Dot painting: come vivere l’Australia attraverso l’arte aborigena
Dopo un anno di lockdown siamo diventati scettici verso le esperienze da fare online: pensare di stare chiusi in casa invece che godersi il momento all’aria aperta ha tutti i limiti che ben conosciamo. Eppure, a volte questa modalità offre l’opportunità di accedere a mondi così lontani che, diciamoci la verità, anche prima non saremmo riusciti così facilmente a scoprire. Uno di questi è la cultura aborigena australiana. E in attesa di poter fare un viaggio dall’altro capo del mondo, partecipare a un workshop di dot painting con dei veri maestri aborigeni è un’attività che vi sorprenderà e sbaraglierà la vostra percezione dell’online.
Non si tratta di esperienze in VR o di tecnologie super avanzate, ma proprio il contrario. L’organizzazione no-profit Maruku Arts ha pensato proprio a tutto. Dopo aver ricevuto a casa un pacchetto con tutto il necessario, dai colori al bastoncino per fare i puntini che caratterizzano l’arte aborigena, inizierete sicuramente a studiare i simboli: sono loro la chiave dell’arte aborigena. Ogni segno ha un significato e dovrete scegliere quelli che meglio sapranno raccontare la vostra storia.
Prima di diventare una vera e propria forma d’arte, infatti, questi simboli erano parte della tradizione e venivano tracciati sulla sabbia per raccontare i miti della creazione o per disegnare mappe dell’area in cui ci si trovava o in cui ci si doveva recare.
Per più di 50.000 anni, i nativi dell’Australia hanno mantenuto vive le storie dei loro antenati attraverso diversi metodi, tra cui la pittura rupestre. Secondo gli antropologi è la più antica tradizione artistica del mondo. Affinché i non appartenenti alle tribù non potessero vedere simboli sacri e conoscenze segrete, gli artisti rappresentavano spesso opere effimere nella sabbia o su parti del corpo. Per molti, lo stile del dot painting può essere sinonimo di arte aborigena. Le origini di questa tecnica vengono spesso associate all’artista Geoffrey Bardon, che insegnò ai bambini aborigeni questa tecnica nell’insediamento di Papunya nell’outback negli anni ’70. Bardon ha incoraggiato i suoi allievi a dipingere un murales che mostrasse i loro sogni. Il risultato è stato straordinario e ha motivato anche la comunità aborigena adulta a dipingere. Per proteggere la loro tradizione della simbologia storica dagli estranei della comunità aborigena, gli artisti hanno astratto i loro simboli sacri attraverso questi puntini in modo che solo la loro comunità potesse capirli. Il cosiddetto Dot Painting è anche oggi conosciuto come Papunya Tula Art Movement. All’inizio i dipinti non erano destinati alla vendita, ma oggi le opere sono ambiti oggetti da collezione.
L’artista che guida l’esperienza, nel nostro caso, è Joanne Cooley che ha imparato la sua arte dai genitori, provenienti dai territori di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara, attraverso il Tjukurpa, una tradizione millenaria di racconti che contengono verità, misticismo e un insieme di regole per governare la vita quotidiana. Ammirare la sua performance mentre, seduta nella sabbia, traduce in puntini l’essenza della sua terra è un’esperienza unica, che cozza con la difficoltà che incontriamo nel riprodurre gli stessi movimenti con altrettanta semplicità. Joanne ci suggerisce di usare il bianco per la neve che immagina attorno a noi, dimostrando quanto questa tecnica sia per lei innata, mentre noi lottiamo con i rossi e i gialli che avevamo immaginato sognando i deserti d’Australia. Spoiler alert: il risultato finale non sarà artisticamente soddisfacente come quello di Joanne, ma la pratica vi guiderà tra ricordi che avevate lasciato da parte, tra le strade della vostra storia personale e, a prescindere da come deciderà di esprimersi sul foglio, lascerà una traccia dentro di voi, così come avrebbe fatto nella sabbia rossa del Northern Territory.
Discover aboriginal experiences
Secondo l’International Visitor Survey di Tourism Research Australia nel 2019, circa 1,4 milioni di visitatori internazionali in Australia hanno partecipato a esperienze indigene. Dal 2010 questo numero è aumentato di circa il 6% ogni anno. Per le comunità della First Nation People of Australia, il turismo può essere un potente motore per un positivo approfondimento e per la protezione della cultura autoctona. Il patrimonio culturale aborigeno australiano è unico al mondo. Dal 2018 è nata la "Discover Aborignal Experiences Australia", un collettivo che avvicina i visitatori alla più antica cultura esistente al mondo attraverso approfondimenti sulle loro tradizioni, i loro costumi e la loro straordinaria connessione spirituale con la natura. L’organizzazione no-profit Maruku Arts è una di queste. I tour e i laboratori sono guidati da veri aborigeni che condividono le loro esperienze personali e le loro storie, offrendo ai viaggiatori la possibilità di scoprire un’autentica storia australiana.
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35 anni fa i membri della tribù Anangu si sono riuniti e hanno fondato l’organizzazione no-profit Maruku Arts. Circa 900 artisti aborigeni provenienti da oltre 20 remote comunità del deserto ora appartengono all’organizzazione, che contribuisce alla conservazione della cultura indigena e allo stesso tempo crea posti di lavoro per gli indigeni. La galleria nel centro culturale del Parco Nazionale Uluru Kata Tjuta è la loro vetrina in grande stile dove i visitatori possono acquistare dipinti e sculture in legno. L’esperienza online al momento può essere richiesta per gruppi.
Cose che non sapete sulla cultura aborigena
• Gli aborigeni furono tra i primi astronomi al mondo: usarono le stelle per prevedere i cambiamenti nelle stagioni e i relativi effetti sulle coltivazioni
• Adattati al ritmo della natura, gli indigeni dell’Australia individuano tra le 6 e le 13 stagioni differenti, a seconda della posizione geografica e in base ai cambiamenti della natura nell’interazione con gli animali
• La cura della terra aborigena è uno dei più antichi sistemi di sostenibilità al mondo. Tutto in esso è visto come essere vivente al nostro pari
• Ogni anno circa 600 nuove aziende vengono fondate dagli aborigeni - queste non solo creano nuovi posti di lavoro, ma rafforzano anche la cultura indigena e reinvestono nelle loro comunità