute e a un paio di conche in quota, cosa che il gestore del comprensorio ci assicura cambierà “con l’aumento della domanda”. Ma è probabile che passeranno anni, dato che lo sci d’avventura, e lo sci su neve fresca in generale, sono agli inizi in Cina. Per la maggior parte, gli sciatori rimangono sulle piste battute e in nessuno dei comprensori visitati durante il nostro viaggio esiste un controllo del rischio valanghe, e tanto meno sci fuoripista. 

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Dall’altra parte della valle, su un cocuzzolo di roccia magmatica, il comprensorio di Wanda Changbaishan è l’esatto contrario dello sci su selvaggi vulcani intoccati. Gestito da Wanda Group, una delle società immobiliari più grandi del mondo, il comprensorio si trova su una collinetta che altrove avrebbe pochi skilift per bambini, ma che qui invece vanta nove hotel (tra cui Holiday Inn, Hyatt e un Westin), uno ski village, un complesso termale e un parco acquatico indoor. In pochi anni, Wanda ha trasformato questa piccola comunità rurale in una frequentata destinazione in stile occidentale.

Justin Bieber esce dagli altoparlanti della seggiovia riscaldata a sei posti e il villaggio alla base offre KFC, McDonald’s e Pizza Hut. Wanda ha persino ristrutturato l’aeroporto per prepararsi al previsto flusso di appassionati di sport invernali provenienti da Pechino e Shanghai, aggiungendo una navetta diretta per le piste. Sciare al Wanda è l’usuale esperienza cinese sulla neve: scatti brevi e gelati che infiammano i muscoli e fanno scricchiolare le giunture e una serie di gobbe granulose. Mentre lo sci cinese inizia lentamente ad allargare i suoi orizzonti, stazioni sciistiche come Wanda e le piste delle Olimpiadi del 2022 nei dintorni di Chongli forniscono un bel ‘pacchetto sci’ che vende la visione del presidente Xi Jinping di un boom dello sci a livello nazionale. È il biglietto d’ingresso agli sport invernali, una fuga dallo stress della vita cittadina e della lunga settimana lavorativa e un passo avanti di una società che sta riscrivendo il copione della sua storia da zero.

Quando Beijing vinse la designazione a sede olimpica nel 2015, Jinping accompagnò la vittoria con un decreto, promettendo che la Cina avrebbe avuto 300 milioni di sportivi per l’inizio dei Giochi nel 2022. Anche se il numero preciso degli sciatori non è stato reso noto, il boom esiste eccome. Un paese che nel 1996 aveva 6 stazioni sciistiche oggi ne annovera 800, tra cui quella indoor di Wanda a Harbin, la più grande del genere al mondo, che offre ai propri clienti 365 giorni di neve l’anno. Se la crescita continua a un tale ritmo, è solo questione di tempo prima che la scena del freestyle e luoghi come Changbaishan sfidino i limiti di ciò che è possibile sulla neve. Sono pochi gli stranieri che si spingono nei luoghi più remoti, ma i cinesi hanno già cominciato la migrazione dallo snowpark al backcountry. Eppure, in una fredda giornata di marzo, è solo il nostro gruppo che, costeggiando le creste remote del Changbaishan, scende tra gli alberi nella neve profonda. Ogni curva a ventaglio ricorda l’Hokkaidō piuttosto che la neve dalla crosta gelata delle piste dei comprensori cinesi.

Sono pochi gli stranieri che si spingono nei luoghi più remoti della Cina per sciare  © YAO DEKANG  / Shutterstock
Sono pochi gli stranieri che si spingono nei luoghi più remoti della Cina per sciare © YAO DEKANG / Shutterstock
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Più in alto sul vulcano, una serie di dorsali a strapiombo si getta nel cratere – pareti esposte di 460 metri che sembrano fatte per appariscenti poster da dormitori – ma il vento e un manto nevoso instabile ci costringono a spostarci su un terreno più sicuro. Mentre andiamo con le pelli di foca lungo il confine sepolto, i passi diventano più calcolati. Da un lato della cresta ci attirano le discese in picchiata e le conche infinite; dall’altro veniamo tentati da 365 m di un ripido ombreggiato dalle betulle. Per metà affascinati e per metà terrorizzati, optiamo per la linea che ritorna verso Powder Paradise.

Dopo pochi minuti passati a mangiucchiare tortini di riso al gusto di pesce e a sistemare gli zaini, gettiamo un ultimo sguardo alle nostre spalle e ci buttiamo giù nella foresta, tornando in Cina e al rassicurante suono attutito dei nostri sci sulla neve fresca. Immersi nel canalone che scende dal versante nord, disegniamo scintillanti ventagli di neve nel sole di metà pomeriggio. Betulle basse gettano ombre contorte sul pendio, l’unica macchia in un ininterrotto ammasso di neve fresca. Il nostro timore di multe e carcere per aver sciato fuori dai confini svaniscono con un bel ‘cinque’ del sorridente autista della motoslitta che ci ha osservato da sotto. Siamo i primi che abbia mai visto ‘sciare gli alberi’, ma noi siamo certi che le nostre tracce non saranno le ultime.

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