L’isola di Salina: un paradiso di sole, capperi e malvasia
La chiamano il giardino dell’Eolie, perché è proprio un piccolo eden dai colori verde e blu cobalto. Salina è l’isola da non perdere se il vostro cuore è in cerca di un turismo green, sostenibile e rispettoso delle tradizioni eoliane.

Salina, cosa vedere: un paradiso di molti colori
Benvenuti a quella che i greci chiamavano Dydime, l’isola delle montagne gemelle. Salina è la seconda, per grandezza, delle isole Eolie, ed è dominata dall’inconfondibile profilo dei suoi due vulcani estinti, il Monte Fossa delle Felci e il Monte dei Porri. Da qualche tempo, grazie alla sua folta vegetazione, ai suoi profumi, alle camminate, e certo anche all’incredibile azzurro delle sue acque, ha attratto le persone che amano vivere lentamente, e non solo d’estate. Non tanto un luogo da mordi e fuggi, ma un posto che aspira a entrare nel cuore del visitatore con la sua autenticità.

Cosa fare a Salina
Santa Marina Salina è un paese di case imbiancate a calce, tutte strette le une contro le altre lungo il fianco della collina. Essendo anche il porto più importante dell’isola, è considerato il punto base più comodo per partire all’esplorazione di questa terra.
Su una ripidissima cresta rocciosa a pochi minuti da Santa Maria di Salina si trova un interessante agglomerato preistorico, il Villaggio preistorico di Portella. Scoperto nel 1954, sono stati ritrovati i resti di 23 capanne a pianta ovale o circolare, con al loro interno molti manufatti pregiati. Il villaggio pare fosse stato abbandonato in seguito a un’eruzione vulcanica tra il XV e il XIII secolo a.C.
Malfa, con la sua piazza principale, la chiesa e una vita sociale che rispecchia l’atmosfera dell’intera isola (la quiete prima di tutto) è quasi una cittadina. Più che verso il mare, vien voglia di prendere uno di quei viottoli dalla forte pendenza che si diramano lungo le pendici della collina, e perdersi tra gli ulivi e le ginestre per un po’. Tra le cose che non ti aspetti, ma che valgono ben più di uno sguardo, ci sono la biblioteca e il Museo eoliano dell’emigrazione: vi sono esposti oggetti personali di chi è partito ed è tornato, lettere, fotografie, documenti e altri cimeli che illustrano una diaspora di eoliani che ebbe il suo culmine tra la fine dell’Ottocento e la metà del secolo scorso.
Pollara è una piccola chicca, così suggestivamente posizionata tra il mare e le ripide pendici del cratere di un vulcano estinto, all’estremità occidentale di Salina. È il borgo immortalato nel film Il postino di Massimo Troisi e passeggiare tra i suoi vicoli inebriati dai profumi di ginestra e rosmarino è cosa di rara piacevolezza. Da vedere, anche, la chiesa di Sant’Onofrio (probabilmente la più bella dell’isola) e le Balate, dei ricoveri per le barche scavati dai pescatori nella scogliera, a cui si accede con una ripida scalinata. Due brevi consigli pratici per quest’ultime: far iniziare presto la giornata e calzare sandali chiusi, il fondo di roccia e sassolini può essere insidioso. L’acqua è così cristallina che trattenersi dal fare un tuffo è quasi impossibile.

