Stessa spiaggia, stesso mare: le isole che il tempo non riesce a scalfire

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Isola, terra racchiusa dal mare per etimologia, esilio naturale di ecosistemi e culture ataviche di cui ancora oggi possiamo intuire i contorni. La globalizzazione e il turismo di massa hanno risparmiato alcuni angoli di mondo, affioranti dagli oceani, che oggi si presentano pressoché vergini. Paradisi da preservare, responsabilmente.

Nalunega, a San Blas, Panama ©Westend61/Getty Images
Nalunega, a San Blas, Panama ©Westend61/Getty Images
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San Blas (Panama)

Sbarcando ad Acuadup su un monoelica da una dozzina di posti potreste accorgervi di essere gli unici non residenti sull’isola. C’è un motivo: anche se è abbastanza facile raggiungere l'arcipelago di San Blas, in catamarano da Cartagena o facendo island hopping in barca a vela, le 378 isole poche miglia al largo di Panama hanno un custode molto severo: il popolo Kuna, che le difende da mezzo millennio dal turismo di massa. Il reef di queste incantevoli isole coralline è un caleidoscopio di flora e fauna sottomarina e le spiagge rasentano il cliché della cartolina. Sull’isola di Uaguinega verrete accolti dalla popolazione locale che gestisce un piccolo lodge molto semplice. Con un po’ di fortuna troverete una sistemazione in una capanna sull’isola (dal nome quasi impronunciabile) Narasgandub Dummad, nota anche come Big Orange Island. Se viaggiate col naso all'ingiù, da Panama City potete raggiungere Cayos Holandeses, un gruppetto di isole disabitate dai fondali spettacolari, perfetti per lo snorkelling e le immersioni.

Aldabra (Seychelles)

Il secondo atollo corallino più grande del mondo è l'habitat di giganti preistorici e fossili viventi. Aldabra, per molto tempo irraggiungibile, è tra i paradisi della biodiversità preferiti da Jacques Cousteau, che lo definì un luogo unico al mondo per la sua fauna endemica. Le sue lagune incorniciate dalle rocce granitiche arrotondate, tipiche delle Seychelles, sono abitate dalle tartarughe giganti e dal Dryolimnas, l'ultimo uccello che non sa volare e si è evoluto qui, lontano da tutto. Patrimonio UNESCO, il fatto di essere completamente disabitato dagli umani e senza strutture ricettive turistiche ha preservato la sua verginità. Potete raggiungerlo da Mahe, previo permesso della Seychelles Island Foundation.

Il villaggio arroccato di Hora, in cima alla montagna, Anafi, Grecia ©Mark Read/Lonely Planet
Il villaggio arroccato di Hora, in cima alla montagna, Anafi, Grecia ©Mark Read/Lonely Planet
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Anafi (Grecia)

L’isola senza serpenti, da cui deriva il nome di questa isoletta delle Cicladi, secondo il mito è stata l’approdo sicuro degli Argonauti, dirottati qui dal dio Apollo durante una tempesta. Nel Quattrocento Anafi è stata di proprietà di una famiglia veneziana e ai primi del Novecento ha ospitato malavitosi e detenuti, mandati in esilio in questo piccolo paradiso. Ci arrivate in circa un’ora e mezza di navigazione da Santorini e potete visitarla in giornata: sbarcando ad Agios Nikolaos avrete subito una splendida vista sulla sua polis Chora. Le spiagge più stupefacenti sono la baia di Agios Georgios nella zona nord-est, le spiagge della costa sud frequentata dagli amanti del naturismo, Roukounas dall’anima hippie e la spiaggia di Agios Anargyri dalla sabbia rossa.

Rock Islands (Isole Caroline)

La Micronesia, nell'Oceano Pacifico, vanta la maggior concentrazione di isole immuni allo scorrere del tempo, complice l'isolamento e una società tribale che ancora oggi vive di ciò che offre la natura. Le Isole Caroline, tra tutte, sono riuscite a mantenere salda la propria identità nonostante il colonialismo di portoghesi, spagnoli, tedeschi, giapponesi e americani. Oggi sono l'emblema dell'ecoturismo più radicale: Palau è tra i primi stati al mondo ad aver bandito i sacchetti di plastica e ad aver vietato l'introduzione di creme solari, che aggrediscono i coralli e ne causano lo sbiancamento. Lasciatevi conquistare dalla sua foresta fittissima e dalla sua coscienza green.

L'incredibile barriera corallina delle isole Similan, in Thailandia ©papi8888/Shutterstock
L'incredibile barriera corallina delle isole Similan, in Thailandia ©papi8888/Shutterstock
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Isole Similan (Thailandia)

Nel mare delle Andamane si trova l'arcipelago delle isole Similan. In malese significa 9, ma oggi sono diventate 11 (Ko Bon e Tachai sono state aggiunte al parco nazionale nel 1998). Potrete visitarne solamente alcune: le isole 1 e 2 sono dedicate alla riproduzione delle tartarughe e alla conservazione della barriera corallina, mentre la 3 è di proprietà della principessa thailandese Ubolratana Rajakanya. L'unico periodo consentito per visitarle va da ottobre a maggio. Tutte queste restrizioni servono a preservarne l'ecosistema: la loro vicinanza alla costa le rende una meta turistica gettonatissima e ogni giorno da Phuket e Khao Lak sbarcano orde di turisti mordi e fuggi, desiderosi di catturarne la bellezza in giornata. Se avete il tempo dalla vostra parte fate base qualche giorno a Khao Lak e dirigetevi a visitare anche le isole Surin, poco più a nord.

Tetepare (Isole Salomone)

Quando sognate di scappare su un'isola deserta immaginatevi questa isola incastonata nel Sud Pacifico, ricoperta dalla foresta pluviale e lambita dalla barriera corallina. L'unica opzione che avete per soggiornare sull'isola è accomodarvi in una tipica capanna di foglie, senza acqua (a esclusione di quella piovana) né elettricità. In compenso troverete un bel letto con la zanzariera e vi addormenterete nel piacevole frastuono notturno della foresta, un concerto di fruscii, sciabordii e versi prodotti dalla fauna ricchissima che ha trovato qui il suo eden, tra cui i granchi del cocco e il dugonghi. Qui troverete il contatto vero con la natura meno addomesticata, agli antipodi da casa e dalle vostre abitudini.

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