Romantische Strasse: 460 chilometri di puro romanticismo
La scintilla è scoccata non appena Andrea Schulte-Peevers si è messa in viaggio lungo la Romantische Strasse tedesca, toccando villaggi fiabeschi, paesaggi bucolici e maestosi castelli. Seguitela tra i tornanti e le foreste della Baviera per prendere spunto e organizzare il vostro itinerario romantico in Germania.

La luna è alta nel cielo quando la pesante porta di quercia di un’antica taverna si chiude alle mie spalle. Con il palato ancora stuzzicato dalla fresca mineralità di un Sylvaner, mi avventuro senza meta lungo vicoli a ciottoli lucidati da secoli di zoccoli di cavalli e cuoio di scarpe. I lampioni a gas illuminano le case a graticcio, ornate da vasi di fiori che traboccano di gerani rossi. Il municipio, abbellito da una torre centrale, veglia sulla silenziosa piazza del mercato in tutto il suo splendore gotico.
Sono a Rothenburg ob der Tauber, ‘capitale’ della Strada romantica, un nastro lungo 460 km di tesori culturali, naturali e storici che serpeggia dai vigneti di Würzburg fino a Füssen, nelle colline pedemontane delle Alpi bavaresi. Di giorno, le orde di gitanti fanno sembrare questa cittadina con case che sembrano fatte di marzapane un parco a tema medievale. Ma la sera, avvolta nel silenzio, Rothenburg rende giustizia al nome di questa strada.
Nel 1950, nel tentativo di ripulire la propria immagine internazionale compromessa dal nazismo e dalla guerra, la Germania ‘inventò’ questa Strada romantica, che comprende una sequenza di strade nazionali e secondarie che si snodano tra un mosaico di colline ricoperte di vigne, pascoli screziati di sole, valli solcate da fiumi, prati fioriti e foreste stile Hänsel e Gretel. Un itinerario scorrevole che collega borghi storici, castelli, chiese, monumenti, abbazie e residenze signorili.
I primi a rimanere colpiti da questo concentrato di bellezze furono i soldati americani delle truppe d’occupazione nella Germania postbellica: oggi la Strada romantica pullula di milioni di turisti da ogni angolo del globo, dalla Cina al Cile. Ciò nonostante, vale la pena lasciarsi convincere da quest’invenzione di marketing. Io lo posso testimoniare.

Inizio la mia avventura in un mite martedì di maggio, inaugurando la mia ambiziosa tabella di marcia con un pezzo da novanta: la Residenz di Würzburg, sito Unesco, un tempo dimora del principe- vescovo, famosa per lo scalone d’onore, sormontato dall’affresco di Tiepolo con le allegorie dei continenti, probabilmente il più grande del mondo dipinto su una volta. La città è anche il fulcro della regione vinicola della Franconia, rinomata per i suoi bianchi, soprattutto il Sylvaner, fresco e lievemente acidulo. Resisto, per ora, alla tentazione di assaggiare altri vini locali e risalgo in macchina.
I vigneti si mescolano a campi di grano e orzo mentre guido verso la Taubertal, una valle scavata dalle acque in genere tranquille del Tauber. La prima tappa è la bucolica Bad Mergentheim, un centro termale noto per le sorgenti sotterranee e il maestoso castello dei Cavalieri Teutonici, un ordine monastico-militare fondato nel 1190 e diffuso in buona parte d’Europa. Più avanti, ciuffi di lillà in fiore profumano l’aria di Weikersheim, una linda cittadina dove resto incantata davanti alla sfilata di simpatici nani che decorano il giardino barocco del suo castello. A Creglingen, rischio di oltrepassare senza vederla la minuscola chiesa di Nostro Signore, il cui altare dedicato alla Madonna – intagliato nel legno con incredibile cura dei dettagli dal maestro rinascimentale Tilman Riemenschneider – manda in visibilio anche un ateo.
Il sole ha iniziato a calare sull’orizzonte, tingendo il paesaggio di sfumature cremisi e ocra. Vedo apparire, in cima a un colle che domina la valle del Tauber, Rothenburg, la mia sosta per la notte, la città medievale tedesca per eccellenza.

La mattina seguente, un velo di foschia avvolge i bastioni mentre faccio un ultimo giro intorno alla città, prima di puntare su Dinkelsbühl, anch’essa immersa in un’atmosfera d’altri tempi ma meno presa d’assalto dai turisti. Nel corso di una visita guidata, apprendo come i bambini del posto salvarono la città dalla distruzione durante la Guerra dei Trent’Anni, pregando le truppe svedesi di passare oltre. Verità o leggenda, a quei bambini è tuttora dedicata a luglio una rievocazione storica, la Kinderzeche.
Di nuovo per strada, sfreccio verso Nördlingen, un altro bell’insediamento medievale contornato da mura, che ha la particolarità di trovarsi all’interno di un gigantesco cratere creato da un meteorite più di 15 milioni di anni fa. Un breve sentiero mi porta a una piattaforma affacciata su una cava, dove gli astronauti della Nasa e dell’Esa conducono addestramenti sul campo dagli anni ’70. Tornata in città, affronto i 350 scalini del campanile della chiesa di San Giorgio per ammirare la veduta a 360° del perimetro (quasi) perfettamente circolare di Nördlingen e delle colline circostanti.
Proseguo. Non c’è molto altro ad attirare la mia attenzione finché non appare la sagoma del castello di Harburg. Questa imponente fortezza del XII secolo è talmente ben conservata che, mentre la esploro, mi aspetto di incontrare un cavaliere in luccicante armatura con al braccio la sua dama.
La mia giornata termina ad Augsburg, la Augusta Vindilicorum fondata 2000 anni fa come accampamento romano. In età medievale, il ricco banchiere locale Jakob Fugger, che prestava denaro a imperatori e papi, ideò uno dei più antichi esempi di edilizia popolare al mondo, la Fuggerei. Ancora oggi e da 500 anni i suoi residenti pagano un canone annuo pari a 1 Reichsgulden (meno di un euro) per le loro piccole ma funzionali dimore. Un museo all’interno di un appartamento offre l’opportunità di sapere qualcosa di più sulla storia del complesso e sulla vita quotidiana dei suoi abitanti nel corso dei secoli.
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L’ultimo tratto della Strada romantica è una sfilata di campi e foreste, prati e paludi, dai quali il fiume Lech non è mai troppo lontano. Costeggio Landsberg am Lech, un’antica e graziosa cittadina fluviale, che ha la sfortuna di essere passata alla storia come il luogo in cui Hitler scrisse il Mein Kampf, mentre vi si trovava in prigione dopo il putsch di Monaco del 1923.
Ormai sono in vista delle Alpi bavaresi, che si innalzano in tutta la loro gloria, scavate dai ghiacciai e dagli elementi e incappucciate di neve ancora a maggio. Mi fermo al santuario di Wies, luogo di pellegrinaggio e patrimonio Unesco, un involucro bianco di sobria eleganza che nasconde al suo interno un trionfo del rococò, capolavoro dei fratelli Zimmermann.
Il mio viaggio finisce a Füssen. Qui la Strada romantica tocca l’apice con Neuschwanstein, il castello delle fiabe per eccellenza. Scaturito dalla fantasia del sovrano bavarese Ludwig II, che si ispirò alle opere di Wagner, fu il modello per l’ambientazione della Bella addormentata nel bosco della Disney. Sotto l’incantesimo di questa candida magia di torri e guglie, mi risuonano nella mente le parole del padre del Romanticismo tedesco, Johann Wolfgang von Goethe: ‘L’architettura è musica congelata’.