Le spiagge più belle di Salina
Tra quelle più note c’è la Spiaggia dello Scario, a cinque minuti dal centro di Malfa. Una volta giunti a livello dell’azzurrissimo mare, vedrete aprirsi un’ampia insenatura di sassi chiari e levigati; questi ultimi non sono comodi, per questo è consigliato portarsi (o noleggiare) un materassino gonfiabile. La spiaggia che inizia a nord di Lingua si chiama invece Punta brigantino ed è una lunga striscia di sabbia (in piccolo tratto) sabbia e sassi che si spinge fino alle spalle del laghetto, dalla parte opposta di Lingua.
Punta Barone si trova a nord di Santa Marina Salina, e la potremmo considerare “la spiaggia dei locali”, piuttosto frequentata dagli abitanti dell’isola (perché solitamente non presa d’assalto dai turisti). È una spiaggia di sassi e renella, scura e piuttosto lunga, con alcuni frangiflutti a proteggere il litorale dalle onde, ben visibili nei giorni di mare mosso.
La spiaggia di Rinella è l’unica spiaggia di sabbia (nerissima) dell’isola, ai piedi di un affascinante villaggio marinaresco. Spostatevi verso nord se cercate un po’ di tranquillità, la parte più vicina al paese è quella dove si concentra la maggior parte dei bagnanti. Qui si possono anche noleggiare ombrelloni, materassini e attrezzatura per una piacevole giornata marittima.
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La salita verso il paradiso: il monte Fossa delle felci
Oltre alle giornate in riva al mare, l’isola offre molti itinerari naturalistici ideali per ammirare la ricchezza e la varietà del paesaggio, dal mare alla montagna in pochi chilometri, attraversando boschi (per lo più pini e castagni) e vigne di Corinto rosso, l’antico vitigno dal quale si produce il celebre vino liquoroso dell’isola.
La vetta più alta di Salina (e di tutte le Eolie) è il monte Fossa delle felci, la cui cima sfiora i mille metri. Il sentiero più breve per raggiungere la cima – un paio d’ore abbondanti, con una discreta pendenza – è quello che parte dalla frazione di Valdichiesa, nella valle che separa i due vulcani dell’isola, in prossimità del Santuario della Madonna del Terzito, che risale al XIX secolo. Ci si arriva anche con i mezzi pubblici: prendete l’autobus da Santa Marina Salina a Malfa, poi una corsa diretta a Rinella, che ferma a Valdichiesa (meglio in ogni caso chiedere all’autista che vi indicherà precisamente dove scendere).
Il sentiero del Brigantino, invece, parte da Lingua e si snoda lungo una mulattiera circondata da olivi, onnipresenti capperi e tante erbe aromatiche. Porta sempre in vetta al Fossa delle felci ma è un percorso alla portata di tutti e termina con un belvedere affacciato su Panarea, Lipari e Vulcano che rimette tutti i chakra al proprio posto.

Cosa mangiare a Salina: capperi e malvasia
Le specialità di Salina sono i grossi capperi succosi, onnipresenti nei menu dei locali dell’isola e presidio Slow food. Sono piante poco esigenti, che si adattano a vivere nelle fessure dei muri o della roccia, preferibilmente esposta a mezzogiorno. Dopo la raccolta, vengono stesi a maturare su sacchi di iuta in un ambiente fresco, e successivamente salati.
L’altro prodotto simbolo dell’enogastronomia eoliana è la malvasia, un vino dolce molto particolare, dal colore ambrato o dorato, che secondo alcuni ha un sapore simile al miele. Questo nettare viene solitamente bevuto come vino da meditazione, abbinato a formaggi o biscottini a base di mandorle. A Santa Marina c’è un museo dedicato alla malvasia, il museo del vino.
Il pane cunzato è un disco di pane farcito con tutti i sapori delle Eolie, dai pomodori ai capperi. Ne potete fare ottima esperienza in posti come Da Alfredo (una delle soste più in di Lingua), mentre sempre a Lingua, affacciato sul Lungomare, vi aspetta un ristorantino di pesce chiamato a’ Cannata, piatti semplici ma con tutto il gusto del mare locale, serviti in una terrazza da cui si osservano le onde.
Infine: il Signum, tappa obbligata per i viaggiatori gourmet
La locuzione “vale il viaggio” (seppure un po’ abusata) cade a pennello per l’Hotel Signum di Malfa. Il suo ristorante si è guadagnato anni orsono la stella Michelin e la giovane chef, la talentuosa Martina Caruso, è un astro nascente della cucina italiana. I menu partono da 120 euro e sono davvero a km zero: pesce delle acque cristalline attorno all’isola, verdure dell’orto della chef, il tutto esaltato in un sapiente lavoro di recupero dei sapori antichi e di sperimentazione. Ah, l’hotel dispone anche di una meravigliosa spa, dotata di bagno turco e vasche d’acqua termale, dove rinfrancarsi dopo le fatiche della spiaggia.