I canyon e la costa del Montenegro

Redazione Lonely Planet
5 minuti di lettura

Spostandosi in Montenegro, Christina Webb ne sperimenta i contrasti: dai tornanti nelle gole vicino ad antichi monasteri a nord, al luccicante Adriatico costeggiato a sud. Fatevi ispirare dal suo itinerario per organizzare un viaggio on the road nel piccolo ma suggestivo paese balcanico.

Lo spettacolare ponte sul fiume Tara in Montenegro ©Hike The World
Lo spettacolare ponte sul fiume Tara in Montenegro ©Hike The World
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Un giorno arranco in una fitta pineta immersa fino al ginocchio in una coltre di neve intonsa. Un altro osservo davanti a me un bacino azzurro tra una quinta di montagne che scendono senza soluzione di continuità nell’acqua, con il sole che mi scalda le spalle. È difficile resistere al richiamo delle luccicanti spiagge del Montenegro meridionale, ma il velo di mistero che circonda l’ignoto nord del paese e la promessa di contrasti interessanti avevano stuzzicato la mia curiosità. Così, invece di seguire la strada costiera dalla capitale, Podgorica, prendo la E80 in senso opposto, per Kolašin

Una strada nel Parco Naturale di Lovcen ©Aleksei Kazachok
Una strada nel Parco Naturale di Lovcen ©Aleksei Kazachok

Il monastero di Morača

Per essere maggio c’è un caldo insolito. Il traffico è scarso, ma bisogna lo stesso essere cauti: non ci sono autostrade, quindi l’unica opzione è percorrere le vecchie strade, strette e tutte curve. L’attacco è ambizioso: la strada che ho scelto ha guadagnato notorietà per i suoi passi pericolosi. Mi trovo subito sulle impegnative strade che si inerpicano per la valle del

Morača, con il cielo che bacia le pareti rocciose e l’acqua turchese che scorre impetuosa nella gola sottostante, 400 metri più in basso. Fisso a occhi sbarrati lo strapiombo – e non per l’ultima volta – e mi meraviglio di quanto piccola sembri la mia auto a noleggio. 

Mentre la strada si allarga e prendo di nuovo fiato, il monastero di Morača appare alla vista. Capolavoro dell’architettura ortodossa serba, questo maestoso e ben preservato complesso comprende due chiese ricoperte di affreschi, motivo di vanto della valle da otto secoli. Il bestiame pascola nel cortile, mentre mi unisco a pochi altri visitatori per entrare ad ammirare le pitture murali. 

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Montenegro

Kolašin

Dopo un pranzo a base di trota pescata in loco in un ristorante rustico accanto a un mulino ad acqua, raggiungo la località sciistica di Kolašin: in questa stagione, con l’estate che si avvicina, una città fantasma. La stagione dello sci è passata da un pezzo e mi sento l’unica turista nel raggio di chilometri. La mia prima sera per strada la trascorro scaldandomi le mani su un braciere, accompagnata dal fruscio lontano degli alberi e dai rumori della fauna notturna, prima di coricarmi sul fieno in uno dei bungalow a forma di fungo costruiti artigianalmente da un abitante della città, che li ha disseminati sulla cima della collina. 

Il lago di Biogradskoe nel parco nazionale di Biogradska Gora ©
 Kekyalyaynen
Il lago di Biogradskoe nel parco nazionale di Biogradska Gora © Kekyalyaynen
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I parchi del Montenegro

Il mattino dopo parto presto e punto sul parco nazionale di Biogradska Gora, una delle poche foreste vergini sopravvissute nell’Europa sud-orientale. Quanto sia preziosa l’assenza di manipolazione umana del paesaggio lo apprezzo in una camminata intorno al lago Biograd. Guidando a nord-ovest verso il parco nazionale di Durmitor, la strada diventa ad ogni curva più spettacolare, toccando il massimo nell’impressionante gola del fiume Tara, il canyon più profondo d’Europa: il fondo si trova 1300 metri più in basso. Sbircio tra le montagne il cuore del Durmitor e faccio una sosta per ammirare la vista dal ponte di Đurđevića Tara, che si alza in un alto arco sul fiume impetuoso. Mi accontento di osservare, mentre diversi temerari si preparano a una discesa di rafting. 

Svolto a destra, la strada per Žabljak continua a essere tortuosa. Anche in piena stagione non succede un granché in città: è il posto ideale per riposare. I campi più bassi hanno solo una spruzzata di neve ma le montagne all’orizzonte sono completamente bianche. 

Il giorno dopo i miei passi scricchiolano sul terreno gelato mentre attraverso una pineta per raggiungere Crno Jezero, ‘il lago nero’. Non potendo chiedere a nessuno e senza un cartello indicatore, l’apparizione improvvisa del lago attraverso una radura mi coglie di sorpresa: la superficie color inchiostro di questo lago glaciale è contemporaneamente minacciosa e meditativa. Nel parco vagano dei cani randagi e un gruppo di essi decide in modo inaspettato, ma simpatico, di marciare con me lungo un sentiero che si inoltra nella foresta e che in 3 km mi porta alla mia base per la notte, che raggiungo proprio quando la luce sta scemando. 

Il monastero di Ostrog  ©Tatiana Popova
Il monastero di Ostrog ©Tatiana Popova

Il monastero di Ostrog

Ora giro decisamente a sud, verso il Montenegro centrale, in cerca del famoso monastero di Ostrog. Aggiungo un’altra ora al viaggio, ma le curve e le svolte della strada lo rendono divertente. Quando la strada si apre e intravedo il monastero di un bianco accecante sulle rocce, so che la deviazione aveva la sua ragion d’essere. La costruzione a 900 metri d’altezza sembra sfidare la legge di gravità ed è di una tale bellezza da sembrare un miracolo. Un rifugio per il clero durante la dominazione ottomana, divenne un importante luogo di pellegrinaggio per i serbi ortodossi, ma anche per cattolici e musulmani. Sono circondata da più persone di quante ne abbia viste in giorni di viaggio. Entro in chiesette rupestri per ammirare gli affreschi dorati che le ricoprono, altrettanto degni di attenzione del brillante cielo blu che vedo dalle terrazze. 

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Tornata al volante, continuo verso sud, raggiungendo Cattaro dopo un’ora circa. Mi immetto sulla litoranea, e dopo una curva stretta colgo un lampo del blu profondo del mare. Mentre accosto per osservare la luccicante baia delle Bocche di Cattaro, noto anche i paesi a mezza costa al di là della baia. La strada ora scende per continuare lungo la sponda del mare e ho come l’impressione di essere da sola con l’acqua. 

Arrivata a Cattaro, porto i bagagli nella magnifica città vecchia. Risalgo i 1300 gradini e oltre fino al punto più alto delle fortificazioni nell’ombra del mattino presto, poi assaggio specialità di mare su terrazze soleggiate. Il piano era di rimanere qualche giorno a riposare, ma sono ansiosa di rimettermi al volante e dedicare il pomeriggio alle esplorazioni. 

Mi accingo a un finale entusiasmante, un corso accelerato di guida sui tornanti: ne conto 25 nella strada che dal mare porta al Monte Lovćen. Ogni curva vertiginosa è segnata con un numero e seguita da un respiro di sollievo da parte mia. Man mano che salgo la mia ricompensa è un insuperabile panorama dopo l’altro. Le nuvole cominciano ad addensarsi, quindi torno indietro per catturare ancora qualche scorcio: di questi panorami montani montenegrini non se ne ha mai abbastanza. 

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4 minuti di lettura Luglio 2023
Pubblicato nel

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Montenegro
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