Yamadera, mille gradini e i versi di un haiku
Negli anni Novanta il Ministero dell’ambiente giapponese stilò una lista di cento «paesaggi sonori» del Giappone: selezionati tra più di settecento proposte, sono i suoni che meglio raccontano l’identità culturale del Paese. Nella lista ci sono anche le cicale di Yamadera, chiassosissimi insetti che accompagnano la salita a questo suggestivo tempio buddista noto anche come Risshaku-ji e non molto distante dalla città di Sendai, 300 km a nord di Tokyo. Non che siano insolite, intendiamoci: chiunque abbia viaggiato in Giappone in estate ha ascoltato fino allo sfinimento il frinire costante delle oltre trenta specie diffuse in tutto l'arcipelago, persino nelle metropoli. Le cicale di Yamadera, però, sono diventate letteratura, rese immortali dagli haiku del leggendario poeta errante Bashō Matsuo.

Sulle orme di Bashō, poeta viaggiatore
Difficile averne sentito parlare in questa parte di mondo, ma Bashō è stato un impareggiabile maestro di haiku (componimenti poetici di tre versi da 5, 7 e 5 sillabe) e haibun (brevi componimenti che combinano prosa e verso) - per intenderci, al pari di ciò che William Shakespeare è stato per la letteratura inglese. Vissuto nel periodo Edo tra il 1644 e il 1694, figlio di un samurai, Bashō divenne prima un monaco zen, poi un poeta errante. Una delle sue opere più famose, considerata un classico della letteratura giapponese, si chiama Oku no Hosomichi, Lo stretto sentiero verso il profondo nord, ed è un diario in versi che racconta il lungo viaggio che Bashō e il suo apprendista Sora fecero nel 1689 verso il Giappone settentrionale. Un viaggio che toccò molti luoghi, ma di cui Yamadera è diventato il simbolo per eccellenza. Visitare questa località, allora, è in qualche modo lo spunto per ripercorrere le orme del poeta viaggiatore.

Seguiamo questa suggestione letteraria. Per il viaggiatore moderno lo «stretto sentiero verso nord» può comodamente iniziare da Sendai, la più grande città dello Honshu settentrionale (a circa 90 minuti di Shinkansen da Tokyo), la cui fondazione è legata al leggendario signore dei samurai Date Masamune, feroce e abile guerriero che, avendo perso un occhio in giovane età a causa del vaiolo, venne soprannominato “drago con un occhio solo”. Da Sendai ci vogliono 65 minuti di treno per raggiungere Yamadera. Guardando fuori dal finestrino (non perdetevi la suggestiva visione del Sendai Kannon, colossale statua buddista alta cento metri e ben visibile anche a distanza), è evidente che il paesaggio urbano, allontanandosi dalla costa, lascia via via il passo all’entroterra montuoso, con le sue gole rocciose e i boschi ombrosi. Arrivati alla piccola stazione di Yamadera, la vera meta del viaggio si palesa subito: davanti agli occhi si staglia una piccola montagna coperta di vegetazione tra la quale spunta, inconfondibile, il profilo del Risshaku-ji. Fondato nell’860 e meta di pellegrinaggio da secoli, per arrivare alla sommità di questo tempio buddista bisogna salire 1015 gradini in un bosco «di pini e querce secolari», scrisse Bashō, tra statue e lanterne di pietra, dove «il terreno pietroso, coperto di muschio vellutato, ha il colore dell’eternità».

Per ritrovare almeno una parte delle atmosfere che Bashō e Sora incontrarono durante il loro viaggio a piedi bisogna organizzare la visita con attenzione, ovvero molto presto al mattino o nel tardo pomeriggio, evitando le ore più affollate. L’escursione inizia a pochi minuti a piedi dalla stazione di Yamadera e passa, oltre che da due statue commemorative di Bashō e Sora, dal padiglione principale del tempio, che si ritiene possa essere la più antica costruzione in legno di faggio di tutto il Giappone, dalla porta di Niomon e da una decina di edifici che compongono il tempio superiore, immersi nella vegetazione, sovrastati da particolari formazioni rocciose e affacciati sull’ampia vallata sottostante – una vista panoramica che si gode soprattutto dal ponte di osservazione Godaido. Gradino dopo gradino, ascoltando l’immancabile rumore di fondo delle cicale, ripensate all’haiku più celebre di Bashō, ispirato proprio da questo luogo: una tale quiete / grida di cicale / affondano nelle rocce.

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Gita in giornata: cosa fare a Yamadera
L’escursione al tempio è il motivo principale per cui i viaggiatori arrivano nella cittadina. È consigliabile una visita in giornata da Sendai: la città di Yamadera è piccola e, specialmente nei dintorni della stazione, è composta per lo più da locali per turisti che chiudono nel pomeriggio, quando la folla si dilegua. Se l’ispirazione letteraria del viaggio vi affascina, nella zona della stazione c’è anche il Museo commemorativo di Bashō a Yamadera che racconta in modo più approfondito la vita del poeta errante e il suo viaggio in queste zone. Se preferite immergervi ancora nella natura, invece, poco più avanti rispetto all’inizio del sentiero che porta al tempio di Risshaku-ji si trova un altro sentiero ad anello (meno frequentato del precedente) che conduce alle rovine note come Tarumizu Iseki. Si ritiene che, prima della fondazione del tempio di Yamadera, questo luogo ospitasse riti religiosi e asceti. Il punto più suggestivo è sicuramente una cavità di roccia, puntellata da buchi, con un torii di legno – la “porta” che nello shintoismo dà accesso a un’area sacra.