La corsa fantasma nella Waihi Gorge

Ho corso ovunque in Nuova Zelanda, ma solo una volta ho avuto bisogno della torcia frontale anche di giorno: ero nella Waihi Gorge, nell’Isola del Nord. Abbarbicato ai fianchi di una vertiginosa fenditura nella terra, il sentiero attraversa una rete di gallerie scavate all’epoca della corsa all’oro. Le miniere si possono esplorare grazie a un sinuoso circuito di 6 miglia (10 km) che abbraccia un formidabile canyon imbevuto di storia. La prospettiva di un simile paesaggio ha fatto di questa corsa una delle mie avventure preferite. 

Nella Waihi Gorge vi infilerete tra i sentieri nati all’epoca della corsa all’oro © Joppi
Nella Waihi Gorge vi infilerete tra i sentieri nati all’epoca della corsa all’oro © Joppi
Pubblicità

La città di Waihi si trova due ore d’auto a sud di Auckland ed è facilmente accessibile da Rotorua e da Taupo. Nel 1800 in queste terre fu scoperto l’oro e nel 1908 Waihi era la città neozelandese in più rapida crescita. Per la gioia dei trail runner e degli escursionisti che frequentano la regione, fu lo stesso sconvolgimento geologico che portò i minerali preziosi verso gli strati superficiali della terra a creare il superlativo mosaico di gole e di montagne che si può ammirare oggi. La maggior parte dei visitatori si accontenta di quattro passi lungo i sentieri intorno al parcheggio. Ma per toccare con mano la storia occorre andare oltre i pannelli esplicativi e magari fare conoscenza con chi risiedeva nella gola. Ci fu un tempo in cui queste forre offrivano un tetto e un reddito a più di 2000 persone, stipate in precari edifici disordinatamente appollaiati sulle pareti rocciose. Oggi più nessuno vive qui e il silenzio che regna è inquietante. 

Nel tempo, Waihi ha conservato la sua vivacità e oggi offre una vasta scelta di alloggi, anche se io considero casa il campeggio del Department of Conservation presso il Dickey’s Flat. Qui mi concedo una prima colazione senza fretta nel caldo sole primaverile, poi indosso scarpe da running e zaino e parto. 

Le prime centinaia di metri mi servono per scaldarmi. Rimbalzo sul primo dei tanti ponti sospesi dove si procede solo in fila indiana. Davanti a me, il Crown Track appare e scompare tra spicchi di foresta umida e piccole radure d’erba e lino. È un sentiero ampio, pianeggiante e ben livellato, e tutto mi sembra andare alla perfezione mentre corro lungo il Waitawheta River. 

Sole e cinguettii scompaiono non appena il tracciato si alza sopra il fiume, ora diventato un torrente profondo e tumultuoso. Il suolo è disseminato di attrezzi e macchinari abbandonati ormai da un secolo. Una rampa di scale mi allontana ancor più dal fiume e alla prima galleria la mia euforia cresce: mi trovo all’inizio della Windows Walk. 

L’ingresso di una vecchia miniera d’oro © Jef Wodniack
L’ingresso di una vecchia miniera d’oro © Jef Wodniack

Indosso la torcia frontale e mi addentro con cautela nella penombra. Che uomini quei minatori! Gente che scavava nelle pareti umide per 16 ore al giorno, avanzando un centimetro dopo l’altro nella pancia della montagna in cerca di un luccichio nella nuda roccia. Si dice che per sottrarsi a questo inferno i più disperati si recidessero i pollici per essere sollevati dall’incarico; oggi queste reliquie sono esposte al Waihi Museum. 

I sassi sul pavimento della galleria mi rallentano, sto iniziando a tremare dal freddo, ma scorgo lame di luce naturale attraverso la prima finestra. Appoggiata al davanzale nella roccia guardo in basso verso l’impetuoso Waitawheta. Proseguo, superando nuove finestre prima di sbucare alla luce del sole e riprendere la corsa. Seguono altre gallerie, più brevi, dove posso fare a meno della torcia frontale, orientandomi nel buio. Mentre corro con prudenza lungo una tranvia in disuso, vedo un vagone abbandonato, il soggetto ideale per uno scatto. 

Una breve rampa di scale mi conduce di colpo a un’ampia radura dove lo scenario è formidabile: mi trovo alla confluenza degli impetuosi fiumi Waitawheta e Ohinemuri, a tre miglia dalla partenza, nel punto culminante del circuito. Fin qui il percorso non è stato faticoso, ma ora devo decidere se risalire l’argine destro dell’Ohinemuri o seguire la Karangahake Historic Walkway, che si estende per quattro miglia oltre le Owharoa Falls fino al rudere della Victoria Battery. In alternativa, poche centinaia di metri lungo la Walkway, una galleria ferroviaria in disuso e un ponte a travi reticolari rendono più divertente un normale percorso circolare. 

Pubblicità
La Karangahake Historic Walkway si estende per quattro miglia oltre le Owharoa Falls fino al rudere della Victoria Battery ©John Bentley/Alamy Stock
La Karangahake Historic Walkway si estende per quattro miglia oltre le Owharoa Falls fino al rudere della Victoria Battery ©John Bentley/Alamy Stock

Oggi però ho voglia di alberi e decido di seguire il fianco occidentale della gola; mi aspetta un’esperienza ben diversa dalla facile corsetta mattutina. Mi faccio forza in vista della salita lungo la Scotsman’s Gully e la sua umida vegetazione. County Road s’inerpica lungo la Karangahake Mountain. Penso a quando, nel XIX secolo, le Kaimai Ranges venivano disboscate per il legno dei kauri, giganti secolari in grado di raggiungere circonferenze fino a 5 m di diametro. 

Dal fondo in ghiaia mi ritrovo su uno stretto sentiero nella foresta. Abbonda la felce argentata, famosa nel mondo come emblema della nazionale di rugby neozelandese degli All Black. Proseguo intorno alla parete della Karangahake Mountain e sbircio oltre lo strapiombo roccioso verso il fondo del canyon. Lungo questo tratto la corsa è scorrevole e lineare, nonostante il dislivello notevole. 

Nella foresta abbonda la felce argentata © Fotos593
Nella foresta abbonda la felce argentata © Fotos593
Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Al bivio finale sento di nuovo l’euforia. Il tracciato principale prosegue in direzione della cima della montagna, ma io piego a sinistra verso il saliscendi chiamato ‘Dubbo’s’. Il Dubbo 96 Track è un single track ripido dal fondo soffice. Sfreccio in discesa confidando di trovare un appoggio solido a ogni passo. Gli alti boschi di latifoglie e i podocarpi filtrano la luce del sole, creando un’atmosfera di squisito mistero. 

Approdo a un limpido torrente. Il sentiero s’impenna oltre una piccola cresta che mi sgretola i quadricipiti, poi rientra sull’ampio e soleggiato Crown Track, dove è cominciata l’avventura. Nel tratto finale che spiana verso il Dickey’s Flat rallento e mi fermo sull’ultimo ponte a osservare il lento scorrere del fiume. Mi chiedo se anche i minatori e i taglialegna si prendessero questa pausa sulla via del ritorno dopo una sfiancante giornata di lavoro, rapiti dalla maestosità del Karangahake. Mi piace pensare di sì. 

Pubblicato nel

Destinazioni in questo articolo:

Nuova Zelanda
Condividi questo articolo
Pubblicità